D’ora in avanti vedremo meno graffiti a Parigi? Gli abitanti e il comune stanno diventando sempre più intransigenti sulla questione

Negli ultimi mesi, l’amministrazione comunale di Parigi ha annunciato un piano più severo per contenere la diffusione dei graffiti e dei “tag” sui muri e sui monumenti della città. Il tema non è nuovo, ma è tornato al centro dell’attenzione pubblica e politica in vista delle elezioni municipali previste in Francia l’anno prossimo, che coinvolgeranno anche la capitale. A riaccendere il dibattito è stata, in particolare, la denuncia del sindaco dei quattro quartieri più centrali di Parigi, Ariel Weil, che ha criticato le condizioni in cui si trova il celebre monumento alla Repubblica, situato in Place de la République, il cui basamento viene spesso ricoperto da graffiti e tag. Da qui la richiesta di rafforzare i controlli, con un impiego più sistematico delle telecamere di sorveglianza per identificare gli autori e procedere con denunce mirate. La legislazione francese prevede già sanzioni significative per chi deturpa spazi pubblici o privati. Le pene consistono in multe che vanno da circa 3700 a oltre 7mila euro, fino ad arrivare – nei casi più gravi – a 30mila euro e due anni di reclusione. Tuttavia, le applicazioni più severe della norma restano piuttosto rare. Uno dei pochi casi noti risale al 2022, quando lo street artist Six Sax è stato condannato a due mesi di carcere (con sospensione della pena) e a una multa da 17mila euro per aver ripetutamente lasciato il proprio tag sui muri del centro di Parigi.

Ma oltre a essere una questione di decoro urbano, i graffiti rappresentano soprattutto un problema economico e logistico per l’amministrazione locale. Ogni giorno, le squadre di addetti rimuovono circa 650 metri quadrati di scritte – un’operazione che costa al Comune oltre 6 milioni di euro all’anno. Inoltre, gli interventi di pulizia vengono effettuati solo su superfici accessibili fino a un’altezza di 4 metri – di conseguenza, la rimozione progressiva riguarda solo una parte del totale. Negli ultimi due anni, secondo i dati della prefettura, il numero di casi a tema graffiti gestiti dalle forze dell’ordine è aumentato, passando da poco più di 300 a quasi 500. Anche la partecipazione dei cittadini è cresciuta, in particolare tramite l’app municipale DansMaRue, che consente ai parigini di comunicare problematiche relative agli spazi pubblici. Una parte rilevante delle segnalazioni inviate nel corso dell’ultimo anno riguardava proprio i graffiti – segno di un’attenzione crescente verso il fenomeno.

Graffiti: street art o oppure no?

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Nonostante l’introduzione di misure più rigide, resta aperta la questione dell’efficacia di un approccio fondato principalmente sulla repressione. Se l’obiettivo è ridurre l’impatto visivo dei graffiti, molti si chiedono se bastino maggiore sorveglianza e sanzioni più severe per contrastare una pratica così radicata in numerosi contesti urbani. La questione dei graffiti, infatti, non si esaurisce nel binomio legalità-illegalità. Si tratta di un fenomeno complesso, che coinvolge dimensioni estetiche, culturali e sociali: dall’identità dei quartieri all’espressione artistica, fino al tema dell’accesso allo spazio pubblico. Per alcuni cittadini, ogni scritta sui muri è sinonimo di degrado; per altri, i graffiti rappresentano una forma legittima di comunicazione e creatività, spesso utilizzata da chi non trova altri canali di rappresentazione nella narrazione istituzionale della città.

Di fronte a questa polarizzazione, diverse città europee hanno scelto di integrare l’arte urbana nei propri progetti di rigenerazione, istituendo spazi autorizzati e coinvolgendo direttamente gli artisti nei processi decisionali. Anche l’amministrazione parigina ha sperimentato in passato soluzioni alternative. Nell’estate del 2023, ad esempio, sono stati stanziati circa 40mila euro per commissionare interventi artistici su saracinesche di negozi. L’idea era quella di prevenire i tag decorando le superfici con murales autorizzati, facendo leva su un principio di rispetto tra artisti, secondo cui è raro che un writer vada a sovrascrivere il lavoro di un altro. Si è trattato di un esperimento che, pur mostrando una certa efficacia, ha sollevato anche diverse critiche, in particolare per via del budget limitato – giudicato eccessivamente modesto rispetto alle risorse di cui può disporre una capitale come Parigi. Tuttavia, secondo molti esperti, un approccio del genere – se ben pianificato e sostenuto nel tempo – potrebbe rappresentare un’alternativa più equilibrata e sostenibile alle sole misure repressive, valorizzando il potenziale culturale dei graffiti.