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Le celebrities possono fare a meno dello stylist?

Per alcune è un must, altre invece non ne hanno bisogno

Le celebrities possono fare a meno dello stylist? Per alcune è un must, altre invece non ne hanno bisogno

Lo stylist è quella figura che si occupa di dare una continuità narrativa agli abiti apparsi, stagione dopo stagione, in passerella. Figura profondamente legata al mondo dell’editoria di moda, in realtà oggi opera principalmente come libero professionista anche al di fuori delle riviste. Cura, ad esempio, l’immagine e lo stile di celeb durante gli eventi più in vista smistati tra cinema, moda e musica. Avere dalla propria parte un bravo celebrity stylist vuol dire, in altre parole, assicurarsi la massima esposizione mediatica. Esposizione a cui, di riflesso, vanno incontro anche i brand di moda nel momento in cui scelgono di legarsi a determinate personalità. È una questione di coerenza - narrativa ed estetica insieme - che può elevare l’immagine di una celebrità o, al contrario, tirarla giù nel vortice della mediocrità. Che ne sarebbe di Dua Lipa senza la sua fedele adesione ai look Versace o Y2K oriented? O dei colori così freddi dell’attrice Hunter Schafer da diventare tutt’uno con l’immaginario iperselettivo di Prada? E perché no, della leggerezza di Zendaya o di Blanco trasformata in drappeggi couture da Valentino?

Eppure, non tutte le celeb hanno scelto di ricorrere all’expertise di uno stylist. Prima fra tutti, Chiara Ferragni. Antesignana nel prendere consapevolezza delle potenzialità del digitale, scontrandosi con un elitismo che non le permetteva di essere riconosciuta all’altezza di un sistema maniaco delle gerarchie, non ha mai assunto uno stylist. Scelta, statement o presa di posizione che sia, la verità è che la Ferragni non ne ha bisogno: trafugando l’idea stessa di fashion victim, simulandone allo stesso tempo le caratteristiche e gli effetti, lei in realtà le vittime le crea. Con o senza stylist. Avere uno stylist al proprio fianco, in effetti, può porre dei limiti: c’è il rischio di esplorare un determinato tipo d’immaginario estetico legato esclusivamente a certi brand, rinunciando ad un punto di vista più personale. Timothée Chalamet, ad esempio, cura da solo la selezione dei suoi look per eventi come i Golden Globes o i vari festival a cui prende parte. Da Louis Vuitton a Dior, passando per Haider Ackermann, l’attore lavora personalmente soltanto con gli stilisti che preferisce. A volte li contatta direttamente via WhatsApp, come nel caso l’ensemble disegnato da Virgil Abloh.

Visione condivisa dall’attrice Blake Lively, felicemente sprovvista di uno stylist.  «Amo il design e la moda, ed è un modo per essere creativa» ha dichiarato a WWD. «La parte più difficile è passare in rassegna tutte le sfilate, fare uno screen-shooting di tutti i look che ti piacciono e chiamarli [...]. Ho un'assistente che mi aiuta a scegliere i look. Ma la maggior parte del lavoro consiste nell'avere rapporti con gli stilisti» ha detto. Dalla prima apparizione ai MET Gala nel 2008 - indossava un abito Ralph Lauren - alla recente comparsa in Atelier Versace, l’attrice è sempre riuscita a mettere d’accordo stampa e pubblico, rimanendo fedele ad una riconoscibile idea di glamour. Tra la lista dei personaggi che non hanno uno stylist personale ci sono da aggiungere i nomi di Kate Moss - la celebrity stylist Sasha Charnin Morrison ha dichiarato a Fashionista nel 2011: «Blake non usa nessuno. Sienna Miller, Diane Kruger, Kate Moss hanno tutte un'idea molto precisa di come vogliono apparire e hanno un grande stile» - Meghan Markle e di Emmy Rossum. La maggior parte delle celeb preferisce ricorrere a uno stylist perché semplicemente non ha il tempo o le risorse da dedicare alla scelta di un look per uno specifico evento. Potrebbe stupire però, o forse no, il fatto che molte celebrità dallo stile super riconoscibile preferiscono fare a meno di uno stylist in nome di una consapevolezza stilistica che non necessita di intermediazioni. 

Intermediazioni che, a ben vedere, costituiscono un tassello fondamentale per chi muove i primi passi all’interno della moda. Se infatti Timothéè Chalamet o Blake Lively possono fare a meno di uno stylist è perché sanno già come muoversi all’interno di un mondo fatto di pubbliche relazioni, appuntamenti e showroom. C’è poi da considerare il fatto che il pubblico è sempre più sensibile alle narrazioni messe in scena dai brand. Quando la cantante Ana Mena ha pubblicato un post con un look appartenente alla nota collezione SS22 di Miu Miu, sui social si sono scatenate reazioni contrastanti a riguardo evidenziando come la percezione del brand Miu Miu fosse diametralmente opposta rispetto all’identità della cantante. Ed è proprio per questo motivo - identità, narrazione e percezione la triade principalmente coinvolta - che l’intervento di un celebrity stylist può fare una differenza sostanziale.