Vedi tutti

Beach House - Teen Dream

Beach House - Teen Dream

 Beach House
"TEEN DREAM"
sub pop, 2010
  Esiste un'invisibile quanto tagliente barriera che divide la crudele realtà dal sogno.
I Beach House sembrano averla frantumata a colpi di un'ascia di velluto, entrando a far parte di un mondo tanto ovattato quanto tangibile.
No, non è un sogno.
O almeno, il francese Michel regrand e Christiane Legrand sembrano aver tessuto magistralmente una realtà tutta  loro, dove qualsiasi emozione si materializza trasformandosi in una solida parete d i suoni che un secondo più tardi si disintegra per poi riapparire magicamente alle nostre spalle.
È la sensazione che si prova ad ascoltare "Teen Dream".
Completamente circondati da un'aurea rosea e fresca il terzo disco del duo americano si divincola tra episodi di estrema dolcezza estatica e frammenti psichedelici lasciati ai morsi della polvere del tempo che fu.
Questo è un dream pop, tutto loro. Dream Pop pioniere dei tempi precari che non ci assicurano la stabilità mentale e fisica di quel che si vive da qualche anno a questa parte.
Con gli occhi "adolescenziali" e vivi di due musicisti rimasti intrappolati tra le gabbie del tempo, si rivivono sensazioni che ognuno di noi ha provato in tempi non sospetti, durante il risveglio delle primavere che lentamente smettono di entusiasmare anno dopo anno.
L'amore, si sa, non esiste. Ma è bello rimembrare episodi che riportano alla nostre prime acerbe esperienze e alle nostre dolorose scottature amorose.
Era bello dare un peso a tutto ciò che ora ci sembra così futile.
Superficiale era il nostro viaggio all'insegna della scoperta dei sentimenti e dei batticuori; non c'era niente di più bello che amplificare ogni gesto e ogni segno di speranza. E sognare, sognare, fino a morire annegati nelle nostre favole di cartone.
In "Teen Dream", la speranza non c'è più. E' svanita insieme alla nostra voglia di credere in certi valori così puri quanto irraggiungibili. 
 Terzo lavoro, questa volta sotto la prestigiosa etichetta SUB POP, i Beach House ripropongono nebbiosi scenari dall'orizzonte incerto, tessendo melodie al limite del fiabesco e dello shoegaze, sfiorando gli Stereolab dei tempi d'oro e strizzando l'occhio ai contemporanei MGMT e M83 (quanto ci piacciono le sigle e i nomi ermetici!!!).
Un album registrato agli inizi del 2009 in una chiesa sconsacrata di New York, che ha lasciato decisamente l'impronta sonora all'album, come sottolinea l'insistente uso dell'organo, "Teen Dream" spalanca le porte a una nuova (o all'ennesima) concezione di un'America allo sbando, che non descrive più calde spiagge affollate di hipsters arrivisti e senza valori, ma una microporzione in crescita di una gioventù che corre ubriaca su enormi distese bianche di spiaggia deserta in un giorno grigio e ventoso in cerca di qualcosa che sa già di aver trovato.
Chris Coady (già alla produzione di TV ON THE RADIO e Blonde Redhead, per citarne un paio) impacchetta per bene un lavoro che valeva già nella sua materia grezza, ma ora rifinito per i cuori più puri. 

Dieci canzoni che evocano incessantemente una giovinezza bruciata troppo velocemente, attraverso le voci di Michel e Christiane che si intrecciano perfettamente nella continua ascesa di suoni delicati e morbidi che entrano silenziosamente sotto pelle, generando un brivido che riscalda in pochi attimi.
La sinuosa "Zebra" sembra trascirare nel mondo dei sogni, ma nel giro di poche tracce si avverte il suono vivido di chi non vuole far addormentare, ma che cerca di portare dolcemente alla realtà senza procurare un eccessivo shock.

Il primo singolo "Norway" ci porta lontani anni luce dalla madrepatria del duo del Maryland, facendo scorgere l'innata predilezione per le atmosfere nordiche, accentuate dalle urla angeliche di Michel, per poi ritrovare nei sussurri di Christiane in „Used To Be“ il rifugio dai rancori accumulati durante i giorni più belli che il tempo ci ha strappato via.
"Take Care", con i suoi giochi di luce sonora conclude magistralmente un disco troppo breve per contenere tutte le emozioni soffuse che dormono dentro di noi.

 
E' tutto cristallizzato. E quell'irresistibile fastidio non cessa di dilatarsi nello spazio nonostante stia castrando ogni nostro tentativo di ribellione. Tutto immobile nella testa. Un' immagine bellissima che si distorce ogni volta che si cerca di buttare il naso fuori dalla finestra della realtà: ecco un immenso prato che incornicia un'atmosfera nebbiosa di un cielo incerto; due ragazzetti si abbracciano e si scambiano innocentemente effusioni. Lei è bellissima: lunghi capelli che incorniciano il viso pallido, e una corona di fiori costruita dalla necessità improvvisa di farsi bella per il suo "amico speciale", che usa contemplarla temendo di sfiorarla anche solo con lo sguardo. Ora il prato è una distesa di cemento che attenua la caduta della pioggia, provocando un rumore a cui è facile abituarsi. Converse sporche e trucco sbavato. Lui ha fumato un po' troppo, e crede di amarla, ma non sa come si fa. Lei non si fa pregare, e sfacciata gli concede un bacio appassionato appoggiata a un'automobile parcheggiata. Eppure è tutto cos' magico. Quanto effimero.
Una realtà tanto degradante quanto concreta. Basta chiudere gli occhi e immaginare.
I'll take care of you. If you ask me to.