A Guide to All Creative Directors

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Il prossimo inverno saremo tutti dei pagliacci?

Il "clowncore" si è impossessato delle passerelle grazie al ruff collar

Il prossimo inverno saremo tutti dei pagliacci? Il clowncore si è impossessato delle passerelle grazie al ruff collar

Complice il ritorno del gotico, del medieval core e dell’estetica dandy, si può osservare nelle collezioni presentate durante le ultime fashion week l’utilizzo di ruff collar – colletti con ruche declinati dai designer nelle loro varianti storiche. L’emergere di questo specifico trend ci permette di riflettere su come tale oggetto sia interconnesso con estetiche storiche differenti, che a loro volta si sono manifestate oggi come micro trend contemporanei, nelle quali il colletto aveva usi e significati precisi. Questo accessorio, che evoca l’immagine di una regalità austera, ma anche dello sfarzo e del gioco, ha affascinato i creativi del fashion system che l’hanno reinterpretato contaminandolo con capi quotidiani e contemporanei. Nel cinquecento, questi colletti plissettati adornavano le scollature delle camicie di uomini e donne appartenenti prevalentemente a classi agiate. Durante la golden age, questi accessori vennero impreziositi con gioielli e ricami e costringevano chi li portava ad assumere una posizione altezzosa, ma estremamente scomoda tanto che alla corte dei reali inglesi dovettero inventare degli utensili e posate speciali per lo svolgimento delle attività quotidiane. Con il passare del tempo, i ruff collar tornarono ad essere portati in una versione più comoda e leggera e non furono indossati solo dai nobili, ma divennero anche elemento decorativo dei costumi di pagliacci e giullari di corte, oltre a costituire un simbolo identificativo di alcune maschere tradizionali del carnevale come Arlecchino e Pulcinella. Per questo motivo, questi accessori storici sono conosciuti oggi anche come clown collar o colletti alla Pierrot.

Maria Grazia Chiuri nell’ultima collezione FW25 per Christian Dior, ispirandosi ai costumi di Sandy Powell per il film Orlando, diretto da Sally Potter nel 1992, volutamente ispirato al romanzo di Virginia Woolf, propone in passerella camicie dai colletti alti con ruche o tradizionali gorgiere, trasformate in collier di perle, abbinate a pantaloni alla zuava e redingote ovvero cappotti aderenti alla vita e svasati inferiormente tradizionalmente usati dalla classe aristocratica inglese equestre nel primo ottocento. La giornalista di moda Sarah Mower, nella sua review della sfilata per Vogue Runway, scrive che i capi della collezione «sono progettati come un viaggio nella storia, ma, in realtà, sono solo cose indossabili e pratiche per tutti i giorni.» In sostanza, Chiuri restituisce contemporaneità a capi che sembrano apparentemente lontani dal nostro presente, come pettorine elisabettiane e mantelle in broccato di velluto. Nella collezione couture 2025 della maison francese ritroviamo questa fascinazione storica per ampi colletti ricamati, in questo caso abbinati a corsetti e gonne con crinoline la cui struttura è a vista. Anche Richard Quinn nella sua FW25 ha fatto sfilare in un paesaggio innevato quasi fiabesco abiti con colletti arricciati impreziositi da fiocchi e rose di tessuto portati su vestiti di pizzo e gonne principesche. Sempre rifacendosi alla dimensione regale che evocano questi accessori antichissimi, Anthony Vaccarello nella collezione SS25 di Saint Laurent ha proposto preziose giacche damascate dalle silhouette anni ‘80 abbinate a camicie con colletti alti e arricciati in pizzo. Ralph Lauren invece ha inserito nella FW25 camicie con jabot dal gusto romantico e il tradizionale rabat. Questo colletto di pizzi e merletti nasce come accessorio maschile alla corte francese del Re Sole Luigi XIV ed è usato ancora oggi per adornare le toghe dei magistrati e in alcuni ambiti accademici. 

Alessandro Michele invece, a metà tra l’essere un couturier e un costumista teatrale, nella sua prima collezione Couture per Valentino ha realizzato abiti generati da un “fiume” di ispirazioni, da una serie vertiginosa, come definita da Michele, di riferimenti letterari, di storia e di arte che vanno dai costumi del carnevale veneziano, al medioevo, fino a Maria Antonietta e alla vecchia Hollywood. Come un archeologo Michele rispolvera capi e oggetti provenienti dall’archivio della maison romana proponendo rigide gorgiere d’ispirazione elisabettiana e colli con fiocchi e balze che incorniciano, come nel caso del look 17, abiti patchwork. Anche nelle collezioni ready to wear del brand (SS25), Michele propone colletti plissettati con bordi arricciati abbinati ad abiti di pizzo e gilet. Il ruff collar del brand romano è stato recentemente indossato nella classica colorazione rosso Valentino da Fausto dei Coma Cose, in occasione del Festival di Sanremo.

Il prossimo inverno saremo tutti dei pagliacci? Il clowncore si è impossessato delle passerelle grazie al ruff collar | Image 563739
Maison Valentino, Haute Couture 2025
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Maison Valentino, Haute Couture 2025
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Maison Valentino, Haute Couture 2025
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Maison Valentino, Haute Couture 2025

I colletti vittoriani sono stati protagonisti della collezione FW25 di Seán McGirr per McQueen. Affascinato dall’immagine del dandy maledetto, McGirr ha realizzato colletti alti in pizzo che quasi schermavano il viso: il tessuto era piegato a fisarmonica come fosse una sorta di ventaglio circolare. I flâner di questa sfilata, come definiti dallo stesso  McGirr, indossano camicie con jabot e polsi ricoperti da ruche portate sotto mantelli, abbinate a cappelli a falda larga realizzati da Philip Treacy, ispirati ai personaggi dei romanzi di Oscar Wilde e, in modo particolare, all’immagine della bellezza misteriosa e malvagia di Dorian Gray. Questa fascinazione per i costumi d’epoca costituisce parte del DNA del brand. Alexander McQueen ha sempre arricchito le sue sfilate con riferimenti all’abbigliamento tipico del periodo elisabettiano e vittoriano sin dalla sua prima collezione di debutto del 1992 intitolata Jack the Ripper Stalks His Victim nella quale ritroviamo il frock coat, il cappotto con coda (una sorta di frac ante litteram) tipico di quel periodo storico ricoperto da una stampa con fili spinati. A tal proposito, Lady Gaga nel videoclip di Abracadabra ha scelto un look volutamente ispirato ad un abito di Alexander McQueen risalente a una collezione dello stilista inglese per Givenchy. Recentemente, per il suo show da headliner al Coachella, la "Mother of Monsters" ha indossato una gorgiera fatta di spine appuntite su un abito dalle silhouette elisabettiane “rosso bloody mary” ispirato alla figura di Lady Macbeth, con un’ enorme gonna che in realtà si apriva come un sipario e nascondeva un’impalcatura a forma di gabbia dentro la quale si esibiva il corpo di ballo.

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McQueen, FW25
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McQueen, FW25
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McQueen, FW25
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McQueen, FW25
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McQueen, FW25
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McQueen, FW25

In una versione decisamente più chic, Chanel nella SS25 propone in passerella camicie con clown collar di tulle e polsi con balze di chiffon che fuoriescono dalle classiche giacche in tweed. Anche Nicolas Ghesquière per la collezione SS25 di Louis Vuitton donna ha proposto colletti che diventano vere e proprie collane fatte di petali e pietre preziose accostate a giacche con stampe a scacchi dalle maniche a palloncino e pinocchietti a righe. Inoltre ritroviamo clown collar anche nella sfilata FW25 del brand dove Ghesquière propone ampi colletti arricciati, con fiocchi e con un effetto lucido, che ricoprono le spalle. Alcuni designer si sono interessati al significato giocoso ed anche malinconico di questo accessorio. Per esempio, nella SS25 di Kid Super, Colm Dillane, nei panni di un “designer burattinaio”, riproducendo le venature del legno, ha creato degli abiti trompe l’oeil,  incorniciati da colletti con balze e pizzi che ritroviamo anche sui polsi delle camicie. I modelli della sfilata erano legati a fili come marionette e alcuni di loro avevano maschere con il tipico clown makeup. Il trend clown collar è infatti da collegare con le tendenze contemporanee nel beauty della yarn face, della glass skin by Path McGrath tornata sulle passerelle grazie alla celebre collezione couture Artisanal 2024 di Maison Margiela.