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E il Project 2025? Anche se Trump se n’era dissociato, il l documento sembra stia diventando realtà

Il Project 2025 era il nome con cui era conosciuto, durante la campagna per le elezioni presidenziali, un controverso programma di governo elaborato in vista di una possibile amministrazione di destra negli Stati Uniti. Il progetto fu curato da decine di organizzazioni conservatrici, coordinate dalla Heritage Foundation, un centro studi molto influente all’interno della destra statunitense. I Democratici avevano etichettato il Project 2025, che divenne un tema parecchio seguito dai media, come una sorta di programma elettorale del Partito Repubblicano, evidenziandone le proposte più estremiste e radicali, nel tentativo di mettere in difficoltà lo stesso Trump; quest’ultimo, però, aveva in parte preso le distanze dal piano, nella consapevolezza che alcune delle politiche citate avrebbero potuto risultare dannose agli occhi di una fetta dell’elettorato di destra.

Per questo, Trump aveva più volte definito il Project 2025 «ridicolo», ribadendo in diverse occasioni di non averci niente a che fare, né di conoscere le personalità che lo avevano stilato. Tuttavia, molte delle persone che ci avevano lavorato erano piuttosto vicine a Trump: la CNN, ad esempio, analizzando i profili di oltre mille figure che avevano contribuito al progetto, aveva scoperto che almeno 140 persone avevano collaborato con l’amministrazione Trump durante il suo primo mandato. L’ex direttore dell’Heritage Foundation, inoltre, nel 2021 era stato nominato dallo stesso Trump come capo dello staff di un’agenzia federale.

Che cos'è il Project 25?

@nowthisimpact

Project 2025 is nearly 50% complete — and Trump was in on it the whole time. Now he’s finally admitted it. Here’s how the Heritage Foundation’s conservative blueprint is central to Trump’s second term.

original sound - NowThis Impact

Ma quali proposte conteneva il Project 2025 e perché era considerato così controverso? In sintesi, le numerose indicazioni presenti al suo interno (il documento contava quasi mille pagine) miravano a conseguire tre obiettivi principali: accentrare il potere esecutivo nelle mani della Casa Bianca; promuovere un’agenda conservatrice in vari ambiti, dall’economia all’immigrazione; e limitare diversi diritti civili sulla base di una visione più tradizionalista della società statunitense. Tra le altre cose, il progetto prevedeva di ridurre la spesa sanitaria in favore di quella militare, di interrompere le politiche ambientali per contrastare il cambiamento climatico o di restringere drasticamente l’accesso all’aborto, proponendo una visione molto tradizionale della famiglia.

Pur non coincidendo pienamente con il Project 2025, il programma elettorale di Trump, a farci caso, ne rispecchiava in parte i principi fondativi. Molti dei temi presenti nel documento, come lo scetticismo verso il cambiamento climatico, l’opposizione al riconoscimento delle identità di genere e una linea intransigente sull’immigrazione, riflettevano infatti posizioni che Trump aveva già fatto sue in passato.

Il primo anno di Trump

Da quando è tornato alla Casa Bianca, Trump ha usato i poteri presidenziali in modi sempre più controversi, facendo leva su interpretazioni discutibili della legge e sull’influenza che ha come presidente e leader del Partito Repubblicano. In continuità con le linee guida del Project 2025, ha promosso politiche aggressive per limitare l’immigrazione, sia legale che clandestina, spesso con procedure molte contestate. In altri casi ha dispiegato l’esercito a proprio piacimento, schierando le forze armate in città governate dai Democratici per fronteggiare ipotetiche emergenze, come una presunta ondata di criminalità a Washington, non confermata dai dati.

Alcuni funzionari pubblici critici verso l’amministrazione sono poi stati licenziati o minacciati di perdere il lavoro. Parallelamente, Trump ha attaccato alcune delle università più prestigiose, dicendo che avrebbe tagliato miliardi di dollari di fondi pubblici se non avessero adattato le loro politiche alle sue richieste: una mossa estrema anche per gli standard del Partito Repubblicano, ma che si è rivelata piuttosto efficace.

Trump e la censura dei media

@possiblymaria

original sound - Panic Matthews

Il presidente degli Stati Uniti, poi, più di recente ha cercato di influenzare media percepiti come ostili, portando avanti campagne pubbliche contro personaggi molto noti, tra cui Jimmy Kimmel. La strategia di comunicazione adottata da Trump e il suo entourage, inoltre, è sempre più "urlata": ormai non è raro che dai canali ufficiali delle agenzie federali vengano condivisi video o immagini bizzarri realizzati con l’intelligenza artificiale per attaccare avversari politici, facendo largo uso della retorica. Infine, Trump sta minacciando di licenziare migliaia di dipendenti federali a causa dello shutdown, con cui il governo ha sospeso la gran parte delle proprie attività (salvo quelle essenziali), dopo che al Congresso, cioè il parlamento statunitense, non è stato raggiunto un accordo per approvare la legge di bilancio.

Le responsabilità dello shutdown sono condivise tra Repubblicani e Democratici, ma Trump sta sfruttando questa situazione per cercare di trarne un vantaggio politico, addossando la colpa ai Democratici e veicolando una visione ancor più polarizzata della politica statunitense. A conti fatti, sembra che il modello di società delineato nel Project 2025 stia prendendo sempre più forma.