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Kim Kardashian West è stata accusata di razzismo per le sue mascherine

Il confine tra fashion e beni di prima necessità è sempre più labile

Kim Kardashian West è stata accusata di razzismo per le sue mascherine Il confine tra fashion e beni di prima necessità è sempre più labile

Seguendo più o meno l'esempio di tantissimi brand che hanno convertito i propri stabilimenti alla produzione di materiale sanitario per l'emergenza COVID-19, da pochi giorni anche Kim Kardashian West ha lanciato una collezione di mascherine: parte della collezione del suo brand di shapewear Skims, non si tratta però di dispositivi medici, ma di una serie di mascherine non sanitarie prodotte in cinque tonalità e andate sold out in meno di 30 minuti. Il brand ha inoltre annunciato che ne avrebbe donate 10.000 a diverse associazioni benefiche di Los Angeles. 

Ancora più velocemente di quanto sono andate sold out, sul brand si è scatenato un fiume di critiche, principalmente dai social media, che hanno accusato le mascherine di razzismo. Stando a quanto hanno fatto notare alcuni utenti, infatti, una delle mascherine non era della giusta sfumatura di colore per essere indossata da una modella nera. La produzione ha subito corretto il tiro, modificando la gradazione di colore e ri-pubblicando la versione aggiornata (con tanto di nuova modella) sul sito ufficiale. 

La notizia apre una discussione molto importante, in questi giorni è più attuale che mai: qual è il confine tra accessori fashion e beni di prima necessità? Al momento, le mascherine Skims sono disponibili sul sito sotto la sezione "Accessori" e per acquistarle c'è già una lista d'attesa. Il loro lancio è più simile a una release che a un intervento benefico: costano $8 e sono disponibili nelle cinque colorazioni sand, clay, sienna, cocoa and onyx, sono accessori di utilizzo non medico (sul sito è specificato che non si tratta di “a respirator and will not eliminate the risk of contracting disease or infection”) e indossarle sembra più una scelta di stile che un'esigenza sanitaria. 

Ma Skims non è il primo brand ad essere accusato anche di "coronawashing", ovvero di utilizzare la pandemia come scusa per capitalizzare il profitto: persino ASOS è stato accusato di aver prodotto alcune mascherine leopardate, così come già tre mesi fa si era parlato dell'utilità e del buon gusto del merchandising del Coronavirus. In effetti, le mascherine Skims non hanno alcuna utilità, se non il merito di essere più belle da indossare rispetto a quelle mediche (come specificato proprio sul sito); nonostante questo, sono andate sold out in 30 minuti. 

In breve, il popolo del web non si è smentito e ha accusato le mascherine di Kim Kardashian West praticamente di tutto. Non è la prima volta, tra l'altro, che Skims deve difendersi dalle accuse di razzismo: lanciato nel 2019 con il nome "Kimono", il brand di Mrs West fu già accusato di appropriazione "indebita" della cultura giapponese, con tanto di lettera aperta del sindaco di Kyoto Daisaku Kadokawa che aveva richiesto la sostituzione del nome. Anche a fronte di una pandemia globale, è confortante sapere che al primo posto nella lista delle priorità c'è sempre un vecchio, sano gusto per la polemica.