
Tutto quello che non va con "In the Hand of Dante" Un cast all star sprecato per uno dei film più deludenti di Venezia82
In the Hand of Dante non solo è uno dei film peggiori di Venezia82, è uno dei film peggiori dell’anno. Si potrebbe persino dire che è tra i film meno riusciti della carriera dei suoi attori e del suo regista Julian Schnabel. Pensare che il titolo è stato il centro di un piccolo scandalo, leakato e messo disponibile su internet. Una pubblicità gravissima per dei lungometraggi che devono passare a dei festival di un certo calibro, che si è scoperto essere stato caricato non per goliardia o ripicca, ma semplicemente per un errore di una delle società coinvolte nel progetto che invece di metterlo in privato su Vimeo ha cliccato sull’opzione “pubblico”. In the Hand of Dante è un tonfo sonoro che segue il successo di un’opera adorata sia dalla Mostra del Cinema dove venne presentato nel 2018, sia da tantissimo pubblico, il At Eternity's Gate che narrava la storia di Vincent Van Gogh e per cui perdeva un orecchio Willem Dafoe, che si aggiudicò per il ruolo la prestigiosa Coppa Volpi.
C’è da dire che più ambizioso è l’obiettivo, più rovinosa rischia di essere la discesa. Il problema con In the Hand of Dante è che il progetto scricchiolava fin dal principio, nonostante ad un primo sguardo un parterre simile di star poteva far pensare ad un prodotto d’autore con ambizioni da grande pubblico. Tanto che, accettando, anche Oscar Isaac rischia di aver preso parte al suo film peggiore in carriera. Sicuramente quello con la sua peggiore performance, con tanto di slancio in monologhi italiani mentre invoca le parole di Dante Alighieri, una prova che fa quasi dimenticare improvvisamente di averlo visto poco prima in un’opera non travolgente, ma sicuramente lodevole grazie anche ai suoi interpreti come il Frankenstein di Guillermo Del Toro, sempre proiettato nella stessa edizione del festival.
Per Gerard Butler e Gal Gadot di dubbi ce n’erano pochi. Mai brillanti come attori e intrappolati nella scatola cinese del racconto che va avanti e indietro nel tempo, la pellicola sottolinea tutto lo sforzo che i due impiegano per risultare seri ed intensi, con una caratterizzazione fastidiosa e caricata dei loro personaggi. In particolare l’attore scozzese, che ci tiene tanto nel diventare uno di quei gangster simpatici per la loro scorrettezza, uomini duri che indossano il reggiseno nel segreto delle loro case, risultando posticcio come il parrucchino che ha in testa mentre si lancia in sproloqui pieni di volgarità e discorsi ridondanti. Se sia Butler che Gadot non hanno presenziato al festival veneziano è per la richiesta nei confronti della Mostra di boicottare presenze sioniste, per il genocidio da parte del governo israeliano nei territori di Gaza. Ma non sarebbe stato fuori luogo anche se la loro assenza fosse stata dettata dall’imbarazzo di dover presentare il film, in anteprima fuori concorso. Viene anche da dire che su di un palco così prestigioso, in confronto ai i tanti titoli di valore passati nel corso dei giorni, sarebbe stato difficile trovare una giustificazione a un tale lavoro.
venice bullied gal gadot away from the film festival free palestine and free cinema from such awful "actress" pic.twitter.com/H0uGyITSNf
— reb (@torturedgaga) August 25, 2025
Non che i loro colleghi siano da meno, dal “siciliano” Jason Momoa a Sabrina Impacciatore. Lo stesso Schnabel, più che per la regia, che conserva comunque un proprio gusto, seppur pomposo e pretenzioso, si distingue per la confusione e la vanagloria di una scrittura che agita di continuo le acque di un racconto in cui si intrecciano il periodo di produzione del poeta italiano e il presente del protagonista interpretato da Isaac, con l’aggiunta di alcuni salti temporali legati alla sua vita privata. Ne risulta un heist movie sul manoscritto della Divina Commedia da rubare, che è al tempo stesso un period drama e un film sentimentale, in cui le parole di Dante dovrebbero riverberare e rivivere attraverso i personaggi.
In realtà solo un disrispetto verso un’opera divina per la letteratura italiana e mondiale. Una caduta troppo profonda, «come corpo morto cade» per citare le pagine dell’Inferno, da cui è impossibile uscire a riveder le stelle. Di cui c’è solo un’anima che si salva e che potrebbe avere accesso al Paradiso: il Martin Scorsese nel ruolo del mentore Isaiah in un cameo del film, vestito sì come mago Merlino, ma di una bravura tale da sospendere momentaneamente il caos attorno e far domandare perché il regista non abbia scelto di intraprendere in passato e con più frequenza la carriera da attore.











































