
5 brand di design che la Gen Z mette in wishlist
Dalla morbidezza retrò del Togo al pop visionario di Seletti
04 Giugno 2025
In un'epoca in cui la casa è anche identità, palco e feed, il design d’interni è diventato qualcosa di più di una semplice questione di gusto. La Gen Z, cresciuta tra board di Pinterest e room tour, guarda all’interior design come a un’estensione della propria personalità, mescolando cult vintage, minimalismo emotivo e ironia post-pop. Non è più solo una questione di marchi costosi, ma di linguaggi visivi riconoscibili, prodotti fotogenici e valori condivisi. Ecco cinque brand che incarnano perfettamente questo immaginario e stanno diventando oggetti del desiderio per una generazione che si racconta anche attraverso un divano, una lampada o una poltrona troppo bassa per essere comoda, ma perfetta per una foto.
Ligne Roset
Se c’è un oggetto che ha dominato i feed di TikTok e Instagram negli ultimi anni, è il divano Togo. Disegnato da Michel Ducaroy nel 1973, questo pezzo iconico, privo di struttura interna, affondato e avvolgente, è diventato il manifesto visivo di una generazione che cerca comfort radicale e una bellezza informale, quasi scomposta. La Gen Z appassionata di interni in stile soft brutalist lo desidera, lo fotografa e lo reinventa. Che sia originale o reinterpretato, il Togo oggi è più vivo che mai, anche grazie alla sua carica nostalgica e alla capacità di inserirsi con disinvoltura in ambienti diversi, dal post-industriale al boho minimal.
HAY
Fondata in Danimarca nel 2002, HAY è il brand che ha reso il design accessibile e desiderabile senza scivolare nel banale. I suoi prodotti sono funzionali, colorati e curati, amati per la loro estetica nordica aggiornata, capace di unire rigore e gioco. Tra i pezzi più ricercati, la Palissade Collection disegnata dai fratelli Ronan e Erwan Bouroullec si distingue per la leggerezza visiva e la versatilità. Sedute da esterno in metallo verniciato che oggi compaiono anche in cucine, studi e showroom creativi. Il linguaggio HAY parla a chi vuole uno spazio ordinato ma mai freddo, con accenti pop, linee morbide e palette vitaminiche. Il sogno scandinavo rivisitato per chi vive di estetica e funzionalità.
Seletti
Nel mondo pulito e ordinato dell’interior design, Seletti arriva come un’onda pop a ribaltare i canoni. Ironico, sopra le righe, perfettamente teatrale. Le sue Mouse Lamp, le Banana Lamp e gli oggetti ispirati alla cultura urbana e trash chic sono diventati veri fenomeni virali, collezionati da chi vuole fare dichiarazioni visive audaci. La Gen Z lo ama perché non si prende sul serio, ma comunica esattamente quello che vuole comunicare. Creatività, provocazione e libertà. Seletti è il brand di chi riempie la propria stanza di oggetti parlanti, simbolici, magari inutili, ma esteticamente potentissimi. Un’arte domestica pop che scivola nel kitsch con consapevolezza.
Gubi by Pierre Paulin
Sofisticato, retrò e fluido. Gubi è il brand scelto da chi vuole raccontare una forma di lusso senza ostentazione, con radici vintage e una visione moderna. Tra i pezzi più desiderati, la Pacha Lounge Chair, disegnata da Pierre Paulin negli anni ’70, è tornata protagonista nei feed per la sua forma bassa, tondeggiante e accogliente. Non è solo questione di revival: il successo di Paulin tra i giovani si deve anche al lavoro del figlio, che con il collettivo Paluin Paulin Paulin ha riportato in auge l’eredità del padre. Il Dune Sofa, modulare e liquido, è diventato oggetto da set, video musicali e installazioni. Così il design si fonde con la cultura visiva contemporanea, parlando direttamente a una generazione che fa delle immagini la propria grammatica quotidiana.
Kartell
Tra i pochi brand storici a non perdere mai rilevanza, Kartell riesce ad attraversare i decenni adattandosi al gusto del momento. La Ghost Chair e i Componibili di Anna Castelli Ferrieri sono tornati protagonisti in case di creativi e artisti digitali, spesso reinterpretati con accostamenti ironici, estetica cyber o remix visivo. Per la Gen Z, Kartell è heritage con cui giocare, un pezzo cult da mostrare in una stanza minimal o da stravolgere in contesti street. La plastica trasparente diventa simbolo di leggerezza e memoria, mentre le collaborazioni continue con designer contemporanei mantengono vivo il dialogo con il presente.