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Una nuova geopolitica del lusso

Tra US a rischio recessione, la Cina che delude e nuovi orizzonti

Una nuova geopolitica del lusso  Tra US a rischio recessione, la Cina che delude e nuovi orizzonti

Ora che siamo entrati ufficialmente nel disgelo post-pandemico delle vendite della moda, possiamo trarre le prime conclusioni sull’andamento del mercato del lusso in un periodo storico complesso, fatto di grandi aspettative non sempre conciliabili con l'inflazione che avanza. Le azioni di Richemont hanno registrato un calo dopo che il produttore svizzero ha riportato inaspettate perdite negli USA, sollevando preoccupazioni su quanto debole potrebbe diventare il mercato statunitense nel breve termine. Il proprietario di Cartier ha dichiarato lo scorso lunedì che i ricavi negli USA sono diminuiti del 2% su base costante nel trimestre fino a giugno, nonostante una crescita complessiva delle vendite del 19%; similmente gli incassi del primo trimestre di Burberry sono diminuiti nel mercato chiave degli Stati Uniti, dove la domanda da parte dei consumatori aspirazionali si è attenuata, con un calo delle vendite nei negozi americani dell'8%. Alla luce dei dati raccolti, la geopolitica del lusso sta cambiando drasticamente, punta sempre più all’Oriente, ma non è più la Cina a fare da apripista.

Difatti, sebbene l'industria dei beni di lusso si stia affidando a una ripresa della Cina per contrastare una diminuzione negli Stati Uniti (sempre più a rischio recessione), la ripresa non è al passo con le aspettative: il Paese ha registrato una crescita economica inferiore alle previsioni, con segnali di rallentamento della spesa dei consumatori e un tasso di la disoccupazione giovanile superiore al 20%. Secondo gli specialisti il mercato globale del lusso dovrebbe crescere tra il 5 e il 12% nel 2023 e la domanda sembra essersi rafforza nell'era "post-pandemia", e, stando a un nuovo rapporto della società di consulenza manageriale Bain e dell'associazione italiana del lusso Altagamma, sta avvenendo un cambio di paradigma negli Stati che sono stati tradizionalmente un traino per il settore. Si prevede che il mercato raggiunga un valore compreso tra 360 e 380 miliardi di euro quest'anno, rispetto ai 345 miliardi di euro del 2022, ma per quanto riguarda la geografia, la crescita arriverà dall'Asia e dall'Europa, mentre si prevede che la stagnazione degli Stati Uniti continui con l'aumento dei tassi di inflazione e la recessione che persiste. 

Il rapporto osserva che la Cina continentale sta "rientrando sulla strada della ripresa" dopo i lockdown dell'anno scorso, con Hong Kong e Macao, destinazioni chiave per i turisti cinesi, che registrano un'accelerazione significativa della spesa di lusso dopo la riapertura del continente. Il Giappone è la vera "stella nascente", con clienti locali che spendono con costanza e fedeltà per beni di lusso. L'Europa si è dimostrata invece sorprendentemente resiliente nel primo trimestre del 2023, ma ci si aspetta un "momento di verità" poiché diminuisce l'afflusso di turisti americani e del Medio Oriente, il ché potrebbe influire sulle prestazioni nella seconda metà dell'anno. Nel Vecchio Continente è ancora il turismo a trascinare il settore, mentre le prospettive per le nuove potenze emergenti come India, Corea e Brasile parlano di una crescita che va oltre la stagionalità, destinata a cambiare il mercato del lusso per come lo conosciamo.