A Guide to All Creative Directors

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The Brutalist non è l’unico caso di AI agli Oscar

Dal ringiovanimento al canto, chissà se Hollywood riuscirà a scendere a patti con le nuove tecnologie

The Brutalist non è l’unico caso di AI agli Oscar Dal ringiovanimento al canto, chissà se Hollywood riuscirà a scendere a patti con le nuove tecnologie
© Universal Pictures
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Partiamo dalla fine. Brady Corbet ha risposto alle polemiche che hanno coinvolto The Brutalist e l’uso dell’intelligenza artificiale e che potrebbero compromettere il suo raggiungimento per il miglior film agli Oscar. Le nomination, intanto, se le è assicurate, con dieci statuette per cui è stato candidato e che comprendono anche l’interpretazione del suo attore principale, il già premio Oscar Adrien Brody per Il pianista di Roman Polański del 2002. «Le performance di Adrien e Felicity sono completamente loro», ha sottolineato parlando dell’accento ungherese che l’interprete e la collega Jones, nei ruoli di László e Erzsébet Tóth, hanno utilizzato, a cui è stato poi aggiunto un piccolo ritocco per renderlo più pulito all’interno dell’opera. «Hanno lavorato per mesi con la dialect coach Tanera Marshall. L’innovativa tecnologia Respeecher (nata da una società ucraina nonché tra i programmi generativi di audio esistenti più all’avanguardia, ndr.)  è stata usata solamente per l’editing dei dialoghi in lingua ungherese. Si è trattato di un processo manuale, realizzato dal nostro team audio e da Respeecher in post-produzione. L’obiettivo era di preservare l’autenticità delle interpretazioni di Adrien e Felicity in un’altra lingua, non di sostituirle o di alterarle, ma farlo avendo massimo rispetto per il mestiere»Una spiegazione senz’altro necessaria da parte del regista e sceneggiatore, che potrebbe far rivedere la posizione di chi era già deciso a lapidare il film, ma non manca comunque di portare alla luce l’usufruire di strumenti che influenzeranno sempre di più il cinema.

Se si crede che il caso di The Brutalist sia stato l’unico all’interno della award season si sbaglia, visto che sarebbe stato utilizzato Respeecher anche per migliorare la vocalità della protagonista Karla Sofía Gascón in Emilia Pérez, così da avvicinarla di più a quella della cantante Camille che ha collaborato ai brani e alla colonna sonora del film - e no, non per l’accento in spagnolo di Selena Gomez, come molti potrebbero ironicamente chiedersi, viste le critiche che l’attrice ha chiamato su di sé per il suo accento spagnolo.  Ciò che ha dunque scoperchiato Dávid Jancsó è solo un vaso di Pandora già stato aperto in precedenza e di cui ci accorgiamo solo adesso delle conseguenze, se così vogliamo chiamarle. Probabilmente non poteva immaginarsi che dopo le sue dichiarazioni al portale RedShark, incentrato su tecnologia e digitale, si sarebbero scatenate simili reazioni. E pensare che era stato incredibilmente attento e preciso nello spiegare il procedimento, volendo rendere il lettore partecipe del processo di realizzazione, non certo spingendolo a boicottare il film. «Si può fare da soli in ProTools, ma avevamo così tanti dialoghi in ungherese che avevamo bisogno di accelerare il processo, altrimenti saremmo stati ancora in post-produzione», ha dichiarato in riferimento al software per modificare la voce, con Brody e Jones che hanno inizialmente registrato i dialoghi in ungherese così che fossero riconoscibili dall'AI e andasse poi a pulirne la pronuncia cercando di renderli quanto più possibili vicini a dei madrelingua.   

The Brutalist non è l’unico caso di AI agli Oscar Dal ringiovanimento al canto, chissà se Hollywood riuscirà a scendere a patti con le nuove tecnologie | Image 553011
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«Hanno fatto un lavoro favoloso», ha raccontato Dávid Jancsó a RedShark riferendosi agli attori. Il montatore, ungherese di nascita, sa bene quanto possa essere complessa la lingua e l’unico aggiustamento che l’AI ha apportato è stato per raggiungere un livello per cui gli stessi ungheresi non si accorgessero della differenza. «La maggior parte dei loro dialoghi in ungherese contengono una parte di me. Siamo stati molto attenti a mantenere le loro interpretazioni, ciò che abbiamo fatto è stato solo spostare qualche lettera qua e là». Il raggiungimento della perfezione a cui ambiva Jancsó è una chimera che inseguono tutti. Non è infatti insolito pulire o modificare la voce degli interpreti, come capitato in altre occasioni. In Maria di Pablo Larraín, snobbato agli Oscar 2025, la voce della divina Callas e la sua interprete Angelina Jolie sono state mixate insieme. Mentre nel 2018 per Bohemian Rhapsody il protagonista Rami Malek non ha cantato al 100% le canzoni ma, come riportato da Rolling Stone, la maggior parte delle fonti vocali erano tratte da nastri master dei Queen o da nuove registrazioni del canadese Marc Martel, cantante rock cristiano dalla voce simile al frontman Freddie Mercury. E non bisogna nemmeno dimenticare i progressi che l’intelligenza artificiale ha apportato agli effetti visivi: ne sono l’esempio Il curioso caso di Benjamin Button, The Irishman e Indiana Jones e il quadrante del destino in cui vengono ringiovaniti gli attori e in Rogue One in cui vengono “riportati in vita” interpreti morti come Peter Cushing.  

@kyleelaruee AI & it’s Slippery Slope: The film The Brutalist has used AI in several ways, adding to an actors performance and to adding to Production design. The Academy has nominated the film several times and now opened the door for AI to become acceptable. Should the Academy stay away from AI or allow it fully? #oscars #thebrutalist #filmtok #greenscreen original sound - Kylee LaRue | Movie Reviews

La domanda che resta è se davvero questi aggiustamenti in post-produzione siano poi così diversi dalle modifiche apportate in The Brutalist dall’AI. «È controverso parlare di AI nel settore, ma non dovrebbe essere così», ha dichiarato il montatore. «Dovremmo avere una discussione aperta sugli strumenti che può fornirci. Non c’è nulla nel film che utilizzi l’AI che non sia già stato fatto prima, rende solo il processo molto più veloce. Usiamo l'AI per creare questi piccoli dettagli che non avevamo i soldi o il tempo di girare». È sempre a causa del budget di produzione che l’AI generativa è stata usata per creare alcuni progetti architettonici e degli edifici che punteggiano le scene finali di The Brutalist, di cui ha spiegato sempre il funzionamento il regista Corbet: «Tutte le immagini sono state disegnate a mano da artisti». Sebbene magari non del tutto accettato, sicuramente l’uso dell’intelligenza artificiale in The Brutalist ha motivi e risvolti ai fini del miglioramento di un lavoro già presente e non ideato da zero. Un aspetto da non sottovalutare, che chissà se influenzerà le votazioni per l’assegnazione degli Oscar e, semmai, le future votazioni e nomination degli Academy.