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Fucksia - Photophobie

Fucksia - Photophobie

MuertePop Records, 2009

Tutto quel che dovrete fare è metter su Photophobie e lasciar correre tutto il resto.
Ci sono cose insite in noi che fremono fin dai tempi della prima lezione sull'amore e su tutte le conseguenze devastanti che esso porta con sé.
Basta un nonnulla a risvegliare quella fugace emozione, il rumore della carta stropicciata, una risata delicata, una fotografia sbiadita, una madeleine.
Sono sensazioni sfuggenti, tanto prorompenti quanto veloci, che non riescono a trovare una classificazione nel nostro innato desiderio di autocontrollo.
Fotografie, che rimangono lì, sospese nel nostra memoria che comincia a perder colpi, che aggrediscono delicatamente  i nostri i ricordi, aggrappandosi a qualsiasi input. Un continuo sussulto, che non ha nome, che rimane sulla punta della nostra lingua, muto, eppur così definito, che fa quasi  venir voglia di piangere, ma che alla fine sopprimiamo con un sorriso poco convinto.

Non credo che Luca Marino, Fucksia, http://www.myspace.com/fucksia, abbia pensato a tutto questo mentre scarabocchiava le sue melodie sognanti , perchè „le aspettative sono una brutta bestia“ e perchè fondamentalmente la musica elettronica si pone spesso e volentieri a priori come un genere freddo e antiemozionale.
Questo album d'esordio diventa l'eccezione che conferma la regola, perchè distante anni luce dalla glacialità di un lavoro concepito interamente in maniera digitale.
Già al primo ascolto di That's Christmas... la direzione di Fucksia è chiara: ambizione latente (o inconsapevole?) intrecciata a tanta creatività e a uno spassionato amore per quel che si sta creando.
Le atmosfere alienanti di Ha? e J&M Factory sfiorano quasi le complicate trame che tessevano i Piano Magic ai tempi di Disaffected mentre il glockenspiel di  Multhomah  amplifica la concezione disincantata e onirica.

Fucksia vuole anestetizzare qualsiasi forma di dolore, o meglio, vuole arrivare timidamente  alla remota porta dei sentimenti  per rievocarli ed espiare qualsiasi colpa oggettiva.
Lo fa attraverso l'ingenuità di suoni che non inventano un nuovo modo di fare musica ma che si divertono a mescolare in modo originale quel che è stato messo a disposizione nel corso del tempo.
Quello di Fucksia è il sogno ad alta voce di un piccolo artista  che incarna perfettamente la condizione del suo tempo: una maniacale cura del dettaglio che si dilata e si perde nei vasti territori di un caotico universo fatto di troppi colori.
Rien, e non smetto di urlare di lasciar correre tutto il resto.
C'è da rimanere fermi ed immobili come statue, mentre trasale l'esigenza di scappare il più lontano possibile da un ricordo troppo forte e nitido.
Sì, ci sono cose insite in noi che in una frazione di secondo esplodono a causa di uno schiocco di dita, di un detonatore. Cose a cui non riusciamo a dar un nome. Ma sono lì. Che ci fissano insistentemente nel buio.
Cose che  diventano la fotografia perfetta di un ricordo perfetto. Che magari non è mai esistito.
Premo play. Photophobie. Ecco la risposta. E Fremo.