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Give me five: the best 5 moments of London Women's Fashion Week FW17-18

London Women's Fashion Week FW17-18

Give me five: the best 5 moments of London Women's Fashion Week FW17-18 London Women's Fashion Week FW17-18

51 sfilate, 32 presentazioni, per un totale di 83 appuntamenti dedicati al ready-to wear donna per la FW17-18. Sono alcuni dei numeri di questa fashion week londinese appena conclusa, tra decostruzioni, citazioni, pattern floreali, sovrapposizioni e ricerca di un nuovo concetto di femminilità. La crew di nss si è immersa in questo oceano scegliendo per voi le 5 proposte più interessanti, tra designers cult e talenti emergenti.

Marta Jakubowski


In una stanza in penombra davanti pesanti tende di velluto colorate, mentre in sottofondo si alternano le voci di Chaka Khan, Sade e Tina Turner, Marta Jakubowski presenta la sua collezione per la FW17-18. La designer polacca prende sihouettes primi anni '90 e le rielabora in modo da creare l'outfit perfetto per una donna decisa, self-confident, che si veste per se stessa e non per impressionare qualcuno. La ragazza diplomata al Royal College of Art coniuga eleganza e sperimentazione: i mini abiti asimmetrici in tessuto tecnico sono piumini decostruiti, i pantaloni a vita alta hanno forme morbide e si abbinano a top in velluto, dolcevita ritagliati e legati appena sotto il seno o che lasciano le spalle nude. Il punto forte della collezione? I colori: mandarino, magenta, fucsia, prugna e giallo canarino. Sono caldi, incisivi ed esaltano ogni capo. Marta Jakubowski porta in scena un tableau vivido e vibrante, la celebrazione di una femminilità elegante e potente.

Burberry


Burberry incontra Henry Moore. Arrivato alla seconda collezione "see now, buy now" nella quale uomo e donna sfilano l'uno accanto all'altra, Christopher Bailey celebra l'artista britannico, affascinato dalle contraddizioni delle sue opere, in bilico tra forza e gentilezza, pesante e leggero, familiarità e astrazione.  Lo scultore pervade ogni elemento dalla location al numero 1 di Manette Street, nel cuore di Soho, allo chemisier decorato con i suoi schizzi, dalla felpa patchwork rivisitata nei toni panna della cementina alle bluse rigate e alla tuta workwear col pizzo sulle spalle ispirata alla sua divisa da lavoro. "Da sempre nella mia immaginazione aleggiava lo spettro dell'arte di Henry Moore: queste grandi figure iconiche del paesaggio britannico, sculture elementari che riescono anche ad essere umane, tenere, accessibili. Le ho sempre trovate molto commoventi, credo forse perchè riescono ad essere così monumentale eppure così personale, così pubbliche eppure così private allo stesso tempo. Moore crea oggetti che combinano la durezza dei materiali alla fluidità delle forme, la stranezza al bello - spiega il designer - E da Burberry siamo sempre stati attratti dal processo di lavorazione, sia quando viene celato sia quando è svelato e le immagini di Moore nel suo studio hanno nutrito la collezione, dalle righe del grembiule, agli strumenti del mestiere, fino ai momenti in cui viene ritratto l'artista al lavoro, con ingerenze su proporzioni, dimensioni, texture e forme". Così mentre Anna Calvi canta e in prima fila siedono celebrities come Naomi Campbell, Anna Wintour, Penelope Cruz, Iris Law o Suki Waterhouse, le figure mastodontiche di Moore, trasformate in abiti, prendono vita.  Le silhouette si fanno scultoree, asimmetriche, i materiali come la lana shearling o il pizzo macramè sono sempre più preziosi, i volumi si ingigantiscono, le cuciture si spostano, i capi si stratificano. Tutto nei toni neutri del bianco, del carne, del grigio, del navy. Alla fine dello show una sorpresa stilosa: 78 cappe unisex couture in limited edition. L'intera nuova collezione di Burberry insieme a 40 opere di Moore diventa una mostra dal titolo "Henry Moore: Inspiration&Process", visitabile fino al 27 febbraio presso la Makers Farmer House.

Hyein Seo


Hyein Seo ha una laurea alla Royal Academy of Fine Arts di Anversa, l'anno scorso, è stata incoronata Miglior stilista emergente al International Fashion Showcase e Rihanna l'ha consacrata indossando la sua stola con la scritta "Fear" appena dopo averla vista sfilare a Parigi. Mica male per questa ragazzina sud coreana che ora debutta alla Fashion Week londinese con "Final Boss", una collezione ispirata al mondo distopico di videogiochi e anime.  Akira, Street Fighter e Tekken sono le influenze nascose dietro ai top asimmetrici, ai maxi piumini, ai kimono stile judo, al cheongsam (il tradizionale abito cinese) rivisitato o alla tuta da motocross con tasche profonde a marsupio e cinghie allentate. Su tutto una pioggia di distintivi, toppe e spille. La giovane designer attinge al suo background culturale e lo sposa con citazioni street e biker, creando capi bad girls dallo spirito ribelle. Una curiosità: ai piedi le modelle indossano le nuove Nike Air VaporMax, che arriveranno nei negozi alla fine di marzo.

J.W. Anderson


"Femminilità... Questa stagione ho cercato un modo per esplorare la sensualità della donna e raccontarla in un modo easy, facile. Inserendola in quello che è il racconto della mia estetica". J. W. Anderson abbandona il suo approccio genderless o meglio lo adatta alla sua personale visione del concetto di femminilità. Il designer irlandese aggiunge, sottrae, sovrappone, stratifica, mixa gli stereotipi, sperimenta con materiali e silhouette, dando vita ad un universo stilistico di erotismo intellettuale. Mentre Primal Scream e Kate Moss cantano languidi "Some velvet morning" gli abiti si coprono di pattern luminescenti, si trasformano in delicati sari, i pezzi workwear si riempiono di tasche giganti, pellicce, nuvole di marabù insieme a stampe paisley e bagliori di lurex sono elementi patchwork imprevisti. I tessuti, dal raso al tulle, passando per il pelo di coniglio, si moltiplicano; gli orli sono asimmetrici e  i volumi si gonfiano sotto il "peso" delle stratificazioni. Su ogni look zip, piume, catene, inserti metallici. La femminilità di  Anderson ha un mood barocco, eccessivo eppure rimane equilibrata, è moderna, ma con un sapore retrò.

Marques' Almeida


Tutti conoscono Marta Marques e Paolo Almeida e il loro stile fresco che ha come pezzi cult jeans sfrangiati, giacche oversize e maxi shirt dress. Questi elementi nell'ultima collezione autunno-inverno presentata alla London Fashion Week si evolvono, arricchendosi di cappotti shearling, camicie asimmetriche, maxi coat, riferimenti '80s, bordi sfilacciati e pezzi bicolor come la giacca metà nera e metà bianca, ravvivati da pattern astratti, quadri, pois e righe. Marques' Almeida invade l'Old Truman Brewery a Brick Lane con una serie di capi vivaci, divertenti che catturano l'attenzione grazie alle stampe pop, ai toni lisergici e ai dualismi cromatici. L'ispirazione? Il duo di designers attraverso gli abiti vuole parlare di diversità, celebrare ogni donna e per farlo esplorano le fotografie di Malick Sidibe ( un artista che ha influenzato molti creativi nelle ultime fashion weeks), i dipinti del russo Kazimir Malevich e l'iconica musicista Nina Simone.