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Shein vuole aprire le sue fabbriche ai brand di moda

Il che rende la tracciabilità il nuovo hot topic della moda

Shein vuole aprire le sue fabbriche ai brand di moda  Il che rende la tracciabilità il nuovo hot topic della moda

In una mossa strategica che potrebbe ridefinire le dinamiche dell’industria, Shein, il gigante dell'ultra-fast fashion, sta considerando di aprire la sua vasta catena di approvvigionamento a brand di terze parti. Questa iniziativa, che il presidente esecutivo del brand Donald Tung ha definito «catena di approvvigionamento come servizio» come riporta WSJ, rappresenta una significativa deviazione dal tradizionale modello di business incentrato sulla vendita al dettaglio. Le implicazioni di questa decisione sono ampie e indicano l'ambizione di Shein di espandere le sue fonti di reddito oltre il semplice fast-fashion: a quanto pare, il gigante cinese intende fare del fast-fashion un modello di business esportabile e vendibile. Sfruttando le sue formidabili capacità produttive e l'approccio basato sui dati alla previsione della domanda, il cui funzionamento è misterioso quanto il brand stesso e il suo fondatore, Shein mira a consentire a marchi di terze parti di introdurre rapidamente nuovi modelli sul mercato, riducendo il tempo di sviluppo standard del settore da 18 mesi a poche settimane. Aprire agli altri brand di moda il proprio network di fabbriche comporta una semplificazione delle operazioni per i brand, lucrosi contratti di licenza con aziende da mezzo mondo che magari già producono in Cina ma non a quei ritmi e soprattutto offre un'opportunità a Shein di rafforzare la sua presenza nei mercati chiave di tutto il mondo, aggiungendo anche una nuova arma all’arsenale dell’azienda per sconfiggere i suoi rivali, Temu in primis. 

@andagain.nz

This is NOT a flex, boycott Shein

original sound - & Again

Il timing dell'introduzione di questi nuovi servizi di Shein coincide con il tentativo di quotarsi in borsa negli Stati Uniti, una mossa che ha incontrato notevole opposizione da parte di comitati politici e finanziari sia negli States che in Francia, dove si sono accumulate molte rimostranze da parte del mondo politico. Tra accuse di lavoro forzato, cause per violazione di copyright e il disastroso effetto del fast-fashion sull’ambiente hanno portato molti a sollevare domande sulle pratiche commerciali e sulla reputazione del brand – ma anche se ovunque si dice che a sempre più consumatori importa l’eticità dei propri prodotti, la popolarità stessa di cui gode l’app e il numero enorme di fan che comprano ogni giorno dimostra che i consumatori sono ben felici di poter comprare mucchi di abiti in plastica a pochi euro. Anche in Italia, in questi giorni, è diventato virale il gioco Magic Draw di Shein che ha portato migliaia di utenti a scambiarsi codici sconto nella speranza di vincere un mega-coupon. Non di meno, l'offerta della “catena di approvvigionamento come servizio” di Shein presenta un'opportunità per la moda occidentale di accedere alle capacità di produzione più efficienti e di evitare future interruzioni nella supply chain che una geopolitica sempre più turbolenta promettono di creare. 

Posizionandosi come partner per la crescita e l'innovazione, Shein mira a consolidare la sua posizione come attore chiave nell'ecosistema globale della moda, anche se è in dubbio che i brand di lusso più alto si affideranno mai al brand o, se lo faranno, faranno in modo che la provenienza non sia davvero riconoscibile – quale cliente potrebbe distinguere una fabbrica cinese da un’altra, non conoscendone l’ubicazione o la specializzazione? Anche se i prodotti fossero tracciabili, potremmo non avere mai idea che un certo capo Made in China sia stato prodotto negli stessi stabilimenti. Nel valutare le opportunità di partnership con Shein, i marchi dovrebbero (ma non si sa se lo faranno, in fondo il bello è risparmiare su una produzione sempre più massificata) condurre un'approfondita due diligence, esaminando le pratiche dell'azienda e sostenendo pratiche responsabili per mitigare i rischi e mantenere gli standard etici nella ricerca di collaborazioni. La sensazione, però, è che il servizio di Shein risulti così allettante proprio perché promette di eludere o ignorare i suddetti standard etici. Sicuramente, questa strategia di diversificazione sottolinea anche una ricerca di crescita che inizia ad andare oltre la semplice acquisizione di nuovi brand per muoversi verso progetti ben più ambiziosi e ancora più scalabili degli abitini in poliestere.