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Com'è "Green Book"

Il film che potrebbe sbancare gli Oscar 2019

Com'è Green Book Il film che potrebbe sbancare gli Oscar 2019

È uscito da pochi giorni, ma è già sulla bocca di tutti. In tanti giurano che sia il favorito nella corsa agli Oscar (con ben 5 nomination, tra cui Miglior film e Miglior attore protagonista e non protagonista). Green Book di Peter Farrelly, interpretato dal tre volte candidato all’Oscar Viggo Mortensen e Mahershala Ali, premiato nel 2017 per Moonlight, è il caso mediatico più interessante della stagione, tanto da avere oscurato anche l’attesissimo Suspiria di Luca Guadagnino.

È il 1962. Tony Lip (Viggo Mortensen, che per interpretare questo ruolo ha fatto come Christian Bale e si è imbottito di Big Mac) è un buttafuori italo-americano, pregiudicato e razzista, è anche al verde e deve trovare un impiego per mantenere moglie e figli. Don Shirley (Mahershala Ali), un elegantissimo musicista afro-americano ricco di cultura, di bianco vestito e ricoperto di gioielli, ha bisogno di un autista per il suo tour imminente nel sud degli Stati Uniti: Les jeux sont faits: Tony è il perfetto chauffeur. Così, proprio come in A spasso con Daisy ma a ruoli invertiti, con il bianco alla guida e il nero sul sedile posteriore, i due improbabili compagni di viaggio intraprendono un road trip verso gli angoli più aridi del Sud degli Stati Uniti, sulle note irresistibili del jazz.

America! // The international Jekyll and Hyde
The land of a thousand disguises // Sneaks up on you but rarely surprises

(H2O Gate Blues, di Gil Scott-Heron)

Non a caso, il film prende il titolo da un testo famoso: The Negro Motorist Green Book di Victor Hugo Green (1936-1966), una guida per tutti i ristoranti, bar, motel degli Stati Uniti, in cui un afroamericano poteva fermarsi senza incappare in disagi dovuti al colore della sua pelle. Ciò è quel che accade a Don Shirley: suona in smoking per le famiglie più ricche d’America, sorride al loro applauso, ma non può entrare nei loro bagni, non può mangiare nei loro ristoranti, o dormire nei loro hotel.
Tuttavia Gil Scott-Heron recitava: “The way you get to know yourself is by the expressions on other people's faces”. Per questo, nonostante le difficoltà, Don Shirley non perde il sorriso, anche grazie a Tony, il quale non sarà molto sveglio, ma è un brav’uomo e un ottimo amico, in grado di abbattere le pericolose barriere del pregiudizio. Il collante del loro rapporto sarà la musica, che nel film è più importante che mai, con il jazz di Don Shirley trasformato in poesia. Artista ingiustamente dimenticato, maestro del genere ma allo stesso tempo devastato dall’etichetta di semplice “jazzista” , indimenticabile in Drown In My Own Tears. Sarà proprio la sua arte che gli permetterà di liberarsi di tutta la rabbia e il dolore che lo soffocano. E sarà sempre la musica il “compromesso” che insegnerà a Tony che il rispetto e l’ammirazione non conoscono diversità.

La storia di Green Book ha radici ben solide negli Stati Uniti e non solo. A Hollywood, si sa, il ferro è ancora caldo. Prima del maremoto del Time’s Up, prima dell’Oscar a 12 anni schiavo di Steve McQueen (2014) e Moonlight di Barry Jenkins (2017), la questione della disuguaglianza è centrale da anni: come dimenticare l’infamous hashtag #OscarsSoWhite? Dal canto suo, per “correggere l’errore”, l’Academy si sta muovendo verso l’inclusione di sempre più membri di colore: il 30% degli aventi diritto di voto per la cerimonia oggi, sono entrati nel team soltanto in tempi molto, molto recenti. L’intera industria culturale in quest'anno si è mossa verso la stessa direzione, basti pensare ad alcuni dei titoli di maggior successo: BlacKkKlansman di Spike Lee, Black Panther di Ryan Coogler. La cultura black è in piena forma e ha i riflettori puntati.

Da un punto di vista politico è allora chiaro il perché Green Book abbia le carte in regola per vincere l’ambita statuetta. Il film ha già in vetrina alcuni tra i premi più prestigiosi, tra cui tre Golden Globe (Miglior film commedia o musicale, Miglior attore non protagonista a Mahershala Ali e Miglior sceneggiatura) e Miglior film e Miglior attore protagonista per Viggo Mortensen ai National Board of Review Awards. La pellicola è inoltre stata selezionata fra i dieci film più belli dell’anno dall’American Film Institute. Come se non bastasse, l'opera di Farrelly è tratta da una storia vera: lo sceneggiatore, Nick Vallelonga, è proprio il figlio di quel Tony Lip Vallelonga protagonista della vicenda. Al contrario, purtroppo, gli eredi di Don Shirley non sono per nulla contenti del film, che hanno definito una “sinfonia di menzogne”. Viggo Mortensen, indimenticabile Aragorn de Il signore degli anelli, merita un premio fin dai tempi de La promessa dell’assassino di David Cronenberg (2007), così come anche Mahershala Ali, ormai una star, protagonista della terza stagione di True Detective.

Forse il punto che ha sollevato le maggiori polemiche è che alla regia ci sia un autore bianco, la mente dietro alcuni dei titoli più belli della commedia americana come Tutti pazzi per Mary Scemo & più scemo. In tanti hanno accusato il film di essere la versione edulcorata di una storia ben diversa, soprattutto di aver dipinto Don Shirley come “il nero dei bianchi” (torna tristemente attuale il caso O.J. Simpson). Il regista e i produttori, tra i quali Octavia Spencer, lo negano. Viene da chiedersi se basti questa polemica a corrompere l’importanza etica del film, noi pensiamo a proposito che Green Book sia un film bellissimo. Un road movie sui buoni sentimenti che riesce a mettere da parte persino il razzismo, parlando di un passato che si riflette in modo troppo inquietante sul nostro presente.
È vero, in un panorama che non è più capace di osare, Green Book non osa e certamente non farà la differenza. Forse è un film semplicemente perfetto, un compito in classe da 10 e lode, alcuni direbbero “un film di genere”, ma da quando nella perfezione non si può più trovare dell’infinita bellezza? Polemiche a parte (oppure no), andare a vederlo è un obbligo. Praticamente un imperativo morale.

 

Green Book è stato presentato al Toronto International Film Festival l’11 settembre 2018 ed è stato distribuito nelle sale degli Stati Uniti il 21 novembre 2018. In Italia è distribuito da Eagle Pictures. Al cinema da giovedì 31 gennaio.