
Il futuro dei concerti sono i pop-up show Sempre più artisti stanno scegliendo i live spontanei nelle strade accessibili a tutti
Negli ultimi anni i biglietti dei concerti sono diventati un vero e proprio lusso (se non incubo). Tra dynamic pricing, commissioni poco trasparenti e secondary ticketing fuori controllo, andare a vedere un live oggi è sempre più una scelta economica prima che culturale. Negli ultimi due anni i prezzi medi dei biglietti sono cresciuti di oltre il 20%, rendendo l’accesso ai concerti sempre più selettivo. L’estate della reunion degli Oasis e ora i concerti dei Radiohead hanno portato a un altro livello di esclusività il live che per sua natura è un evento collettivo, accessibile e inclusivo.
Cosa sono i pop-up show?
@andrepiaf Tyler, The Creator making a bold statement on why he's one of the most brilliant producers of our generation. Here's "Big Poe" opening track from his surprise ninth album #DontTapTheGlass during his Pop-up show at #NYC Under The K Bridge Park. #TylerTheCreator #FYP #ForYouPage original sound - Andre Piaf
Ed è proprio dentro questa frattura che si sta creando una nuova forma di resistenza: i pop-up show. Concerti improvvisi, gratuiti o a prezzo simbolico, organizzati in strade, parchi, spazi pubblici. Eventi che vivono sul filo dell’istante, nati sui social, diventati virali su TikTok e destinati a esistere solo per chi riesce a esserci, senza ulteriori distinzioni. Nel 2025 Tyler, The Creator ha portato questo concetto al centro del dibattito con un concerto a sorpresa a Brooklyn, all’Under the K Bridge Park, per presentare l’album Don’t Tap The Glass.
Un’altra big che ha organizzato un pop-up show è stata Lorde. Ad aprile 2025 la cantante neozelandese ha organizzato un pop-up show a sorpresa al Washington Square Park di New York per presentare il singolo What Was That. L’evento, annunciato solo poche ore prima, è stato inizialmente interrotto dalla polizia per mancanza di permessi, trasformando la serata in un piccolo caso mediatico poiché la cantante ha deciso di cantare lo stesso con un impianto minimo ed esibendosi direttamente nella fontana del parco.
Sulla stessa linea si muovono i Geese, una delle band più interessanti della nuova scena rock newyorkese, che nel 2025 hanno portato la loro musica direttamente in strada con un pop-up show diventato virale su TikTok. Palco improvvisato, amplificatori montati al volo, pubblico che si forma in pochi minuti e il buon vecchio rock che torna alla sua dimensione fisica e immediata.
Tutti i problemi del dynamic pricing
ARTISTS TURN OFF DYNAMIC PRICING! ARTISTS TURN OFF DYNAMIC PRICING! ARTISTS TURN OFF DYNAMIC PRICING! ARTISTS TURN OFF DYNAMIC PRICING! ARTISTS TURN OFF DYNAMIC PRICING! ARTISTS TURN OFF DYNAMIC PRICING! FOR THE LOVE OF GOD ARTISTS PLEASE TURN OFF DYNAMIC PRICING!!!! STOP!!!!
— andi (@mcrorwtv) September 22, 2025
Anche Kevin Parker aka Tame Impala, nell’autunno 2025, ha sperimentato un formato fuori dagli schemi con un evento non convenzionale e improvvisato al Brooklyn Army Terminal con un live open-air tra DJ set, atmosfera improvvisata e centinaia di fan radunati sul molo affacciato su Manhattan.
Quello che unisce tutti questi episodi è la stessa urgenza: ricostruire un rapporto diretto tra artista e pubblico abbattendo il filtro economico che si è imposto tra chi fa musica e chi la ascolta. Il pubblico non è più spettatore passivo ma parte attiva di qualcosa che accade hic et nunc, senza prevendite e resale, ma solo con la presenza e l’ascolto.
Intanto, però, il modello tradizionale continua a scricchiolare. Le piattaforme di ticketing sono sotto accusa, i costi di produzione aumentano e la fascia giovane del pubblico, quella che dovrebbe garantire il futuro del live, viene progressivamente esclusa a causa dei prezzi altissimi. I pop-up show sono dunque la risposta naturale a questo sistema, non un rifiuto, ma un secondo binario. Da una parte gli stadi e i palazzetti, spesso fintamente sold-out, dall’altra la musica che torna nelle strade. Un ritorno alle origini che però è totalmente figlio del presente, perché senza i social e senza la viralità istantanea questi eventi non potrebbero esistere. E forse, dopo anni di eventi sold-out ma distanti, torneremo davvero ad avere concerti piccoli e imperfetti, ma veri.














































