Vedi tutti

5 designer che hanno sfilato in passerella

Matthew Williams non è né il primo né sarà l’ultimo

5 designer che hanno sfilato in passerella Matthew Williams non è né il primo né sarà l’ultimo
Source: Twitter | @maisonscene
Source: Twitter | @maisonscene
Source: Twitter | @maisonscene

L’ultimo show di Yeezy tenutosi lunedì sera a Parigi è stato un affare controverso – tra t-shirt che inneggiano alla white supremacy, stivali stampati in 3D, dissing verso Bernard Arnault e Gabriella Karefa-Johnson e mezzo mondo della moda sospeso tra rabbia e imbarazzo, sono successe anche altre cose, tipo una sfilata. Durante questa sfilata, a indossare i look co-disegnati da Shayne Oliver c’erano anche celebrity come Naomi Campbell, Michele Lamy e Matthew Williams. Proprio Matthew Williams, partecipando allo show, è entrato nel ristretto novero dei designer che hanno sfilato in passerella – una lista di nomi abbastanza ristretta nella storia della moda. In un’industria dominata da rivalità, territorialità, rancori reciproci, amicizie inconciliabili, il fatto che un designer promuova il lavoro della concorrenza suscita sempre qualche scalpore. 

Per questo, abbiamo deciso di elencare i cinque episodi più celebri di designer che diventano modelli, sia per altri o per se stessi.

1. Martin Margiela for Jean-Paul Gaultier FW86

L’anno era il 1986, l’Unione Sovietica si andava disgregando e le politiche di Gorbachev, la perestrojka e il glasnost', dominavano il discorso pubblico. Decidendo di immergersi nella tematica, Jean Paul Gaultier creò una collezione ispirata alla corrente artistica Costruttivista, nata in Russia prima dell’avvento dei sovietici, in cui incorporò tecniche artistiche, reference a colori e lettere cirilliche nei suoi abiti. Parte dei modelli della collezione erano gli stessi membri dello staff del brand e tra loro, insospettatamente, si trovava anche Martin Margiela. Fu il videomaker Loic Prigent a dissotterrare il segreto l’anno scorso quando, intervistando Gaultier, scoprì che uno dei modelli in passerella era proprio Margiela. Perché nessuno se ne era accorto? Margiela non amava farsi fotografare e dunque il suo viso era poco riconoscibile. Fino a ora almeno.

2. Vivienne Westwood for Yohji Yamamoto FW98

Lo show in questione, quello per presentare la collezione maschile FW98 di Yohji Yamamoto, fu particolarmente importante perché viene considerato dalla critica come la prima occasione in cui il linguaggio e lo stile del designer giapponese per il menswear assunsero la propria forma più matura e definitiva. Con un twist particolarmente pizzicante, Yamamoto decise di fare sfilare solo donne e non uomini. Tra queste donne c’erano anche l’icona Ines de la Fressange, la regina del cinema indie Charlotte Rampling e, infine, anche Vivienne Westwood che portò la sua caratteristica panache sulla passerella. 

3. Alexander McQueen for Comme des Garçons FW97

Source: Twitter | @maisonscene
Source: Twitter | @maisonscene
Source: Twitter | @maisonscene

Come racconta su Twitter @maisonscene, pochi giorni dopo il proprio esordio da Givenchy, che avrebbe segnato l’inizio di un’epoca difficile e brillante nella carriera del designer, Rai Kawakubo domandò ad Alexander McQueen di aprire lo show FW97 di Comme des Garçons Homme Plus. Il designer britannico accettò per simpatia professionale verso Kawakubo, creativa inflessibile quando si trattava di difendere la propria libertà espressiva. Altro motivo di legame tra McQueen e Kawakubo era il fatto che il guardaroba quotidiano del designer era composto in alta percentuale da pezzi di Comme des Garçons. La collaborazione si rinnovò poi nel numero speciale di Vestiaire in cui Nick Knight e McQueen unirono le forze con il guest editing di Kawakubo – il risultato fu un lavoro spettacolare.

4. Gabriela Hearst for Gabriela Hearst Resort 2021

Nel mezzo del 2020, un anno su cui è inutile spendere ulteriori commenti, la moda si trovava in difficoltà. Come presentare collezioni a buyer e stampa di mezzo mondo senza incontrarli fisicamente? Si aprì la stagione delle presentazioni digitali che ebbero, a dirla tutta, esiti un po’ alterni ma spesso assai creativi. Una delle designer che ebbe l’idea più semplice di tutte fu Gabriela Hearst che per la collezione Resort 2021 del brand che porta il proprio nome divenne protagonista e narratrice del proprio fashion film e lookbook insieme a sua sorella. Il risultato è di una semplicità spiazzante eppure la cosa più incredibile è che niente testimonia la fierezza di una designer per il proprio lavoro come il metterci sopra il proprio viso – letteralmente.

5. Francesco Risso for Marni FW22

Per lo show FW22 di Marni, l’anno scorso, Francesco Risso voleva raccontare un’idea di comunità e dei suoi membri: «Tutti vivono sotto lo stesso tetto, il tetto di Marni, condividendo lo stesso guardaroba ma ognuno lo indossa a modo suo», recita il messaggio del brand. E se tutta la community del brand era idealmente posta sullo stesso piano, anche il direttore creativo del brand si è posto nel suo mezzo. Un gesto che è stato interpretato come una rinuncia da parte del designer all’aura di divina superiorità che spesso la narrativa della moda attribuisce a queste figure.