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Come il coronavirus influenzerà la nostra salute mentale dopo la quarantena?

nss magazine ha chiesto a un esperto cosa aspettarsi nei prossimi mesi

Come il coronavirus influenzerà la nostra salute mentale dopo la quarantena?  nss magazine ha chiesto a un esperto cosa aspettarsi nei prossimi mesi

Molto si parla di come l'attuale pandemia di Covid-19 influenzerà l'economia, ma un aspetto a cui i media non danno attenzione sono le ripercussioni mentali che mesi di quarantena, seguiti da una recessione economica potrebbero causare. Essere costretti a rimanere fra le quattro mura domestiche è stata un' esperienza senza precedenti, e anche se è stata vissuta diversamente di persona in persona, è stata la prima grande esperienza collettiva del nostro millennio. Un evento che ha strappato tutti dalle normali routine della propria vita quotidiana, impedendo contatti fisici e spaventandoci con quotidiane conte dei morti.

Quest'esperienza traumatica quasi di certo avrà ripercussioni sulla salute mentale collettiva. Secondo un articolo dell'Indipendent, a seguito dell'epidemia di SARS nel 2003 i suicidi sono aumentati del 30% fra gli over 65, mentre The Lancet parla di come, dopo la crisi economica del 2008, il tasso dei suicidi è salito del 5-10%. Sebbene quello del suicidio sia un caso estremo, è di certo indicativo dell'andamento del benessere mentale della popolazione. Per una visione più dettagliata e accurata sulla questione, abbiamo parlato con il dott. Marcello Florita, autore, psicologo clinico e psicoterapeuta dal SIPRe (Società Italiana di Psicoanalisi della Relazione)

Si dice spesso che un prolungato isolamento può provocare un deterioramento psicologico. Ovviamente non siamo in prigione e abbiamo conservato la nostra libertà, ma è possibile questa quarantena potrebbe causare danni psicologici a lungo termine?

È molto probabile che pagheremo per gli effetti della quarantena. Innanzitutto, va detto che, soprattutto per quanto riguarda il modo in cui la situazione è stata gestita in Italia, i media hanno posto grande enfasi sulla quarantena come un'arma per combattere il virus, con bollettini quotidiani simili a quelli di guerra che riportavano le cifre di positivi, morti e guariti.

È stato posto l'accento sulla necessità di restare uniti e di isolarci per combattere il virus. Ciò ha creato la diffusa sensazione di stare in guerra, e come spesso accade, la parte più difficile di questo processo è il dopoguerra, ciò che segue. È noto che durante una guerra, il nostro istinto umano ci porta a canalizzare tutte le nostre energie fisiche e psicologiche per sopravvivere, ma in seguito, nel momento dell'elaborazione, possono verificarsi i disturbi da stress post-traumatico. In effetti, è probabile che il disagio psicologico si vedrà alla fine dell'emergenza, quando proveremo a elaborare l'esperienza e cercheremo di dare un significato a ciò che è accaduto.

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Esistono modi di prevenire il problema?

Non è facile a un'azione preventiva generale, perché la risposta individuale è imprevedibile e unica. In altre parole, tutti affronteremo quest'esperienza in un modo diverso e personale, a volte mostrando risorse inaspettate, a volte trovandoci in difficoltà: in eventi estremi, scopriamo parti sconosciute di noi stessi.

Sicuramente gli atti di condivisione, di ascolto reciproco e l'insistenza a non negare ciò che è avvenuto provando a riprendere la nostra vita di prima sono buone garanzie. Non si tratta solo di attuare la prevenzione in senso stretto (perché in alcuni casi non è nemmeno possibile evitare la sofferenza), ma di imparare a identificare i pericoli prima che diventino irrisolvibili. Non dovremmo tornare alle nostre vecchie vite nè comportarci come se nulla fosse accaduto. Serve riflettere e condividere. Servono momenti per parlare di ciò che abbiamo vissuto, di esprimere le nostre paure e di ciò che stanno generando dentro di  noi, per descrivere ciò che non troviamo più in noi stessi e ciò che stiamo scoprendo di noi che è nuovo. La psicoterapia può essere un buon metodo per trovare momenti simili.

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"Eventually you start seeing changes. Your mind becomes lighter, the trees look brighter, the air you breathe begins to feel like food for new opportunities and life takes on a crisper color pattern. Ups and downs will continue to come and there’s still much to learn, but there’s now a new calmness in you that does not fear the old storms and helps them pass more quickly. A new awareness arises that gently reminds you that your power is yours to wield and is ready to propel you forward into deeper peace and liberating insight." ― Carla Frederico, from 'A Year In My Mind, From the Raw Perspective of Thought' #letstalkaboutmentalhealth #endthestigma • Click the link in bio to read stories on letstalk.12kindsofkindness.com

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Come si può rimanere calmi quando il futuro è così incerto? Quale sarebbe il suo consiglio?

La nostra società, noi stessi inclusi, ha sempre pensato di poter prevedere e controllare tutto. Prima della pandemia di Covid-19, ci arrabbiavamo se le previsioni del tempo erano sbagliate o se un pacco arrivava in ritardo e si usavano app per controllare il traffico e scegliere sempre il tragitto più breve per tornare a casa. La pandemia di Covid-19 ha creato invece una grande incertezza. Un senso inconscio di onnipotenza caratterizzava il nostro atteggiamento e l'approccio alla scienza.

Come ho scritto in uno dei miei libri, "l'incertezza è un virus intollerabile per l'uomo", e forse è proprio questo a spaventare: l'incertezza è il vero virus che dobbiamo combattere. Invece bisognerebbe tornare in contatto con la fragilità intrinseca della natura umana, con l'imprevedibilità della natura e dell'esistenza stessa. Nel mio saggio L'intreccio: neuroscienze, clinica del sistemi dinamici complessi ho scritto che i sistemi viventi (virus, animali, esseri umani, ecosistemi, ecc.), sono complessi, aperti al cambiamento e non lineari - il che significa che non è possibile prevedere la loro traiettoria. Tornare in contatto con la nostra fragilità, con la nostra impotenza significa considerare l'incertezza non come un virus da combattere, ma come una risorsa, un punto di partenza.

Come si può sapere se e quando è il momento di chiedere aiuto a un professionista?

Non esiste una regola fissa, la cosa importante è essere motivati e farsi coinvolgere. Come regola generale, quando la sofferenza influisce sulla propria esistenza (non puoi più avvicinarti ad altre persone, hai difficoltà a dormire, non puoi più lasciare il letto o la casa, hai bisogno di consumare sostanze ecc. ) potrebbe essere il momento di rivolgersi alla psicoterapia. Le limitazioni alla normalità della propria vita sono un criterio importante anche per i manuali diagnostici. Spesso le persone sentono la necessità della cura quando l'incendio, per così dire, è già divampato. In realtà, sarebbe meglio essere in grado di ascoltare se stessi e cercare aiuto prima che scoppi un incendio.

A quarantena finita, la realtà della crisi finanziaria e dei decessi verificatisi, diventeranno ancora più evidenti. Ci sono dei suggerimenti che potrebbe dare sulla gestione di quel trauma?

Non ci sono suggerimenti specifici. L'unica cosa certa è che l Covid-19 sarà uno spartiacque nelle nostre vite e dovremo abituarci incertezza e fragilità, anche se non ci piace. Come ho detto prima, l'impatto economico, aziendale, politico e soggettivo non è prevedibile. Nemmeno le nostre reazioni sono prevedibili. Siamo cresciuti in una società che promuove l'individualismo e l'onnipotenza e ora il virus sta enfatizzando l'importanza e il valore dell'azione comune. Solo se facciamo squadra possiamo proteggerci. La nostra pelle è il confine più personale tra noi e gli altri, ma è anche un mezzo di contatto e intimità.

Ora, con il virus, la fragilità della nostra pelle è stata evidenziata, la pelle è diventata un mezzo d'infezione da schermare con guanti e maschere e non è più uno strumento personale di protezione, ostentazione o autocelebrazione. Se vogliamo ritornare a una sorta di normalità, dobbiamo prendere in considerazione l'attuazione di atti di solidarietà nella nostra vita quotidiana. Forse questa è la vera sfida, uscire dal nostro paradigma individualistico e pensare che una nuova normalità può essere costruita solo insieme.

L’effetto  che il virus sta assumendo e continuerà ad assumere sulla nostra salute mentale individuale e collettiva è inevitabile. Non serve chiedersi se accadrà o meno: è più importante rendersi conto di come ci ha influenzati individualmente e trovare modi con cui gestirlo efficacemente o cercare aiuto. Ogni singolo caso sarà diverso poiché alcuni sono più sensibili di altri - che è  anche il motivo per cui è importante che, in quanto membri di una famiglia, di un team d English
 

i lavoro o di un gruppo di amici ci prendiamo cura gli uni degli altri, tenendo presente che tutti noi possiamo avere modi diversi di elaborare questa esperienza.

Nel caso in cui qualcuno senta il bisogno di ricevere aiuto psicologico qui ci sono alcuni numeri italiani per chiamare:

COVID-19, Pronto PSY - +393781898986 / [email protected]  - invia un'email o un messaggio di WhatsApp richiedendo una telefonata e ti risponderanno entro 48 ore. 

Agape dell'Aquila free Psychological Support Service

Dr.essa Chiara Gioia - 3317192396

Dr.essa Michelina Giannone - 477906624

Samaritans- ONLUS 

250 00184

Inoltre, se sei una coppia incinta che ha bisogno di assistenza, approfitta dell'ultima iniziativa del SIPRe Area Perinatale o invia un'email a [email protected]