Vedi tutti

I 5 debutti più attesi della moda nel 2022

Dall’arrivo di Nigo a Kenzo fino al ritorno di Phoebe Philo

I 5 debutti più attesi della moda nel 2022 Dall’arrivo di Nigo a Kenzo fino al ritorno di Phoebe Philo

Anche se dall’inizio della pandemia non pare che molte cose siano cambiate nella moda, l’inizio del fashion month con la presentazione delle collezioni FW22 è già ricco di una serie di debutti eccellenti che cambieranno il panorama della moda come lo conosciamo. Anche se al momento la maggiore incognita dell’anno resta il prossimo direttore creativo di Louis Vuitton, uno degli appuntamenti di maggior rilievo della Paris Fashion Week, le novità e i debutti della stagione saranno molti e segneranno un cambio di marcia nella dinamica dell’industria. La cosa che accomuna tutti questi debutti è che coinvolgono designer o brand amatissimi dal pubblico – un segnale che ci porta a guardare con grande ottimismo l’inizio di una nuova stagione che comunque, a causa della nuova ondata pandemica, si preannuncia difficile almeno sul piano organizzativo e logistico.

Ecco quali sono i 5 debutti più attesi della moda nella prossima stagione FW22

Il ritorno di Phoebe Philo

Forse di nessuna designer vivente si sentiva maggiore mancanza che di Phoebe Philo che, dopo essersi congedata dalla direzione di Céline (con l’accento) aveva preso una pausa dal lavoro lunga circa tre anni, lasciando un vuoto nel cuore dei fan. Se il suo lavoro era sopravvissuto attraverso i suoi allievi, Peter Do e Daniel Lee, sostituire una designer così amata era quasi impossibile. Per questo l’annuncio del suo ritorno, con un brand che porta il suo nome e che soprattutto è indipendente, nonostante il minority stake da parte di LVMH, si annuncia come il grande ritorno di cui tutti avevamo bisogno quest’anno.

Matthieu Blazy e la nuova Bottega Veneta

Il divorzio tra Daniel Lee e Bottega Veneta è stato l’affare più piacevolmente scandalistico del 2021. Dopo tre anni di successi costanti, il direttore creativo inglese ha annunciato il suo addio al brand senza troppe cerimonie sparendo letteralmente nel nulla. Nel frattempo una serie di voci sempre più insistenti (per altro mai respinte da Lee stesso) hanno descritto una realtà assai problematica nascosta dietro l’enorme ascesa alla fama del brand, con una serie di pettegolezzi che sono circolati tra gli insider dell’ambiente e che qui non si possono certo riferire, che hanno reso Lee una vittima non ufficiale della cancel culture della moda. L’inaspettato eroe della situazione è stato l’Head of Design del brand, Matthieu Blazy, veterano di Margiela e, a quanto si dice, vero autore del successo del brand, nominato subito suo nuovo direttore creativo e che alla prossima Milan Fashion Week promette di lasciare tutti di stucco. 

Nigo sbarca da Kenzo

Kenzo è stato l’esempio di un brand che, partito come un razzo negli anni ’70 e ’80, si era presto trasformato in una vacua ombra di se stesso, commercializzandosi a dismisura. Senza voler nulla togliere al lavoro dei suoi precedenti direttori creativi, che lo hanno mantenuto vitale per anni, il brand di culto fondato da Kenzo Takada aveva bisogno dell’iniezione di energia che solo un direttore creativo del massimo livello poteva dare. Per questo l’annuncio che Nigo, sommo demiurgo dello streetwear giapponese, creatore di BAPE e di Human Made, avrebbe preso il timone del brand è stato una boccata d’aria fresca per il pubblico – tanto più che il designer era reduce da una brillante collaborazione con Louis Vuitton che era piaciuta davvero a tutti.

La rinascita di Trussardi

Trussardi è un grande classico della moda italiana caduto purtroppo nell’oblio nel corso degli anni 2000 e della streetwear-mania ma mai del tutto scomparso dal panorama di Milano anche grazie al ristorante stellato Trussardi alla Scala che, nel corso della pandemia si è trasformato in un servizio di food delivery. Ma la dinastia dei Trussardi, così legata alla vita culturale di Milano, non poteva certo sparire così e dunque il ritorno del brand alla ribalta con alla guida Serhat Işık e Benjamin A. Huseby, il duo berlinese che ha fondato il brand di culto GmbH, promette grandissime cose – di certo la scelta dei due nuovi direttori creativi non poteva essere più indovinata o migliore o così. 

Una parigina da Emilio Pucci

Pucci è un brand italiano blasonatissimo, la cui fama è purtroppo andata scemando alla morte del founder Emilio, ma che il gruppo LVMH ha tenuto prudentemente in salvo per un rilancio futuro. Quest’anno, dopo la capsule co-firmata con Supreme, al brand è stata assegnata una nuova direttrice creativa, Camille Miceli, mezza-parigina e mezza-italiana, ma soprattutto decorata veterana della moda francese che ha lavorato con i più grandi (Lagerfeld, Alaia, Ghesquiere) arrivando a dirigere creativamente il dipartimento di accessori di Louis Vuitton – un brand leggendario che sugli accessori basa metà della propria esistenza. Il suo arrivo da Pucci sembra un match perfetto: una designer abilissima che incontra un archivio ricchissimo – il suo debutto si preannuncia superlativo.