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Una commessa di Bottega Veneta si è rifiutata di vendere una giacca a un cittadino russo

Di mezzo c'è un'ambigua regolamentazione sulle esportazioni dei beni di lusso in Russia

Una commessa di Bottega Veneta si è rifiutata di vendere una giacca a un cittadino russo Di mezzo c'è un'ambigua regolamentazione sulle esportazioni dei beni di lusso in Russia

Da più di ventiquattro ore un video che ha come protagonisti un acquirente di nazionalità russa e una commessa dello store di Bottega Veneta a Firenze ha scatenato le ire di Twitter in un loop infinito di commenti indignati. Nel video l’impiegata, consapevole di essere ripresa, afferma che, secondo le politiche del brand non le è permesso vendere articoli a clienti di nazionalità russa, ma la questione si fa ancora più spinosa quando l’uomo pone la seguente domanda: «E se vengo con un amico col passaporto italiano, può comprare la giacca per me? - la commessa di Bottega Veneta, dunque, risponde - Sì, lui sì.» Risultato? Lo store ha dovuto chiudere il proprio posizionamento su Google Maps, dopo che una serie di recensioni negative avevano portato la valutazione a 1 stella. 

Dal 24 febbraio di quest’anno l’invasione sul suolo ucraino da parte delle truppe russe ha scatenato una serie di meccanismi a catena che ha coinvolto su larga scala anche i brand di lusso. La maggior parte delle maison internazionali si sono ritirate dal mercato ucraino per difficoltà logistiche e da quello russo in segno di protesta per i crimini di guerra perpetrati dal governo Putin, ma l’episodio riportato rivela un nuovo scenario denso di contraddizioni. Secondo alcuni utenti di Twitter la commessa si è vista costretta a rifiutare di vendere item al cliente di nazionalità russa proprio per le sanzioni sulle esportazioni, una branca specifica delle misure intraprese dall’Europa per limitare il potere russo. La normativa dice che «I Servizi della Commissione, a seguito di richieste da parte degli Stati Membri, hanno chiarito come debba applicarsi il divieto di esportare, direttamente o indirettamente, i beni di lusso elencati nell’allegato XVIII a qualsiasi persona fisica o giuridica, entità od organismo in Russia, o per uso in Russia e, in particolare, come debba essere inteso il divieto di esportare nella misura in cui il valore dei beni sia superiore a 300 euro per articolo.» E sempre Secondo la Commissione, con l’espressione ”articolo”, è da intendersi come “l'unità supplementare” richiesta obbligatoriamente nella dichiarazione doganale.

Allora perché il ragazzo svela che la collega della commessa a Milano gli ha venduto una giacca senza grandi drammi? Nelle ultime ore l'opinione pubblica si è divisa tra coloro che credono che, in sostegno della causa Ucraina, sia giusto rifiutarsi di vendere ai cittadini russi e tra chi ha azzardato a definire il gesto ‘razzista’. Sicuramente sanzionare un cittadino riducendolo all’ideologia del proprio governo è fuorviante quanto pericoloso, ma non sarebbe la prima volta che questo tipo di estremismo viene applicato, a partire dal ciclo di lezioni su Dostoevskij censurate alla Bicocca di Milano. Al momento il brand non ha rilasciato dichiarazioni, preferendo non commentare l'accaduto una volta raggiunto dalla redazione di nss magazine.