A Guide to All Creative Directors

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Le case occupate risolveranno l'overtourism a Venezia?

La crisi abitativa in Italia tra case sfitte e affitti brevi

Le case occupate risolveranno l'overtourism a Venezia? La crisi abitativa in Italia tra case sfitte e affitti brevi

È giusto occupare case sfitte quando migliaia di abitazioni restano vuote da decenni? La domanda che non trova risposta nella politica, ma nella realtà. La crisi abitativa è da anni uno dei grandi problemi di molte città italiane che divide l'opinione pubblica: da una parte, movimenti per la casa, attivisti e studiosi sostengono che l'emergenza sia ormai cronica e causata dall'assenza di politiche pubbliche adeguate, rendendo accettabile l'occupazione di immobili sfitti in nome del diritto all'abitare; dall'altra, la politica si appella alla legge e declassa questo atto di sopravvivenza e resistenza a semplice infrazione. I numeri parlano chiaro: a Milano, gli appartamenti sfitti sono più di 100mila, con oltre 16mila alloggi popolari vuoti. Sul Sole 24 Ore si legge che «per ogni abitazione destinata agli affitti brevi, ce ne sono due che i proprietari preferiscono lasciare vuote». Secondo Marco Celani, presidente di Aigab (Associazione italiana gestori affitti brevi), la causa di questo fenomeno non è legata agli affitti brevi, spesso accusati di contribuire alla crisi abitativa: «Su un totale di circa 809mila abitazioni [...] le abitazioni milanesi disponibili per affitti brevi ammontano a 18.250 unità, pari al 2,2% del totale». 

Gli affitti brevi, però, rappresentano una parte integrante di un fenomeno più ampio: l'overtourism. Nelle principali città turistiche italiane, i proprietari preferiscono affittare le loro case a breve termine tramite piattaforme come Airbnb, piuttosto che optare per contratti a lungo termine, con conseguenze significative per i residenti. Venezia è forse l'esempio più emblematico. A differenza di Milano, dove, secondo quanto affermato dalla Aigab, «non è corretto affermare che gli affitti brevi causino lo spopolamento delle città o dei quartieri», il capoluogo veneto ha perso 125mila abitanti dal 1950 e «ad aprile 2024 la popolazione residente è scesa sotto i 49 mila abitanti, mentre i posti letto turistici accreditati hanno superato la soglia dei 50 mila». A renderlo noto è un'inchiesta di Vd News, che mette in evidenza il lato inquietante dell'overtourism ma anche una forma di resistenza che cerca di sopperire alle mancanze della politica: l'occupazione di case sfitte. «Noi occupiamo perché non abbiamo alternative, perché c'è un patrimonio pubblico completamente sfitto [...] e ci teniamo a farlo nei migliori dei modi», afferma una rappresentante dell'ASC (Assemblea Sociale per la Casa), un movimento che aiuta i cittadini veneziani in difficoltà a trovare un'abitazione. Le occupazioni vengono effettuate pubblicamente, individuando appartamenti abbandonati da anni e in condizioni fatiscenti per poi ristrutturarli e renderli nuovamente abitabili grazie a progetti di recupero. Gli occupanti intervistati da Vd News dichiarano di pagare le bollette e di versare un affitto simbolico all'ATER (Azienda Territoriale per l'Edilizia Residenziale della Provincia di Venezia).

@luciandanciu OVERTOURISM IN VENICE, 16 february 2025 #carnivalevenezia2025 #casanova300 #venice2025 #venice #italy original sound - Gazella Venice Photographer

Le giunte comunali delle città più gettonate cercano di arginare l'overtourism da tempo con diverse misure deterrenti. A Firenze il divieto sulle keybox e i golf cart in giro per il centro storico sono di recente data,  mentre a Venezia il ticket d'ingresso e i giorni ad accesso limitato alla città hanno già passato la fase sperimentale e sono ora una prassi. Ma per i veneziani, così come per i fiorentini, il problema rimane, e la questione abitativa continua a essere una delle emergenze più gravi. E mentre la politica temporeggia, la città cambia volto: chi può permetterselo resta, chi non ce la fa resiste.