6 interior designer da tenere d'occhio Studi e creativi che stanno trasformando l'industria

Il design contemporaneo sta vivendo una trasformazione profonda. Non più solo forma o funzione, è diventato narrazione visuale, performance digitale e conversazione sociale. I brand e i designer emergenti non si limitano più a produrre oggetti, ma costruiscono immaginari, universi visivi autentici e coerenti pensati per essere condivisi. Nel 2025, con Instagram che ha superato i 2 miliardi di utenti attivi, i contenuti legati all’arredo non offrono solo ispirazione, ma contribuiscono a definire l’identità estetica collettiva. Hashtag come #modernhome, con oltre 5,7 milioni di post, confermano che l’interior design è ormai un fenomeno di massa e di tendenza. In questo ecosistema il nuovo linguaggio del design è ibrido e social-driven: i prodotti diventano contenuti, i contenuti storytelling, e ogni collezione è concepita per essere fotografata, condivisa e consumata online. Siamo entrati nell’era del design-narrazione, dove ogni elemento d’arredo è concepito non solo per abitare uno spazio fisico, ma per vivere e performare all’interno dei feed digitali. In questo scenario, il successo di un progetto si misura tanto nella qualità artigianale quanto nella sua resa online. Nel mondo del design, i reel di Instagram superano i post statici con un raggiungimento mediatico maggiore dell’1,36x, e i caroselli generano un engagement sensibilmente più alto rispetto ai singoli scatti. L’87 % delle interazioni digitali avviene oggi tramite contenuti video: questo significa che il design deve raccontare, emozionare e innescare reazioni. Il design non è più silenzioso. È una voce, un ritmo visivo, una narrazione costante che prende forma tra arte, architettura, moda e piattaforme social.

Ecco sei studi e interior designer che si stanno affermando non solo per la qualità estetica dei loro lavori, ma per la capacità di incarnare pienamente questa nuova forma di linguaggio. 

Odd Matter

Fondato da Els Woldhek e Georgi Manassiev tra Amsterdam e Rotterdam, Odd Matter opera all'intersezione tra sperimentazione materica e ricerca filosofica. I loro oggetti sembrano provenire da un altro tempo, con vasi, sedute, tavoli che oscillano tra il primitivo e il post-digitale. La serie Guise, realizzata con una tecnica proprietaria che simula la stratificazione geologica, è stata esposta in fiere e gallerie di tutto il mondo. Odd Matter rifiuta ogni linguaggio minimale o convenzionale preferendo un design narrativo e viscerale che trasforma la materia in racconto. L’estetica non è mai un fine, ma un risultato. Le loro immagini spopolano su Instagram, soprattutto tra i profili che curano moodboard legati al design sperimentale. Il feed è saturo di texture, forme ibride e una palette che richiama la terra e la pelle.

Objects of Common Interest

Il duo greco Eleni Petaloti e Leonidas Trampoukis lavora tra Atene e New York costruendo un universo visivo che confonde i confini tra arte e design. Objects of Common Interest unisce installazione, arredo e ricerca spaziale per realizzare forme curve, traslucide e sensuali. Ogni pezzo, dai tavoli in plexiglass opalino alle sedute monolitiche, è pensato come elemento autonomo e fotografico, capace di esistere da solo in un feed Instagram quanto in una galleria. Il progetto rifiuta l'idea di funzione come vincolo, e celebra il piacere puro dell'immagine tridimensionale. L’hashtag #objectsofcommoninterest conta decine di migliaia di post e le loro collezioni vengono salvate da art director e stylist di tutto il mondo. Ogni nuova uscita è un piccolo evento visivo.

Wonmin Park

Designer coreano con base a Parigi, Wonmin Park ha costruito la propria poetica attorno alla resina. La serie Haze, in particolare, ha definito il suo linguaggio visivo: geometrie eteree, superfici opache, palette pastello. Ogni oggetto sembra scolpito nella luce, sospeso tra presenza e assenza. Le sue creazioni si collocano tra scultura e arredo, e sono oggi esposte in collezioni pubbliche e private. Wonmin Park è uno dei pochi designer contemporanei capaci di trasformare un materiale industriale in un medium emozionale. I suoi contenuti spopolano nei reel e nelle gallery che raccontano un design rarefatto, quasi spirituale. Il suo profilo è una narrazione visiva coerente, dalla luce al colore.

Kouros Maghsoudi

Newyorkese di origini iraniane, Kouros Maghsoudi porta nel design il peso della cultura diasporica e la leggerezza della provocazione postmoderna. La sua Hug Chair, un abbraccio morbido e ironico, è già iconica. La collezione Mehmooni, che rievoca le feste persiane degli anni Settanta, è diventata virale grazie a un mix di storytelling, riferimenti culturali e palette pop. Maghsoudi crea oggetti che non si limitano a essere sedute o mobili: sono atti culturali, dichiarazioni estetiche che attraversano identità, ironia e heritage. Le sue immagini, spesso accompagnate da caption ironiche e provocatorie, sono perfette per il formato carosello di Instagram e attirano l’attenzione di community che vanno dalla moda al design sociale.

Further Ther

Studio con base a Lisbona, Further Ther lavora sulla soglia tra design e artigianato. I fondatori, Natasza Grzeskiewicz e Tomás Fernandes, credono in un approccio curatoriale alla produzione: ogni collezione è pensata come narrazione, con un forte legame al contesto geografico e culturale. I loro oggetti, dalle sedie ai piatti, sono realizzati in edizioni limitate, e spesso frutto di collaborazioni con artisti o artigiani locali. Il design è qui un processo lento, sensibile, anti-industriale, proprio per questo perfettamente in linea con la ricerca dei designer di un senso autentico del presente. La loro comunicazione visiva è minimale ma potente: ogni scatto racconta una storia, ogni progetto è una micro-narrazione.

EWE Studio

Nato a Città del Messico dall'unione tra l’architetto Héctor Esrawe, la curatrice Age Salajõe e il designer Manu Bãño, EWE Studio rappresenta l’anima contemporanea dell'artigianato messicano. Le loro opere, realizzate in pietra vulcanica, ottone e legno bruciato, reinterpretano i codici precolombiani in chiave scultorea. L’obiettivo non è solo creare oggetti, ma preservare e rinnovare pratiche tradizionali attraverso un linguaggio formale contemporaneo. Ogni pezzo è pensato per durare nel tempo, per esistere tanto in una casa quanto in una galleria. Un ponte tra passato e futuro, tra radice e visione. I contenuti social dello studio mescolano processo, materiali, e mood cinematografici per un caso da manuale di storytelling identitario.