
La giacca napoletana nella collezione Couture di Balenciaga Storia e ritorno del modello
La sartoria italiana continua a influenzare la moda internazionale, anche se l'artigianato del paese sta attraversando un periodo buio. Ieri mattina, presso il salon di Balenciaga, Demna ha presentato la sua collezione finale per la maison, un omaggio alla città di Parigi e al brand che l'hanno ospitato per ben dieci anni. Ma la cosa interessante è che, dopo lo show, il designer ha raccontato che un anno fa, guardando un documentario sulla sartoria napoletana, è restato colpito dalle giacche senza imbottiture della tradizione partenopea tanto da volerle inserire nella sua alta moda. Nasce così la giacca napoletana di Balenciaga, un modello che il direttore creativo ha valutato super moderno, per il modo in cui si adatta al corpo di chi lo indossa. «It's basically a shirt, that's how modern tailoring should be», ha spiegato Demna raccontando l'impatto della giacca-camicia sul suo nuovo design. Nella collezione di Balenciaga, i completi da uomo sono enormi, oversize, perciò la manica oversize e leggera del modello napoletano viene esasperata. Non ogni dettaglio del modello originale è stato ripreso dal designer, ma l'influenza della sartoria partenopea è fortemente sentita nella collezione. Ma da dove nasce questo modello, e chi sono i sarti e gli stilisti che hanno reso la giacca napoletana un'icona insormontabile, capace di atterrare nei salon parigini anche nel 2025?
Storia della giacca napoletana
La giacca napoletana nasce negli anni '30, nella sartoria Attolini, a Casalnuovo di Napoli. Qui, prima Vincenzo e poi il figlio Cesare hanno inventato e sviluppato un modello destrutturato, morbido e senza spalline che ha segnato per sempre la storia della moda maschile in tutto il mondo. Fino agli anni '30, lo stile preferito dagli uomini era principalmente inglese, un look più formale e pesante, meno adatto al caldo italiano. Vincenzo Attolini decise di rendere la giacca da uomo più leggera togliendo le fodere e le spalline, mentre il figlio Cesare creò un ciclo produttivo più pratico, secondo il quale i sarti non dovevano realizzare un'intera giacca da soli, ma solo una parte, da unire a quelle create da altri artigiani. Da qui quindi fu creato il modello di completo napoletano come lo conosciamo oggi, morbido e più largo rispetto al normale doppio petto. Negli anni '80 e '90, i nipoti di Vincenzo Attolini hanno aiutato l'azienda a decollare all'estero, ampliando il business e affermandosi anche in paesi come il Giappone, dove la domanda per la giacca napoletana era alle stelle.
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Dalle maniche a mappina, ossia con un leggero arricciamento all'altezza del giromanica per dare maggiore libertà di movimento, ai rever a lancia, ossia i risvolti che puntano in alto verso le spalle, l'eleganza napoletana ha conquistato negli anni alcune delle più grandi icone popolari italiane (come Marcello Mastroianni, Totò e Vittorio De Sica, che frequentavano la sartoria di Attolini) e internazionali (Robert De Niro, Dustin Hoffmann, Michael Douglas e Denzel Washington sono solo alcuni dei clienti americani più famosi del sarto). Per conferire maggiore comodità e leggerezza alla giacca, anche la fodera è minima in questo modello e copre solamente la parte alta dell'interno, mentre le maniche e la schiena bassa sono lasciate libere. Altri dettagli tipici della giacca-camicia (chiamata così proprio perché, come ha spiegato lo stesso Demna, veste come una seconda pelle) includono una tasca applicata dalle forme tondeggianti, anche chiamata a pignata, e un taschino a barchetta. Un altro dettaglio che spesso viene dimenticato della giacca napoletana è la doppia puntura, una caratteristica stilistica che solitamente si trova nelle giacche sportive e che è stata ripresa dai sarti Attolini in maniera più elegante. Infine, la giacca napoletana ha i bottoni che si sovrappongono sul polso, mentre sul davanti ha tre bottoni, di cui uno è nascosto sotto a un rever.























































