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Shein apre un headquarter a Milano

Il colosso del fast fashion consolida il rapporto con l'Italia

Shein apre un headquarter a Milano Il colosso del fast fashion consolida il rapporto con l'Italia

È il 2022 quando Shein instaura un forte legame con l'Italia: migliaia di millennial si assembrano di fronte l'ingresso del primo pop-up store di Milano apprestandosi ad acquistare in store una miriade di capi a buon mercato, riuscendo ad aggirare l'ostacolo più grande della shopping experience di Shein, ovvero l'acquisto online. Fino a qualche tempo fa, acquistare online sul sito del colosso di fast fashion era come fare un salto nel vuoto: non si sapeva quando (e se) gli ordini sarebbero arrivati a destinazione, eppure si trattava di un rischio che valeva comunque la pena correre per accaparrarsi un vestito da sera o un bikini a soli €5. Oggi, circa un anno e mezzo dopo l'installazione dello store contemporaneo in Piazza Gae Aulenti, Shein apre un headquarter in Via Meravigli a Milano dimostrando come il polo della moda italiana sia un importante punto strategico della visione globale per il team di Peter-Pernot Day, head of strategy di Shein. 

@nssmagazine Abbiamo intervistato alcune persone che attendevano in fila al nuovo pop-up Shein, facendo loro domande sulle proprie abitudini di acquisto e sulla sostenibilità del fast fashion (che non è sostenibile). Ecco cosa ci hanno detto. #shein #fastfashion #sostenibilità #sustainability #sustainablefashion #milano #popupshop #store #fashion #milan New Person, Same Old Mistakes - Tame Impala

Lo stesso, ha dichiarato in esclusiva a MF Fashion che «L’Italia, in quanto epicentro della moda e del design, rappresenta una fonte di ispirazione imprescindibile per Shein. L’Italia è un mercato importante sul quale stiamo investendo. L’Europa nel complesso è la nostra seconda piazza più rilevante dopo gli Usa». Infatti, oltre al nuovo quartier generale che sorge nel centro della città meneghina, a Stradella (comune lombardo di Pavia) è presente uno dei due hub logistici italiani di Shein. Nella stessa intervista, Peter-Pernot Day ha colto la palla al balzo per evidenziare un altro lato focale della "colonizzazione" del mercato internazionale ad opera di Shein, che passa per joint venture e collaborazioni varie con marchi di fast fashion come Forever 21 e la recente acquisizione del rivale in affari Missguided. Le partnership garantiscono al marchio fondato da Chris Xu di espandersi territorialmente aumentando il bacino d'utenza di riferimento: si prevede che entro il 2025 saranno ben 260 milioni i consumatori del brand, una cifra da fare invidia a qualsiasi tipo di marchio e segmento di mercato, che si vede minacciato dalla crescita esponenziale dell'ultra fast fashion, capitanato proprio da Shein. 

Mentre Shein si afferma come una delle applicazioni più scaricate in Europa e negli Stati Uniti, continuando a resistere alle infinite critiche, Peter-Pernot ha cercato di controbattere anche alle accuse di greenwashing: «Stiamo lavorando a un percorso sulla sostenibilità che richiederà ancora del tempo. Solo lo scorso anno abbiamo quadruplicato i controlli sulla nostra supply chain». Conoscendo la struttura e il business model di Shein, non possiamo che confermare il nostro scetticismo riguardo l'introduzione di iniziative legate alla sostenibilità; insomma in Europa il fast fashion sembra imporsi sempre di più, confermandosi come un gigante difficile da sconfiggere nel settore dell'abbigliamento.