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La Cina ha bloccato l'esportazione di vestiti neri a Hong Kong

L’ennesimo tentativo del governo di arginare le proteste che attraversano da mesi l’ex colonia britannica

La Cina ha bloccato l'esportazione di vestiti neri a Hong Kong  L’ennesimo tentativo del governo di arginare le proteste che attraversano da mesi l’ex colonia britannica

Continua il braccio di ferro tra Cina e Hong Kong
Da qualche mese l’ex colonia britannica è teatro di proteste di massa e manifestazioni contro il governo, cominciate il 9 giugno nel rifiuto di un emendamento alla legge sull’estradizione (poi ritirata). Col passare delle settimane tutto si è trasformato in qualcosa di molto più grande, risvegliando un attrito che si fa sempre più profondo con l’avvicinarsi della data (il 2047) in cui l’autonomia di Hong Kong dalla Cina volgerà al termine. Questa percepita minaccia allo stato di diritto di Hong Kong ha spinto milioni di cittadini a scendere in piazza per chiedere più democrazia. 

Tra le azione intraprese dallo stato asiatico c’è anche, come racconta il giornale South China Morning Post, il divieto di esportazioni di capi di colore nero a Hong Kong.  I manifestanti, infatti, hanno adottato come loro uniforme magliette nere (spesso infilate nei pantaloni per smascherare agenti in borghese che coprirebbero le pistole con i lembi), jeans e scarpe da ginnastica, spesso abbinate a una maschera facciale nera o alla maschera del personaggio Guy Fawkes del film V per Vendetta.

Un avviso inviato l'11 luglio dalla società di corriere PHXBUY confermerebbe la richiesta della dogana cinese continentale di fermare la consegna di alcuni prodotti. La lista è molto lunga e include “caschi gialli, ombrelli gialli, bandiere, pennoni, striscioni, manifesti, guanti, maschere, magliette nere, canne metalliche, tubi fluorescenti, randelli bludgeon, prodotti alimentari, liquidi, polvere, gas, prodotti di marca contraffatti, grandi macchine, caschi, ombrelli, bracciali, asciugamani, giubbotti di sicurezza, altoparlanti, amplificatori, cavalletti, walkie-talkie, walkie-talkie, droni, camicie nere e altri indumenti, occhiali, perline metalliche, palle metalliche, forbici orticoltura, catene metalliche, torce, binocoli, giocattoli telecomandati”.
Un utente della piattaforma di vendita al dettaglio online Shopify ha confermato le restrizioni:

"Sto scrivendo per vedere se qualcun altro ha problemi a spedire capi di abbigliamento 'neri' a Hong Kong dalla Cina? Per coloro che non lo sanno, la Cina ha emesso un ufficiale [Annuncio di servizio pubblico] a tutti i servizi di corriere per smettere di ritirare tutti gli articoli di abbigliamento che sono considerati neri o addirittura blu marino per un periodo di tempo non divulgato".

Il governo cinese sottolinea che “Tutte le merci spedite a Hong Kong saranno oggetto di severe indagini”.

La maggior parte delle proteste sono pacifiche, ma non sono mancati scontri con la polizia, arresti, feriti e forti momenti di tensione e violenza, tanto che Zhang Xiaoming, capo dell'ufficio di gabinetto cinese, responsabile per gli affari di Hong Kong, ha definito quanto sta succedendo a Hong Kong "la peggiore crisi dal 1997", cioè dal ritorno della città sotto il governo cinese. Fino ad ora Pechino ha reagito con censure e minacce, ma, secondo molti, sarebbe pronta a far intervenire l’esercito. In una recente una visita di Stato in Nepal il presidente cinese Xi Jinping ha detto:

“Chiunque si azzardi a dividere qualsiasi regione dalla Cina morirà: i loro corpi saranno distrutti e le loro ossa maciullate e polverizzate”.

La situazione è sempre più tesa. La Cina ha costretto la compagnia aerea di bandiera di Hong Kong Cathay Pacific a vietare al personale che aveva partecipato alle proteste di volare nello spazio aereo cinese e a licenziare del personale. Recentemente, i giochi precampionato NBA sono stati abbandonati dall'emittente televisiva di stato cinese CCTV dopo che Daryl Morey, direttore generale del team NBA Houston Rockets, ha twittato a sostegno delle proteste di Hong Kong.