
City Guide per creativi a Parigi Cinque luoghi per scoprire la città al di là degli stereotipi turistici
La nostra guida non poteva sfuggire alla città creativa per eccellenza: Parigi. Più di qualsiasi altro luogo al mondo, ed è la sua urbanistica a parlarne, Parigi rappresenta la città delle merci e della modernità.
Haussmann, l’architetto urbanista che a metà Ottocento ha ridefinito alcune capitali europee, ha sventrato e ricostruito Parigi con l’obiettivo di renderla perfetta per il commercio. Ci riuscì. Dalle grandi esposizioni universali alle Fashion Week, tutto a Parigi parla di spettacolo: dai dettagli delle vetrine alle scelte politiche e strategiche. Pensiamo a Macron, quando si infuriò pubblicamente solo all’idea che Emily potesse trasferirsi lontano dalla capitale francese, per rappresentare un’altra città come capitale culturale e capitale della moda mondiale.
E allora, sempre fuori dai consigli dei feed TikTok, ecco 5 momenti da non perdere a Parigi durante la Fashion Week e oltre. Un itinerario che va dal cibo al divertimento notturno, passando per la cultura, in vista della Fashion Week più attesa al mondo.
Maison La Roche
Maison La Roche, sede della Fondazione Le Corbusier, è una delle diverse opere visitabili e perfettamente mantenute dell’architetto svizzero naturalizzato francese. Figura fondamentale del modernismo, e sicuramente il più pop tra i suoi colleghi, si può apprezzare a pieno visitando l’interno di questa villa durante tutto l’anno. La casa fa parte in realtà di una doppia abitazione: una, non visitabile, pensata per il fratello violinista Albert Jeanneret, e l’altra, quella del collezionista Raoul Albert La Roche, accessibile in tutti i suoi dettagli. La villa si trova nel 16° arrondissement, zona ricca di architetture moderniste. Qui Le Corbusier applica i suoi principi base in ogni elemento, dalla struttura ai dettagli degli interni. Bisogna dedicargli del tempo, e camminarci lentamente - il consiglio è di fare prima un ripasso di storia dell’architettura per apprezzare i dettagli, come i pomelli delle porte, e imbattersi in scelte che sono state poi citate all’infinito come i posizionamenti dei lavabi o l’iconica rampa interna.
8-10 Sq. du Dr Blanche
Rose Bakery, Maison Balzac
Tra i tanti Rose Bakery di Parigi, vi consigliamo quello ospitato a Maison Balzac. Se nei Bouillon della città si trovano i piatti tipici francesi, da Rose Bakery l’offerta è una cucina semplice, in spazi curati e con materie prime d’eccellenza. Una location intima e perfetta per godersi aria aperta, verde, architettura contemporanea e buon cibo. Sempre pronti per un brunch domenicale, i fondatori Rose e Jean-Charles Carrarini - lei sorella di Adrian Joffe, CEO di Comme des Garçons - arrivano infatti dal mondo della moda. Dopo anni come designer di maglieria, nel 1988 aprono il primo ristorante a Londra con l’idea di una cucina franco-inglese semplice e genuina. Oggi Rose Bakery conta quattro sedi a Parigi, altri locali in diverse capitali culturali e corner nei Dover Street Market da Los Angeles a Tokyo. Consigliamo ovviamente l’iconica lemon rose cake.
47 Rue Raynouard
MAD Musée des Arts Décoratifs
A due passi dal Louvre, il Musée des Arts Décoratifs (MAD) è uno di quei musei che ogni anno continua a sorprendere. Con la curatela di Marie-Sophie Carron de la Carrière, Parigi dedica finalmente una mostra interamente alla figura incredibile di Paul Poiret, creativo che ha innalzato i creatori di moda a intellettuali capaci di leggere e plasmare il proprio tempo. Un itinerario cronologico e tematico che raccoglie 550 pezzi tra abiti, schizzi, profumi, fotografie e oggetti. Ripercorrere la sua storia non significa solo rivedere un momento importante della moda, ma fermarsi a riflettere su un vero creativo che già agli inizi del ’900 non voleva etichette: era un genio, collezionista e conoscitore d’arte inarrivabile, il prototipo del direttore creativo contemporaneo. Non famoso solo per aver liberato il corpo delle donne, Poiret ha collaborato con artisti, disegnato interni e mobili, intuito il valore della pubblicità dei profumi e coltivato un networking spietato, capace di coinvolgere i migliori talenti dell’epoca dall’arte all’architettura.
107 Rue de Rivoli
Velvet Manners
La ville lumière è fatta anche di vita notturna e musica, elementi centrali che creano comunità unite nell’oscurità dei club, luoghi dove spesso nascono le migliori collaborazioni tra creativi, prima ancora che nei dm di instagram. Se il Silencio, fondato dal regista scomparso lo scorso anno David Lynch, è passato da place to be a luogo mainstream, qualcosa di nuovo è già pronto ad arrivare. Velvet Manners è uno di questi segnali: un collettivo giovanissimo, al loro secondo evento ma già con altri progetti in cantiere, nato con l’idea di fare della musica indipendente un connettore sociale e un vettore culturale. L’obiettivo è unire artisti emergenti e pubblico ricercatissimo in esperienze intime. Il debutto, lo scorso giugno con Rita P, è andato subito sold out. Ora il prossimo appuntamento è fissato per il 24 settembre con Most Things e Xmal. I primi sono un duo londinese che mescola arrangiamenti ritmici affilati e struttura post-punk sperimentale, i secondi esplorano territori più oscuri e industriali, tra IDM e sound art. E chissà che non tornino proprio ad ottobre, durante la fashion week.
Mécanique Ondulatoire, 8 Pass
Lemaire
Non possiamo non consigliarvi un luogo dello shopping: anche se la moda sta soffrendo, c’è un brand che, per la sua coerenza progettuale, sembra immune ai trend e alle strategie pr: Lemaire. Il suo flagship nel cuore del Marais non è un negozio, ma quello che dovrebbe essere lo spazio commerciale contemporaneo di un brand forte ma dalla voce delicata: una casa. Inaugurato nel 2023 in rue Elzévir e progettato dal team interno, lo spazio accoglie con pavimenti in piastrelle marocchine, tappeti annodati a mano e una coppia di Sedia 1 di Enzo Mari, pensata nel manifesto Autoprogettazione, un approccio che richiama la modularità e la flessibilità del guardaroba Lemaire. Lo store diventa piattaforma culturale: qui si incontrano capsule come Martin Ramírez o collaborazioni con artisti come Philippe Weisbecker e Carlos Peñafiel, dove l’oggetto diventa conversazione e artigianato contemporaneo. Ogni dettaglio riflette la filosofia dei due fondatori, Sarah Linn e Christophe Lemaire. La prova che nella moda si può ancora costruire un linguaggio proprio e restarci fedeli, anche a quota 100 milioni di fatturato.
1 rue Elzévir

















































