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La storia dietro le Nike Dunk Low "Viotech"

Alti e bassi di una silhouette leggendaria

La storia dietro le Nike Dunk Low Viotech Alti e bassi di una silhouette leggendaria

Tutto è nato con un post su Instagram, o quasi. Lo scorso Novembre Virgil Abloh, in viaggio da Paris Charles de Gaulle, posta su Instagram una foto dove attraverso la sua trasparente Rimowa x Off-White si riconosce l’inconfondibile colorway di una Dunk Viotech. La caption è ancora più esplicita e recita “visto che stiamo facendo delle dunk, perché non farle [emoticon di un arcobaleno]”. Nel mese successivo poi Virgil ha postato due foto con le Dunk multicolori ai piedi, scatenandol’hype dei suoi followers. E mentre i  prezzi sui siti di reselling schizzavano oltre i trecento euro in molti hanno scoperto per la prima volta lo storico modello di Nike. La Viotech Dunk invece ha infatti una storia gloriosa alle spalle e non è un caso se sia Abloh che Nike hanno deciso di riportarla in auge e il prossimo 10 dicembre usciranno per una terza release.

Le Dunk sono tornate sulla cresta dell’onda nel 2018, seguendo le correnti cicliche della moda, grazie a nuove collaborazioni con brand storici come Diamond Supply Co. e Concept. L’anno prima una nuova versione delle Pigeon, le Dunk che nel 2005 inaugurò il vero sneakergame, avevano rilanciato il modello disegnato da Peter Moore dopo anni di assenza dai cataloghi. Quest’anno le Dunk in collaborazione con Parra e Supreme sono state solo l’antipasto in vista dell’uscita delle Dunk disegnate da Abloh stesso in una nuova  reiterazione della collabo Nike x Off-White. 

Quando nel 2002 le Dunk Viotech furono lanciate per la prima volta, Nike era al picco della sua politica di release territoriali con edizioni limitate differenti da continente a continente, e ideate per determinati mercati,  diventando immediatamente pezzi di culto dall’altra parte del globo. Inoltre l’alba del terzo millennio coincideva anche con il dominio planetario della Dunk, grazie alla loro tecnologia all’avanguardia e alle infinite colorway disponibili. Erano le sneakers più contese dai collezionisti, che facevano follie per accaparrarsi le versioni più rare ed esclusive. Una tra i più ricercati era il modello Viotech che, con i suoi pannelli in suede rossi, blu, arancione, verde e ovviamente viola, ridefinì l’idea di color blocking. 

Fu creata esclusivamente per il mercato giapponese e venne ufficiosamente inserita nel “Ugly Ducking” Pack. Questo comprendeva le “Plum”, le “Veneer” e le “Ceramic”, uscite tutte nel 2001, e costituivano uno dei primi tentativi da parte di Nike di entrare nel mercato dello skateboarding attraverso la gloriosa linea Pro B. Pochi mesi dopo venne creata la divisione Nike SB da Sandy Bodecker, inaugurando almeno un lustro di egemonia delle Dunk sull’immaginario degli sneakerheads mondiali. Le Viotech rappresentano perfettamente quel breve momento di passaggio, interpretandone quel sentimento di creatività pura, di ibridazione tra le varie culture in gioco e di semplice divertimento. Una scarpa che si faceva notare senza prendersi sul serio e, introduceva uno dei colori più iconici mai creati da Nike. Il Viotech - che da il nome alla scarpa ed è ben presente sia sulla tomaia che sulla suola - non è un semplice viola ma una pennellata colorata che dà una forte caratterizzazione alle sneaker. 

Sempre un brand giapponese, Atmos, l’anno successivo riprenderà il Viotech per immergerci dentro lo swoosh di un paio di Air Max 1, che diventeranno rapidamente un Grail. Lo scorso anno Aleali May, la seconda designer donna a collaborare con Jordan, ha proposto una rivisitazione della Jordan 1 seguendo lo stesso color blocking delle Viotech e aggiungendo un bordo di pelliccia sulla linguetta. Nel 2019 sono invece usciti due modelli di Air Max 90 che prendevano diretta ispirazione dalla palette originaria. Ora invece l’accoppiamento ardito di colori primari è diventato ambitissimo non solo dai collezionisti ma anche dai semplici appassionati che si sono avvicinati di recente al mondo delle sneakers, come abbiamo visto ad esempio con il successo delle 97/1 disegnate da Sean Wotherspoon.

Ma non è stato sempre così: quando Nike decise per la prima volta di riportare in vita le Viotech fallì miseramente. Era il 2013, un’epoca che ci appare lontana anni luce se contiamo in sneaker years, con Asics e New Balance a firmare le collaborazioni più ardite e con adidas che erodeva il dominio incontrastato di Nike del decennio precedente. Dominavano ancora le scarpe da basket e le palette cominciavano a spostarsi verso i colori neutri e monocromatici che a breve sarebbero diventati popolari con l’arrivo delle Yeezy. Un panorama dove una scarpa come la Viotech era distante dalle mode del momento e relegata nel mondo dello skateboarding. La release andò male, a causa anche di molti difetti di fabbrica e per la qualità scadente dei materiali, e i prezzi sul mercato secondario crollarono immediatamente. Non era difficile subito poco la release imbattersi in paia rivendute sui gruppi Facebook dedicati agli sneakerheads e sui siti di resell a meno della metà del retail. 

Questo è invece il momento giusto: le Dunk sono tornate tra le scarpe più desiderate dal pubblico. Il mercato secondario per i modelli più iconici è esploso negli ultimi mesi, grazie anche alla pubblicità fatta loro da Travis Scott, che le indossa in ogni situazione possibile. Non è quindi un caso che Virgil Abloh abbia scelto questo modello Nike per una sua personale rivisitazione, né che abbia postato compulsivamente su Instagram scatti con le sue Viotech.

È quasi superfluo sottolineare l’impatto che Instagram ha avuto sul mondo delle sneaker: da quando Instagram è diventato il veicolo principale di promozione di sneaker, è aumentata la velocità con la quale consumiamo i nuovi trend ma soprattutto si sono modificate radicalmente le percezioni e i desideri degli appassionati. La saturazione, la brillantezza e la luminosità da regolare con una pollice hanno reso le colorway distinte da colori accesi e riconoscibili molto più spendibili, fino a riconquistare una larga fetta di mercato che sembrava persa a favore di modelli più puliti e monocromatici. Il successo delle 97/1 Wotherspoon e delle Sacai Waffle ci insegna come anche gli accoppiamenti più arditi possono diventare improvvisamente oggetti di culto. Quello che da quasi vent’anni sono le Dunk Viotech: finalmente uno dei modelli più instagrammabili di sempre tornerà a essere disponibile.