A Guide to All Creative Directors

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"Final Destination: Bloodlines" torna a sfidare la morte

Il sesto capitolo della saga horror ha una scrittura inaspettatamente prorompente

Final Destination: Bloodlines torna a sfidare la morte  Il sesto capitolo della saga horror ha una scrittura inaspettatamente prorompente

Final Destination: Bloodlines non segue il filo delle sue premonizioni. Se si rimanesse semplicemente fermi al suo prologo, infatti, non ci si potrebbe mai aspettare un risultato tanto soddisfacente. Con un pessimo utilizzo degli effetti visivi, che riverbera su una regia altrettanto posticcia e una recitazione a tratti esagerata come ci si potrebbe aspettare da un qualsiasi horror di serie B, il film comincia non dando il migliore dei segnali, mettendo gli spettatori sull’attenti e facendo perdere da subito fiducia nel prodotto. Poi, improvvisamente, la protagonista Stefani si sveglia. Apre gli occhi durante una lezione universitaria in mezzo alle urla, presa dall’affanno. E, insieme alla lunga introduzione del film, si arresta anche il suo incubo - non solo dovuto ad una pessima color correction e al fatto che a un certo punto è evidente che un personaggio è stato riprodotto in digitale, neanche fosse un videogioco.

@warnerbrosph

New Official Trailer Alert | Final Destination Bloodlines - Death is a relentless son of a *****. #FinalDestination #Bloodlines - Only in Cinemas May 14, and IMAX. #WhatToWatchPH #ComingSoonPH #TrailersPH

original sound - warnerbrosph

Sono settimane che Stefani, interpretata da Kaitlyn Santa Juana, non riesce a riposare senza che nei suoi sogni un intero edificio venga avvolto dalle fiamme e fatto cadere a pezzi rovinosamente, causando una serie di terrificanti e dolorosissime morti che la fanno sprofondare nel terrore ogni volta che è ora di dormire. Una persecuzione a cui la protagonista proverà a mettere fine quando scoprirà avere a che fare con la nonna materna Iris, mai conosciuta, scampata anni prima a quello stesso incidente mortale che continua invece ad avvenire nei sogni della nipote e che svelerà un destino indicibile e inevitabile per tutta la sua famiglia. Se Final Destination: Bloodlines parte con ciò che sa fare meglio - gente che muore colpita da un pianoforte, dopo aver preso fuoco, riempiendosi di graffi a causa di un vetro rotto, conficcando la propria carne in un palo - è con una storia di sangue (in tutti i sensi) e di parentele che prosegue, inseguendo i fili rossi di una scrittura precisa e determinata a portare a compimento il fato da cui la famiglia di Stefani è riuscita a scappare per generazioni. 

Mentre la lunga sequenza iniziale dell’opera diretta da Zach Lipovsky e Adam Stein catapulta nelle più prevedibili delle conseguenze mortali che possono avvenire in riferimento alla saga, tornata con il sesto capitolo dopo una pausa di quattordici anni, è quando si arriva al personaggio di Kaitlyn Santa Juana che lo stile si fa più sobrio - pur mantenendo un certo disordine formale - e la narrazione prende davvero il via. Riflettendo ancora una volta su come ognuno di noi sia fatalmente legato ad avvenimenti al di fuori del proprio controllo, un disegno più grande che la serie horror ha condito di assurde nefandezze, Final Destination: Bloodlines si focalizza sul «cosa sarebbe potuto accadere?» e su come, anche a distanza di anni, is tratti di una domanda che è impossibile scrollarsi di dosso. 

La nonna Iris ha ingannato la morte, la quale ha deciso di vendicarsi prendendosi tutto il tempo necessario e arrivando a tormentare Stefani e il resto della sua famiglia. L’inevitabilità di cui parla Final Destination: Bloodlines è irrimediabile al punto da lasciare impietriti, con la scure che resta continuamente alzata a fare ombra sul cammino della protagonista la quale cercherà, come fatto dalla nonna, di rimandare l’evento ineluttabile. Tratteggiando la relazione tra i vari personaggi, come stilando un autentico testamento, la pellicola non ha solo morti disgustose e orrorificamente spettacolari. Non basa più il solo intrattenimento sui momenti splatter, i quali stavolta non sono nemmeno la sua forza. È una scrittura pulita che va dritta al punto l’asso nella manica di Bloodlines, che cerca di trovare tutti i trucchetti con cui giocare con la morte e ci riesce per la sua intera durata. L’incastro di ogni accadimento avviene non lasciando nulla al caso, lo stesso con cui dovranno fare i conti i personaggi. L’eredità del male, del proprio essere al mondo contro ciò che voleva un piano superiore e l’affrontare la morte come una nemica di cui si riescono a leggere i segnali fa di Final Destination: Bloodlines un’opera che non convince solo per il potenziale svago. La sceneggiatura (scritta da Guy Busick e Lori Evans Taylor) non arriva ai livelli del recente Il gatto con gli stivali 2 - L’ultimo desiderio per ciò che riguarda la ricerca dello sfidare la sorte, ma tira in ballo alcune mosse simili e mirabili. Tremendamente divertente e in ottimo spolvero, il nuovo capitolo di Final Destination è l’ordine che la morte torna a stabilire e che, pur di portare a termine il proprio compito, è capace di aggrapparsi a tutto. Anche a un semplice penny.