A Guide to All Creative Directors

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"Mission: Impossible – The Final Reckoning" è il testamento di Tom Cruise per i suoi fan

Oltre ad essere anche un blockbuster esplosivo e quanto mai attuale

Mission: Impossible – The Final Reckoning è il testamento di Tom Cruise per i suoi fan Oltre ad essere anche un blockbuster esplosivo e quanto mai attuale

Da sempre i blockbuster anticipano i tempi. Sebbene una fetta di cinefili duri e puri possa o voglia non ammetterlo, il genere più caotico e rocambolesco dell’intera cinematografia mondiale ha avuto la capacità di fotografare il reale prima ancora che il reale avvenisse. Uno dei suoi protagonisti, in tempi per nulla sospetti, è stato proprio Tom Cruise, che torna e conclude la sua trentennale saga di Mission: Impossible donando ancora una volta la possibilità agli spettatori di godersi lo spettacolo mentre riflettono sulle conseguenze che la modernità e, in particolare, la tecnologia ci hanno messo di fronte. È in fondo del lontano 2002 il Minority Report di Steven Spielberg in cui il divo interpretava il ruolo di John Anderton, protagonista di una macchina futuristica perfetta in cui veniva messo a repentaglio il libero arbitrio delle persone attraverso un sistema di difesa che le condannava prima ancora che il crimine venisse commesso, così da edificare una comunità più sicura eppure priva dell’opportunità umana di redimersi, cambiare o, semplicemente, di pensare. Una società del controllo, post 11 settembre, che ha fatto scuola e che mostrava i sistemi sempre più invasivi di ripresa e trasmissione in cui oggi siamo avvolti, che non ci conducono ancora davanti ad un giudice solamente per aver partorito la lontana idea di compiere un reato, ma tenendoci di certo sorvegliati ventiquattrore su ventiquattro. Con Mission: Impossible - The Final Reckoning, invece, film che conclude la serie e si lega a stretto giro al precedente Dead Reckoning del 2023, il personaggio di Ethan Hunt deve riuscire a fermare un’intelligenza artificiale talmente potente che ha imposto la sua stessa realtà sul resto del mondo.

Anche in questo caso The Entity basa il proprio piano su un precissisimo e infallibile calcolo delle probabilità, come col sistema di Minority Report; cosa può accadere al mondo e chi possono essere le pedine ideali per portare a termine l’obiettivo, che è poi sostanzialmente distruggere l’intera popolazione e sottomettere i restanti al giogo del proprio dominio. Nulla di nuovo se si pensa a Skynet, ma il tempismo con cui Mission: Impossible conclude il proprio percorso fa ancora del cinema uno dei mezzi più intuitivi ed efficaci che permettono di rispecchiare i dubbi e i tormenti che respiriamo tutt’attorno. Che deve ragionare in prospettiva e, in prospettiva, trovare delle soluzioni. E spesso per la settima arte, soprattutto quando legata a personaggi così illustri del proprio Olimpo, l’arma segreta contro il digitale è sempre l’analogico - non è un caso che, durante l’incontro per il British Film Institute Fellowship, Tom Cruise abbia rimproverato le scuole di recitazione che non insegnano il lavoro manuale del set ai propri studenti. 

@cenemik Tom Cruise is him. Credit to @Paramount Pictures #missionimpossible #missionimpossibledeadreckoning #tomcruise #behindthescenes original sound -

Così Mission: Impossible - The Final Reckoning, per essere insieme omaggio all’intero universo della spia di Cruise e al contempo oggetto contemporaneo da portare oggi in sala, adotta una confezione vintage mentre espone i pericoli del nemico più futurista del nostro presente. L’IA è co-protagonista all’interno di una cornice che contiene in sé gli albori della saga di Mission: Impossible, nata dall’omonima serie nata nel 1966, e che non solo deve essere sconfitta, ma vede il regista Christopher McQuarrie calcare la mano sulla riproposta di un cinema quasi delle origini in cui vigono azioni mozzafiato, colonna sonora onnipresente e interpretazioni accalorate per rendere tutto ancora più enfatico. Si parla poco in questo The Final Reckoning e, quando lo si fa, è per spiegare per filo e per segno cosa stanno facendo i personaggi, cosa dovranno fare, cosa potrebbero fare e come andranno o potrebbero andare le cose. Tutto deve essere più chiaro possibile per godere dell’unica cosa che importa: la storia dell’eroe Ethan Hunt, «l’uomo migliore nei momenti peggiori», che deve ridare prova per l’ennesima volta delle sue abilità e del suo buon cuore, oltre che a salvare il mondo.

Cruise/Hunt si abissa nei fondali marini, salta da un aeroplano all’altro e corre - eccome se corre! È il super-uomo, il ruolo che l’attore negli ultimi decenni si è assegnato e che ancora una volta porterà a compimento con la sua missione impossibile. E che forse vedremo abbandonare col prossimo progetto che lo vedrà impegnato, scelto da Alejandro González Iñárritu come suo protagonista e obbligato perciò a chiudere la carriera di Ethan Hunt col più esplosivo e grandioso dei finali. E, per riuscirci, deve sottostare ad una sola regola: fare contento il pubblico, i fan. Quindi sì, vanno bene le riflessioni sulla sconsideratezza delle nazioni mondiali all’alba di una possibile guerra nucleare (con una Angela Bassett moderata nel ruolo della Presidente degli Stati Uniti, antitesi dell’attuale Trump), d’accordo sull’interpretazioni dell’avvento delle AI come vera minaccia del nostro secolo e la maniera per riuscire a sovrastarle, ovvero comportandosi con l’imprevedibilità e la fiducia che sanno provare gli esseri umani. Ma c’è solo un compito imprescindibile a cui Hunt - e Tom Cruise - ha sempre obbedito e che viene ripetuto in Mission: Impossible - The Final Reckoning in modo perentorio: «Viviamo e moriamo nell'ombra, per coloro che ci sono vicini e per coloro che non incontriamo mai». E chi sono costoro se non gli spettatori della sala cinematografica?