L’eterno ritorno del verde in passerella Ottime notizie se volete coordinare il vostro look al vostro matcha latte

Sarebbe scorretto dire che la moda si muove sempre all’unisono e, dunque, per non dire che tutti copiano tutti, ci assesteremo su questa posizione: «Le grandi menti pensano allo stesso modo». Le menti di cui parliamo sono quelle dei molti designer e molti stylist che nell’ultimo fashion month o in generale negli ultimi mesi hanno portato nelle rispettive passerelle una soluzione di styling assai interessante: creare un outfit relativamente semplice ma piazzando in un punto qualunque un pezzo di un verde intenso, intensissimo – che spesso non è il profondo tono di smeraldo visto negli show di Dior Homme, di Hermès o di Prada sotto forma di outerwear, ma è stato declinato nelle sfumature dello chartreuse, del lime, del muschio, del basilico. In alcuni casi, c’era addirittura, ci si passi l’espressione, un’insalata di verdi diversi organizzati in una stratificazione che vedeva i toni più scuri negli strati esterni, come i blazer, e quelli chiari affidati a camicie e maglie indossate sulla pelle. Non sono nemmeno mancate le tonalità ambigue: Willy Chavarria, ad esempio, ha aperto il suo show con un completo tra il menta e l’acquamarina; da Tod’s un completo della collezione SS26 è un oliva che a tratti pare marrone ma è abbinato a una maglia verde scuro sotto una camicia beige; Lemaire e Kiko Kostadinov invece hanno favorito un più familiare verde militare che si trova sul limite coi toni della terra. Rimane emblematico, comunque, che diversi show tra cui Chavarria, Emporio Armani, Maison Margiela e Umit Benan si siano aperti o chiusi con un look completamente verde. Ma qual è il senso del ritorno di questo colore?

Il verde è forse il colore che gli occhi umani sono meglio programmati per vedere e da tempo immemorabile si dice che abbia proprietà calmanti per la mente. In modo forse ancora più cruciale, un po’ come la natura che simboleggia, il verde tende a tornare ciclicamente in cima al discorso culturale senza per altro andarsene mai. Pensiamo a come il verde che divenne simbolo di Bottega Veneta, apparso prima timidamente nello show di debutto di Daniel Lee per la FW19 e poi progressivamente esploso prima nelle collezioni del brand, dominò l’immaginazione collettiva per un anno e più generando infinite imitazioni e rimanendo ancora oggi uno dei simboli del brand. L’anno scorso ci fu il “Brat Green”, una tonalità molto acida (e a dirla tutta difficilmente indossabile a meno di non essere una 365 Party Girl) che dominò forse più i feed social che i guardaroba ma dimostrò come un certo colore poteva diventare simbolo di un intero progetto creativo. Questi due esempi, i più noti ovviamente, non parlano tanto dell’importanza del verde in sé e per sé o di un suo ruolo particolare nel processo mentale umano, quanto piuttosto della sua estrema versatilità che gli consente di essere, a seconda della gradazione, sia un tono relativamente neutro come nei casi di quelli visti nelle collezioni di Lemaire, di Umit Benan o di Niccolò Pasqualetti sia uno più visivamente aggressivo. In ogni caso, del verde neon in stile Brat, non pare esserci stata traccia: lo stesso Nicola Formichetti con PDF, che sicuramente è il più chiassoso tra i designer presi in considerazione, si è limitato nel suo show ai colori della menta, dell’oliva e del khaki – ma mai del “party neon”.

La spiegazione di questo ritorno potrebbe forse riguardare lo stato della moda post-quiet luxury, come ci chiedevamo nel febbraio del 2024: da quando la gigantesca ondata di sobrietà ha cancellato le oltranze grafiche e visive dello streetwear, ricentrando il focus del lusso sul mondo dei pezzi di valore, capaci di estrema versatilità e longevità, la reazione che si è avuta è stata quella di un ripiegamento sull’informale. Nella recente Top 10 di Lyst sui prodotti più cercati dell’ultimo trimestre, ad esempio, ci sono infradito, short di adidas, un tank top e scarpe molto piatte e, per così dire, dall’aura vagamente anonima, c’è stato anche il ritorno dei pigiami, dei mocassini indossati col calzino, delle maglie grige e non-descritte da uomo. Parliamo di un estremo dello spettro, chiaro, ma è indicativo come, per ammorbidire e vivacizzare i vari look, il verde sia diventato o la brusca iniezione di colore pensata per diventare il polo visivo di un outfit semi-formale oppure la tela-base su cui costruire look più o meno monocromatici che però si pongono come un’alternativa al grigio dell’officecore, all’ormai scontato total black e ai beige tanto odiati dalle frange più avant-garde e antiborghesi della moda. In ogni caso, pare che vedremo parecchio verde per le strade nei prossimi mesi: per alcuni rappresenterà il contatto con la natura, il desiderio di toccare l’erba dopo l’irraggiamento di luce blu che viene dai nostri smartphone; per altri rappresenterà un ritorno alla vita e alla freschezza in mesi di news assai deprimenti oppure, per altri ancora, il verde sarà il simbolo della speranza in una moda che non sa più a che santo votarsi.