Vedi tutti

Ci siamo stancati dei nepotism babies?

Se il nome dei tuoi genitori è blu su Wikipedia, abbiamo un problema

Ci siamo stancati dei nepotism babies? Se il nome dei tuoi genitori è blu su Wikipedia, abbiamo un problema

Si è molto parlato in questi giorni del debutto musicale di Lourdes Leon, figlia di Madonna, che ha pubblicato il suo primo videoclip poco meno di una settimana fa, dopo una breve carriera di modella iniziata nel 2018 alla New York Fashion Week. Sette giorni fa invece un editoriale di GQ ha avuto al suo centro il cantante 23enne LoveLeo e suo padre, il leggendario caratterista di Hollywood John C. Reilly. Nel mondo della moda, poi, Lila Moss, figlia di Kate, Leni Klum, figlia di Heidi, e pare che la nuova superstar in ascesa sia Cy Busson, giovanissimo figlio di Elle Macpherson, apparso su una cover di Vogue Australia a soli 16 anni, seguite da servizi su AD, Elle, InStyle, sedeva in front row allo show spagnolo di Dior quest’estate insieme alla madre e molti bookmaker dicono che potrebbe anche sfilare per il brand nel prossimo futuro. Figlio di un miliardario e di una top model, di lui la madre dice: «Come famiglia abbiamo sicuramente delle opportunità che io non ho avuto da bambino. È inutile fingere di non vivere così. I ragazzi volano regolarmente in Europa, hanno frequentato scuole private in Inghilterra...». Ma forse il figlio famoso di qualcuno di cui abbiamo più sentito parlare quest’anno è Brooklyn Beckham che insieme alla moglie Nicola Peltz, altra figlia di miliardario e top model, ha popolato gli scatti dei paparazzi vestito rigorosamente in Dior senza dare al mondo un singolo frammento di output professionale o culturale che giustificasse la propria celebrità oltre al suo cognome. Per intenderci: almeno Jaden Smith, altro “figlio di”, fa delle belle canzoni e Zoe Kravitz sa recitare. Questo è il deludente e noioso mondo dei “nepotism babies” – nuova ossessione di TikTok (l’hashtag conta sulla piattaforma 117,3 milioni di views) e a quanto pare di riviste di moda e account Instagram.

@itsdanielmac Bruh What Even Is A “Chef Name @brooklynbeckham #mclarenp1 #p1 original sound - DANIEL MAC

Il twist dell’intera vicenda, perché un twist non potrebbe mai mancare, è che i vari giovanissimi utenti di TikTok non disprezzano questi “nepotism babies”, anzi, compilano elenchi dei loro preferiti e dichiarano online di voler essere come loro. Altro format popolare è quello di scandagliare le pagine di Wikipedia di attori, modelli e cantanti per vedere se il nome dei loro genitori è in blu su Wikipedia – e, spoiler alert, molti lo sono. La verità è che quello del nepotismo nello spettacolo non è nulla di nuovo, né nulla di orribile se i cantanti, modelli o attori “figli di” diventano professionisti produttivi stabilendo una solida reputazione non associabile con quella dei loro genitori. Non di meno, in tempi recenti, il culto tributato a questi “nepotism babies” è un culto della mediocrità basato unicamente sul buzz mediatico: molti dei personaggi celebrati come moderne icone, che riempiono cover e campagne di moda, che sfilano alla fashion week, che ricevono esposizione mediatica per motivi squisitamente anagrafici non ha mai letteralmente fatto niente che sia degno di nota o è famoso per un singolo titolo nella propria filmografia o discografia che però pare avere lo stesso valore di tutta quanta una carriera. Per fortuna l’incantesimo non dura mai a lungo: sono sempre i risultati a parlare alla fine. 

C’è chi prende le loro difese, comunque: Gwyneth Paltrow, figlia di del produttore Bruce Paltrow, storica attrice di Hollywood divenuta venditrice di costosi ammenicoli new age con Goop come adesivi che riequilibrano le “energie del corpo” e uova di giada che regolerebbero i cicli mestruali, ha affermato in un podcast con Hailey Bieber, altra “figlia di”, che quelli come loro devono «lavorare il doppio» proprio perché il resto del mondo li riconosce come raccomandati. Peccato però che la presenza dei “nepotism babies” si sia diffusa ovunque negli ultimi anni, rendendo la celebrità ereditaria come gli antichi titoli nobiliari, e alimentando un’atmosfera culturale in cui la fama precede e non segue i risultati ottenuti. È chiaro che la presenza di risultati tangibili annulli ogni ombra di sospetto, come nel caso del già citato Jaden Smith, di Emma Roberts, di Jack Quaid, di Miley Cyrus e ovviamente di Sofia Coppola, simbolo vivente di come non tutto il nepotismo vien per nuocere.