Vedi tutti

La lunga strada verso la coolness dei clog svedesi

Dall'armadio della nonna alle passerelle della fashion week

La lunga strada verso la coolness dei clog svedesi Dall'armadio della nonna alle passerelle della fashion week
Anna Sui SS20
Acne Studios FW21
Alaïa SS22
Tommy Hilfiger SS19
Bottega Veneta Resort 2022
Brunello Cucinelli SS22
Dior FW18
Federico Cina SS23
Ganni Pre-Fall 2022
Gucci Love Parade
Hermès SS21
Khaite SS22
Marco Rambaldi FW21
Margaret Howell SS20
Marine Serre SS23
Marni Resort 2022
Molly Goddard FW19
Paco Rabanne SS22
Sies Marjan FW20

Per chi è nato negli anni ’90, i clog svedesi o träskor (che all’epoca si chiamavano “zoccoli”, termine abbandonato a causa del suo suono un po’ villico) erano appannaggio delle nonne, dei turisti nordici un po’ persi tra le vie delle città del Sud Italia, del personale ospedaliero e anche degli occasionali fricchettoni un po’ attempati. Per intenderci i clog svedesi si distinguono per la suola in legno, la tomaia in pelle o tessuto e per una serie di borchie o impunture che uniscono le due. Sono una scarpa dalla forma vagamente esagerata, solide e dal deciso vibe estivo, che cavalcando la wave delle ugly shoes sono diventate negli ultimi mesi una potenziale alternativa naïf ai classici sandali, non belle nel senso convenzionale del termine e dunque per questo odiate per secoli dagli specialisti della bellezza tradizionale: di grosse scarpe dalla suola di legno parlava con orrore Lord Brummell nel ‘700, ma anche il re dei tacchi decolletè Christian Louboutin che durante un episodio del podcast Fat Mascara, nel lontano 2016, disse «No clogs, please». Altrove, nei paesi nordici, l’apprezzamento per questa calzatura era invece così forte che gli zoccoli svedesi divennero un genere a sé stante nella macro-categoria dei mules e persino gli ABBA, negli anni ’70, collaborarono con il brand Tretorn Clogs a una proto-collab che recava il loro nome. A partire dal 2018, come vedremo, i clog sono tornati di moda e, insieme a loro, i träskor, apparsi sulle passerelle femminili con una frequenza sempre crescente culminata con le presentazioni della stagione in corso, e dunque la SS22.

Dior FW18
Tommy Hilfiger SS19
Molly Goddard FW19
Margaret Howell SS20
Anna Sui SS20
Sies Marjan FW20
Hermès SS21
Acne Studios FW21
Marco Rambaldi FW21
Paco Rabanne SS22
Khaite SS22
Brunello Cucinelli SS22
Alaïa SS22
Gucci Love Parade
Bottega Veneta Resort 2022
Ganni Pre-Fall 2022
Marni Resort 2022
Marine Serre SS23
Federico Cina SS23

Dopo anni di ingiurie, infatti, la storia ha assegnato a queste scarpe convenzionalmente “brutte” il ruolo del vincitore: a dichiararne la rinascita fu Maria Grazia Chiuri che riportò il clog in passerella con la collezione FW18 di Dior, seguita a ruota da Tommy Hilfiger, Molly Goddard, Hedi Slimane che inserì dei clog da donna di nome Le Bois nella sua collezione Resort 2020 di Celine, da Daniela Gregis, Sies Marjan, Bode e Stella McCartney. E stiamo parlando solo del 2019 e solo dei clog propriamente "svedesi" – senza dunque contare i clog in gomma o creati a partire da un unico pezzo di materiale che farebbero diventare questa lista lunghissima. La consacrazione definitiva nel lusso arrivò quando, nell’ottobre del 2020, Nadège Vanhee-Cybulski aprì la SS21 di Hermès proprio con un clog svedese – show a cui fece seguito la Pre-Fall 2021 di Burberry e la FW21 di Marco Rambaldi e anche di Acne Studios che, da rese ancora più svedesi i classici träskor ricoprendoli di una pelliccia dal sapore vichingo. Poi fu il turno di Marni, Tod’s, Khaite, Brunello Cucinelli, Bottega Veneta, Paco Rabanne ma soprattutto Gucci con la sfilata Love Parade e Alaia che invece segnò l’ingresso del clog svedese nella Haute Couture. Ma anche Ganni nella Pre-Fall 2022 e, più di recente, Marine Serre e Federico Cina. Il prodotto più di culto nell'intera categoria (oltre che davvero svedese) è il Camion Mule di Our Legacy, che raccoglie l'eredità del träskor per portarla verso una nuova edginess fondendone la silhouette con quella dei classici biker boots.

Il ritorno in versione riveduta e corretta del träskor potrebbe essere ascritto al grande filone dell’ugly chic che ha preso d’assalto il mondo della moda negli ultimi anni – eppure farlo potrebbe essere troppo semplicistico. Non è una contraddizione dire che, parallelamente al macro-arco del trend del “brutto”, ne esiste un altro che ha portato negli ultimi anni all’essenzializzazione del footwear che, dopo gli eccessi decorativi della sneaker-mania, hanno visto le scarpe di ogni tipo perdere progressivamente i lacci, le costruzioni multi-strato e i colori urlati in un processo di purificazione progressiva che ha portato alla moderna mania per clog, mule e mocassini, alla popolarità globale dei Boston Clog di Birkenstock e delle Slip-On di Vans, e, nel caso che stiamo esaminando, alla popolarità del träskor. Questo processo di essenzializzazione ha riguardato anche i materiali: quando il design si semplifica sono dettagli e materiali a venire sublimati e dunque da un lato i brand di lusso hanno creato versioni in pellami nobili spesso rifacendo anche il classico Boston Clog, dall’altro brand come Merrell, Reebok o Salomon hanno optato per materiali iper-performanti o la schiuma EVA. Considerato anche il suo appeal nostalgico, poi, il clog svedese figlio degli anni ’70, si è trovato in una tempesta perfetta che lo ha proiettato verso nuove altezze.