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The Flexible Living - Intervista a Matteo Cibic

Abbiamo intervistato il designer in occasione della sua collaborazione con Timberland per la Milan Design Week

The Flexible Living - Intervista a Matteo Cibic  Abbiamo intervistato il designer in occasione della sua collaborazione con Timberland per la Milan Design Week

Per la prima volta in assoluto Timberland entra nel mondo della Milan Design Week e lo fa con una installazione del designer Matteo Cibic, The Flexible Living. Ispirata all’iconica Boat Shoe di Timberland, The Flexible Living incorpora la riedizione di questo modello con la nuova suola SensorFlex creando un connubio perfetto di heritage e innovazione.

Abbiamo intervistato Matteo Cibic per scoprire di questo su questo entusiasmante progetto.

 

#1 Parlaci del tuo progetto con Timberland, come hai integrato il concept della Boat Shoe?

Ho integrato quello che è il mio stile di vita a Milano. Corro sempre per la città da un appuntamento a un altro - a piedi o in bicicletta - e da qui l’idea di queste due gambe estremamente snodate che simulano un moto rotatorio, un movimento fluido ma costante.
Durante la Design Week siamo tutti in costante movimento, da un posto all’altro, da un appuntamento a un altro e avendo questa icona del design che è la Boat Shoe di Timberland cui ispirarmi - rieinventata con questa suola estremamente flessibile -, ho voluto riproporre questo comfort ai cittadini e ai visitatori di Milano con la creazione di questa panchina. The Flexible Living mi ha dato modo di esplorare la grande scala, si tratta di un installazione di 10 metri x 8 x 4 metri di altezza.

#2 Per Timberland questa è la prima volta al Fuori Salone, come ti sei sentito ad essere scelto?

Io lavoro sempre con clienti con cui ho un immediato click empatico e con loro è stato così. Mi sono divertito davvero molto nel realizzare questo progetto e ho avuto spazio per realizzare la mia visione.

 

#3 Molti dei tuoi lavori sono ispirati dal mondo animale e vegetale, da cosa prendi maggiormente ispirazione?

L’ispirazione per me è ovunque. Visito spesso musei, gallerie d’arte, leggo diverse pubblicazioni e cataloghi quindi le mie ricerche sono spesso trasversali, come per Naso Naso. Questi momenti di ricerca pura mi portano a realizzare accostamenti e forme che prima non avrei sperimentato, senza contare che cerco di lavorare il più possibile a mano,  ma viaggiando spesso realizzo molti progetti su strumenti tecnologici. Per i miei progetti collaboro anche con diversi artigiani e questa unione di tecnologia e tecnica mi piace molto, questa fusione di macchina e manualità non estremizzata. L’artigianato di precisione lavora con tecnologie molto avanzate e ha la capacità di creare prodotti mai visti prima.

#4 Cosa significa per te "design"?

Per me il termine design cambia significato ogni mattina, ogni giorno. È un modo di esprimermi, di divertirmi di mangiare e un modo per poter creare oggetti di meraviglia. È uno strumento in grado di soddisfare la mia curiosità estrema.

#5 Credi che sia un ambiente aperto ai giovani?

Mmm, secondo me è un concetto diverso... non esiste un "ambiente del design" ma, viceversa, crediamo che questo ambiente esista nella aziende italiane che producono divani, forchette, mobili eccettera. Credo sia una deformazione accademica a spingerci ad avere questo modello di pensiero. L’Italia è una nazione in cui si produce di tutto e c’è ancora molto da inventare, molti mondi da scoprire, potenzialità infinite a cui però il design non si è ancora avvicinato. Questo dovrebbero fare i giovani che vogliano affacciarsi a questo mondo: creare cose mai viste.