
Cosa aspettarsi dalle agevolazioni fiscali annunciate dalla Sicilia È arrivato il momento di trasferirsi sull’isola?
Lo scorso anno in Germania la maggioranza di governo aveva presentato una proposta che aveva fatto molto discutere: introdurre incentivi fiscali per i lavoratori stranieri nel tentativo di sopperire alla mancanza di manodopera in molti settori fondamentali per l’economia del Paese, a causa dell’invecchiamento della popolazione. L’iniziativa, però, è stata fin da subito giudicata fiscalmente discriminatoria nei confronti dei cittadini tedeschi, nonché un’occasione per i movimenti di destra per fare propaganda e alimentare la propria retorica – soprattutto in un momento in cui l’ala radicale dei partiti reazionari ha raggiunto livelli di consenso notevoli, in Germania e non solo. Il problema della scarsa presenza di forza lavoro in certi comparti è un problema molto serio, non solo per la Germania, ma anche per la gran parte dei Paesi europei. Non a caso, molti altri Stati del continente – tra cui la Francia, la Spagna, i Paesi Bassi, il Regno Unito e il Belgio – in passato hanno provato a introdurre misure simili a quella pensata nel 2024 (ma senza successo) dal governo tedesco. Anche in Portogallo fino allo scorso anno era attivo uno sconto fiscale che offriva ampie agevolazioni fiscali a certe fasce della popolazione – in particolare agli stranieri che sceglievano di trasferirsi lì. L’iniziativa aveva l’obiettivo di limitare, nel suo piccolo, le conseguenze della crisi economica del 2008, che in Portogallo si era fatta parecchio sentire. Si stima che nei circa 15 anni in cui sono stati presenti, questi sconti fiscali abbiano coinvolto quasi 90mila persone. Ma c’è ma. L’operazione aveva anche portato, negli anni, a un incremento del prezzo degli immobili, e per sempre più portoghesi era diventato difficile trovare abitazioni economicamente accessibili, soprattutto nelle grandi città – motivo per cui era stato interrotto il programma.
Più di recente, la Sicilia ha annunciato che introdurrà tutta una serie di agevolazioni fiscali basandosi proprio sul modello portoghese. Si tratta di esenzioni, detrazioni e deduzioni per le persone che si trasferiranno sull’isola e per le aziende che, a determinate condizioni, sposteranno la loro sede nella regione, con l’obiettivo di favorire gli investimenti sul territorio. Negli ultimi anni l’economia della Sicilia ha dato segnali incoraggianti: il PIL regionale è cresciuto più della media nazionale, l’occupazione è aumentata in modo significativo e le entrate tributarie sono salite quasi del 15%. Anche il turismo, spinto soprattutto dagli arrivi internazionali, sta vivendo un momento molto positivo, con più presenze nei territori e un traffico aereo in costante crescita. Tuttavia, nonostante questi progressi, la Sicilia continua a mostrare diverse fragilità strutturali. Il settore agricolo, da sempre centrale per l’economia dell’isola, sta soffrendo a causa della crisi idrica che colpisce molte aree, riducendo la produzione e causando la perdita di migliaia di posti di lavoro. A questo si aggiunge la difficoltà per i giovani a trovare lavoro: sebbene ci sia stato un miglioramento negli ultimi anni, il tasso di occupazione giovanile è ancora tra i più bassi d’Italia, mentre il divario salariale tra uomini e donne resta piuttosto elevato.
La Sicilia avrà agevolazioni fiscali per chi si trasferisce sull’isola.
— Inchiostrato (@sagiambe) July 22, 2025
Ottimo! Finalmente un modo per aiutare i residenti… ad andarsene.
Modello Portogallo: pensionati stranieri detassati, case più care, e i siciliani come comparse nel loro B&B. https://t.co/vgK2BmdmfJ
Non si sa ancora a quanto ammonteranno di preciso le agevolazioni fiscali volute dalla Sicilia e quando entreranno ufficialmente in vigore. L’iniziativa, comunque, si aggiunge a tutta una serie di bonus fiscali già presenti in Italia, a diversi livelli e in diverse regioni. Nel Paese le agevolazioni fiscali sono talmente tante e di varia natura che neanche il governo riesce a quantificarle con precisione. Attualmente si stima che siano attivi circa 600 sconti fiscali, che nel complesso pesano sul bilancio pubblico per oltre 100 miliardi di euro all’anno. Il problema è che, una volta introdotte, è politicamente difficile eliminare queste misure – che di fatto riducono le entrate fiscali, sottraendo risorse preziose alle casse pubbliche. In Italia, le prime agevolazioni fiscali risalgono agli anni Settanta, ma è dalla seconda metà degli anni Novanta che il loro numero e il loro impatto economico sono cresciuti in modo significativo, fino a moltiplicarsi negli ultimi quindici anni. A differenza di altri Paesi europei, dove tali misure vengono adottate con maggiore prudenza, in Italia ogni nuovo governo tende ad aggiungerne di nuove, senza però rimuovere quelle vecchie. Il settore che ne beneficia di più è quello del lavoro, seguito dalle politiche sociali e familiari. Tra tutti, il “Superbonus”, che ha invece a che fare con l’edilizia, rappresenta l’iniziativa più costosa mai adottata: secondo diverse stime, nei prossimi anni potrebbe avere effetti molto pesanti sui bilanci dello Stato.














































