L'interior design aveva sottovalutato The Sims La game-ificazione del design è partita dal gioco più famoso degli anni 2000

Per anni il design d’interni è stato percepito come un territorio elitario dominato da architetti e processi tecnici. Costi elevati, lunghi tempi di realizzazione e una curva di apprendimento ripida per gli strumenti professionali rendevano l'accesso al mondo della progettazione un privilegio per pochi. Poi è arrivato The Sims: era il 2000, e mentre il mondo lo classificava come semplice simulatore di vita, il gioco stava compiendo una rivoluzione silenziosa mettendo l’arredo al centro dell’esperienza utente e trasformando ogni giocatore in un potenziale interior designer. Senza CAD, senza brief da seguire, senza vincoli del mondo reale o paura di sbagliare. Solo libertà creativa, interfacce intuitive e una user experience (UX) che a conti fatti anticipava di vent’anni quello che oggi chiamiamo progettazione user-generated. Questa immediatezza, unita alla possibilità di demolire e ricostruire senza costi o permessi, ha rimosso barriere psicologiche e tecniche, incoraggiando l'esplorazione e la curiosità estetica ben prima che il termine «user experience» diventasse onnipresente nel linguaggio comune. Mentre i professionisti del settore erano ancora alle prese con disegni tecnici complessi e software CAD costosi, il giocatore medio di The Sims poteva progettare la casa dei suoi sogni in pochi clic, sperimentando stili, layout e combinazioni cromatiche con una facilità disarmante. Oggi la gameification dell’interior design è diventata un trend concreto, spinta dall’intelligenza artificiale e da una nuova generazione di app e startup. Ma la risposta l'avevamo già vent'anni fa, con The Sims

@clarissanadia I would spend hours building my sim’s home #sims #sims4 #thesims #interiordesign #interiordesigner Confidence (sped up version) - Ocean Alley

La scandinava Studio 555, una app in arrivo nel 2026 fondata da ex sviluppatori di King, Supercell e Rovio, ha raccolto oltre 4 milioni di euro in finanziamenti promettendo un’esperienza da «Pinterest 3D» o «TikTok dell’arredamento». Tutto è drag-and-play, personalizzazione istantanea, stanze condivisibili in Reel e feed pronti per l’algoritmo. Ma il successo di Studio 555 non è l'unico esempio di quanto il design sia diventato un gioco virtuale: RoomGPT ad oggi supera i 2 milioni di utenti, mentre Decor8 AI e MyRoomDesigner generano render e moodboard in pochi secondi. L'intelligenza artificiale agisce come un copilota invisibile, non solo accelerando la generazione di immagini (un concept che prima richiedeva ore può ora essere prodotto in 30-60 secondi), ma anche apprendendo dalle scelte dell'utente per offrire suggerimenti personalizzati, ottimizzare i layout in base a criteri predefiniti o persino generare stili in base a semplici input testuali. Questo rende l'esperienza ancora più intuitiva e "magica", simulando la presenza di un assistente di design virtuale che risponde in tempo reale alle esigenze creative del giocatore-designer. Oggi l'87% dell’engagement digitale avviene tramite video. Questa "ludicizzazione" del processo creativo non è solo una semplificazione, ma una vera e propria strategia per aumentare il coinvolgimento degli utenti. Tramite elementi come sfide, classifiche o la semplice gratificazione visiva di un render finale, le app trasformano un compito potenzialmente complesso in un'attività divertente. Questo non solo amplia la base di utenti potenziali, ma li rende attori attivi nel processo creativo, stimolando una curiosità e un'esplorazione estetica altrimenti inaccessibili. Nel frattempo, hashtag come #DesignGame, #RoomMakeoverChallenge e #SimsInspired dominano TikTok.

The Sims 4: Dream Home Decorator, rilasciato nel 2021, introduce persino la carriera di interior designer virtuale, con briefing, budget, vincoli e clienti - EA aveva capito tutto. Mentre Canva, Runway, Adobe Firefly e persino Figma integrano AI e UI semplificate, la creatività digitale abbraccia un’estetica "sperimenta-ripeti-condividi" che The Sims aveva già codificato all’alba del nuovo millennio. Canva, con la sua interfaccia drag-and-drop e le sue funzionalità AI, ha permesso a milioni di persone senza competenze grafiche di creare design di qualità, estendendo ora questa democratizzazione anche al layout degli spazi e alle moodboard virtuali. Intanto, alcuni studi di settore indicano che una percentuale significativa (circa il 70%) degli studi di interior design intende adottare strumenti più partecipativi entro i prossimi due anni. Sebbene cifre precise possano variare tra le diverse fonti, la tendenza è inequivocabile. Le applicazioni di gamification dell'interior design hanno visto un'impennata di download negli ultimi anni, segnalando un interesse crescente da parte degli utenti. Il focus si concentra non più solo sulle competenze tecniche, ma anche sul gusto personale, ma se il design diventa un gioco accessibile a tutti, quale sarà il ruolo della competenza tecnica e della formazione professionale?

@sim.terior New house - NO CC

Forse il valore si sposterà dalla mera esecuzione tecnica alla capacità di affinare il gusto, di curare l'estetica, di tradurre un'idea visuale in una soluzione realizzabile e funzionale. La competenza non scompare, ma si evolve, diventando l'arte di discernere tra infinite possibilità generate, per elevare il "gioco" a vera e propria arte. Ma il punto vero è un altro: se oggi il design cerca strumenti accessibili, social-driven e capaci di generare engagement, The Sims lo aveva già fatto. Lo abbiamo capito troppo tardi? Lo abbiamo sottovalutato? Nel frattempo, i content creator arredano stanze virtuali, condividono progetti digitali e ispirano trend reali. Brand del settore arredamento, tradizionalmente focalizzati sulla produzione fisica, stanno iniziando a comprendere il valore dei contenuti generati dagli utenti e hanno cominciato a offrire librerie digitali dei propri prodotti all'interno delle app con cui giocare, a lanciare challenge di design con premi reali o ad analizzare i trend che emergono dalle community virtuali. Il futuro del design sarà davvero per tutti? Forse, ma in parte lo è già stato - non lo chiamavamo design, ma giocare.