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Chi ha paura della Gen Alpha?

Chi sono i figli dei Millennial

Chi ha paura della Gen Alpha? Chi sono i figli dei Millennial

Con la Gen X abbiamo detto addio alla radio, con i Millennial abbiamo scoperto l’Xbox, con la Gen Z abbiamo definitivamente silurato Internet Explorer: l’evoluzione della tecnologia ha un impatto così forte sulla nostra vita quotidiana da plasmare intere generazioni, ma, ora che l’alfabeto è finito, come saranno i nativi digitali del futuro? L’espressione Gen Alpha, coniata nel 2009 dal sociologo Mark McCrindle nel libro The ABC of XYZ, designa la generazione nata dal 2010 in poi con la prima lettera dell’alfabeto greco, attingendo dalla nomenclatura scientifica. Venuta al mondo in un periodo storico di generale calo dei tassi di fertilità, l’ultima ondata di nascituri, per quanto ancora in gran parte in età pre-scolare, è già molto diversa dai propri predecessori. Prende forma una generazione attenta alla diversità e all’autorappresentazione che cerca nell’abbigliamento una trasposizione di sé, come se nell’era dell’iper-capitalismo l’unico modo per definire se stessi fosse tramite gli oggetti. Tra qualche anno si affacceranno al mondo dei consumi, faranno acquisti con il proprio denaro e interagiranno con i brand seguendo i propri criteri, in che modo dunque le aziende dovrebbero prepararsi oggi ad affrontare le aspettative tecnologiche e sociali degli adulti di domani? Per rispondere a questa domanda Infobip, società globale di comunicazione cloud e leader nelle soluzioni CPaaS, ha realizzato, in collaborazione con BVA Doxa, uno studio sul “consumatore del 2030”, coinvolgendo 405 giovani italiani suddivisi in due fasce d’età, 6-10 e 11-15 anni. 

Se da un lato social network e servizi di streaming hanno implementato l'apprendimento precoce, dall’altro hanno abbassato una già labile soglia d’attenzione. Tra i 6 e i 15 anni, il 91% di loro ha già utilizzato uno smartphone per connettersi a Internet, l’84% una smart TV, il 77% ha preferito computer portatile e tablet e il 73% una console per i videogiochi, mentre il 48% degli intervistati ha dichiarato di utilizzare chatbot e assistenti vocali più volte durante la settimana. Semplicità, immediatezza, soddisfazione istantanea e personalizzazione sono le caratteristiche chiave per un customer journey di successo, bisogni già emersi con la Gen Z e che in futuro raggiungeranno un nuovo livello di complessità. Saranno i brand in grado di adeguarsi allo scarto tecnologico, ai ritmi sempre più impellenti che guidano l’innovazione? Entro il 2030, i primi membri della Generazione Alpha saranno adulti e inizieranno ad avere interazioni dirette con le aziende e, in qualità di clienti, avranno aspettative elevate in termini di fluidità e semplicità dell’esperienza d’acquisto, ricercando una "soddisfazione istantanea". «Se un processo, come ad esempio l'autenticazione, non è semplice e intuitivo in termini di customer experience, è probabile che la generazione Alpha eviti il servizio, passando a brand che offrono un'esperienza senza problemi - ha dichiarato Vittorio D’Alessio, Country Manager Italy di Infobip - questi nuovi acquirenti vogliono interagire con i marchi alle loro condizioni, non a quelle del brand».

Non solo semplicità, immediatezza e soddisfazione, anche la personalizzazione giocherà un ruolo fondamentale: le comunicazioni dovranno essere mirate, basate su una minuziosa analisi dei personal data, innescando esperienze contestuali all'interno dell'esperienza d'acquisto. Ad esempio, se i clienti amano cercare scarpe sul cellulare, si aspetteranno che vengano inviate offerte via e-mail, SMS o WhatsApp con suggerimenti di prodotti e promozioni attinenti. Le aziende dovrebbero quindi sfruttare i dati relativi al comportamento e al sentiment dei clienti per personalizzare la messaggistica, il tipo di contenuto e la tempistica. Un approccio multicanale implementato dalla tecnologia AI, fondamentale per interazioni più flessibili e complete. «La digitalizzazione è al centro della trasformazione che le aziende devono affrontare per poter soddisfare al meglio i clienti del futuro e il 2030 è più vicino di quanto si possa pensare» ha concluso D’Alessio. Se cambiano le esigenze è sufficiente cambiare le regole.

Un crescente bisogno di individualismo e personalizzazione che delinea il profilo di una generazione più a suo agio a interfacciarsi con la tecnologia che con gli esseri umani. Le famiglie con un solo figlio hanno infatti guadagnato terreno: oggi il 18% delle donne al termine dell'età fertile ha un figlio unico, rispetto al 10% del 1976 e, in quanto tali, i membri della Generazione Alpha hanno maggiori probabilità di crescere egoisti e di aspettarsi gratificazioni immediate. Alcuni prevedono che l'impatto globale della pandemia COVID-19 diventerà l'evento caratterizzante di questa fascia d'età, acuendo le difficoltà relazionali. In effetti nascere in un momento storico in cui il contatto umano era vietato nasconde in sé già il seme della contraddizione e apre la strada ad una serie di complicazioni che solo il tempo saprà rivelare, ma una cosa possiamo chiedercela: in che direzione sta andando l’umanità? Ma soprattutto, chi ne controlla la rotta?