Cosa c’è dietro agli attacchi di Trump alle università statunitensi I repubblicani da tempo credono che le istituzioni accademiche siano troppo “di sinistra”

Da alcuni mesi, l’amministrazione Trump ha avviato una serie di attacchi diretti contro alcune delle più prestigiose università degli Stati Uniti, minacciando di revocare miliardi di dollari in finanziamenti pubblici destinati alla ricerca, soprattutto scientifica. In cambio, viene richiesto di concedere al governo maggiore influenza sui criteri di ammissione, sui programmi didattici e più in generale sull’amministrazione dei campus. La ragione più citata di questi attacchi riguarda la percezione – da parte dei repubblicani – che molte università non abbiano fatto abbastanza per prevenire episodi di antisemitismo, legati alle proteste contro la guerra nella Striscia di Gaza. Tuttavia, dietro questa giustificazione ci sono motivi politici e culturali che hanno a che fare con un risentimento più profondo nei confronti delle istituzioni accademiche, collegato a una lunga storia di tensioni tra la destra statunitense e le principali università del Paese. Questo conflitto è anche il risultato della crescente polarizzazione politica in corso negli Stati Uniti, che si riflette persino nelle scelte educative e nel livello di istruzione della popolazione. Mentre le persone non laureate tendono a votare per il Partito Repubblicano, quelle con un titolo di studio universitario sono più vicine al Partito Democratico.

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Il gap si è visto anche nelle ultime elezioni presidenziali, dove Kamala Harris ha ottenuto molti più voti di Trump tra gli elettori laureati. A favorire i recenti attacchi della destra nei confronti delle università del Paese è stata proprio la credenza secondo cui gli atenei statunitensi siano luoghi dove domina la cultura progressista. Da tempo i repubblicani considerano quasi tutte le università del Paese “di sinistra”, e le accusano di promuovere valori e ideologie che contrastano con i principi conservatori. In questo contesto, le stesse rette universitarie, notoriamente molto alte negli Stati Uniti, sono state strumentalizzate dalla retorica trumpiana per etichettare le università come istituzioni ricche e d'elite, che sfruttano i fondi pubblici per favorire l’indottrinamento. Naturalmente questa è una rappresentazione estremamente caricaturale del panorama universitario degli Stati Uniti, molto lontana dalla realtà. In aggiunta, l’amministrazione-Trump non ha fatto nulla per affrontare il problema dell’aumento dei costi dell’istruzione, e si è limitata a sfruttare la questione per alimentare la sua retorica. L’obiettivo è quello di delegittimare le università agli occhi di una parte dell'elettorato, suggerendo che queste istituzioni siano ormai più impegnate a formare militanti politici che non a preparare gli studenti a una carriera professionale: una strategia che punta a minare la credibilità delle università e a ridurre la loro influenza culturale nel Paese.

Quali università sta colpendo Trump

Non a caso, gli attacchi agli istituti scolastici si sono concentrati principalmente in quegli Stati che, alle ultime elezioni, hanno votato per il Partito Democratico. Il governo ha ad esempio sospeso 2,2 miliardi di dollari di fondi ad Harvard, in Massachusetts, come ritorsione per la sua opposizione alle richieste di Trump; in risposta, l’università ha intentato una causa contro l’amministrazione presidenziale, accusandola di violazione dei diritti costituzionali. La Columbia University, invece, dopo la minaccia di un taglio di 400 milioni di dollari ai propri fondi, ha scelto di adeguarsi alle pretese del presidente. Anche ad altre università prestigiose sono stati ridotti i finanziamenti: alla Cornell University, situata nello Stato di New York, è stato tagliato almeno un miliardo di dollari; la Brown University, con sede nel piccolo Stato di Rhode Island, ha visto una diminuzione del proprio budget da dedicare alla ricerca di oltre 500 milioni di dollari. Northwestern University, che si trova in Illinois, ha perso 790 milioni di dollari. L’Università della Pennsylvania, situata nell’omonimo Stato, ha subito un taglio di 175 milioni, mentre alla Princeton University, in New Jersey, sono stati ridotti i fondi di 200 milioni di dollari. Oltre a queste, sono sotto attacco decine di altri prestigiosi istituti, tra cui la Berkeley e la Johns Hopkins University.