A Guide to All Creative Directors

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Cos'è il social prescribing?

La pratica per favorire la salute mentale

Cos'è il social prescribing? La pratica per favorire la salute mentale

Negli ultimi anni, la prescrizione sociale – nota anche con il termine inglese social prescribing – ha iniziato a diffondersi sempre di più come pratica complementare in ambito medico. Il suo principio è semplice: anziché raccomandare solo farmaci o terapie, i medici possono suggerire ai pazienti di partecipare ad attività sociali, culturali o ricreative, come frequentare un laboratorio artistico, iscriversi a un corso di ballo o visitare un museo. In questo percorso, un ruolo chiave è svolto dai cosiddetti link worker, figure specializzate che conoscono a fondo i servizi disponibili nelle comunità locali e che affiancano i pazienti nel trovare l’attività più adatta ai loro interessi e alle loro necessità. Dopo un colloquio iniziale, viene costruito un piano personalizzato che tiene conto delle preferenze individuali e dell’offerta presente sul territorio. Il legame tra partecipazione sociale e salute si traduce così in un supporto concreto, che cerca di dare risposta non solo a bisogni fisici, ma anche psicologici ed emotivi – centrali nella qualità della vita delle persone. Un caso raccontato dalla rivista Time rende bene l’idea: una donna di 93 anni che accusava dolori cronici al petto è tornata a stare meglio quando ha ricominciato a frequentare le lezioni di ballo, interrotte dopo il trasferimento del nipote che la accompagnava. In questo caso il supporto di un’assistente ha fatto la differenza, e ha evitato il ricorso ad altre terapie.

 Il social prescribing funziona davvero?

@laurenkissee This is free medicine and its the most powerful thing you can do for your health! #grounding #earthingtherapy #earthing #earthingeveryday #thesunishealing #thesunishealthy #wellnesstok #wellnesstips #naturalmedicine original sound - Lauren Kissee

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il social prescribing può rappresentare una risorsa utile non solo per favorire la salute mentale, ma anche per contrastare condizioni croniche e sostenere il benessere psico-fisico in modo più ampio. Un assunto, questo, di cui anche i giovani sono sempre più consapevoli. Sempre più studi mettono in luce come una parte significativa delle visite mediche sia legata a problemi che non hanno origine strettamente clinica, ma che derivano da situazioni di isolamento sociale, depressione o disagio emotivo. In questi casi, le raccomandazioni tradizionali – come fare esercizio fisico o seguire una dieta equilibrata – possono risultare fini a sé stesse, soprattutto quando manca la motivazione. Se invece si propone un’attività concreta, piacevole e strutturata, è più facile che la persona la porti avanti nel tempo. Sebbene la prescrizione sociale non possa sostituire altri trattamenti, può creare un circolo virtuoso: partecipare a un’attività selezionata con cura, sapere di dover essere in un certo luogo a una determinata ora e avere qualcuno che favorisce questo processo, può rafforzare la propria volontà, con ricadute positive sull'autostima. In un’età in cui l’invecchiamento demografico, l’aumento delle patologie croniche e l’attenzione alla salute mentale sono sempre più rilevanti, avere a disposizione strumenti diversi e complementari ai farmaci diventa una risorsa preziosa.

@lydsbutler

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Running Around - Ely Oaks

Nata nel Regno Unito, dove dagli anni Ottanta è stata introdotta in modo sistematico soprattutto nel sistema sanitario nazionale, la prescrizione sociale si è recentemente estesa anche ad altri Paesi. Oggi è attiva in Australia, Giappone, Finlandia, Austria e Olanda, e sta prendendo piede anche negli Stati Uniti e in Italia, seppure con modalità differenti. Nei sistemi sanitari pubblici e integrati risulta più facile promuovere questa pratica, che viene valorizzata anche per il suo potenziale nel ridurre la pressione sulle strutture sanitarie. Favorire la partecipazione a determinati contesti sociali può infatti aiutare a prevenire il peggioramento di alcuni disturbi, posticipando o evitando terapie più costose o invasive. Nei Paesi dove l’accesso alle cure è in gran parte regolato da assicurazioni private l’implementazione di programmi di questo tipo può risultare più complessa. Tuttavia, come sottolineato anche dal New York Times, se le attività prescritte contribuissero a ridurre gli accessi al pronto soccorso per problemi non urgenti, i risparmi per le compagnie assicurative potrebbero essere significativi.