
Esiste davvero la dipendenza da smartphone?
Nuovi studi ne provano l'esistenza e gli effetti negativi
17 Aprile 2025
Se fino a poco tempo fa l'utilizzo dello smartphone veniva considerato per lo più innocuo, o comunque privo di conseguenze rilevanti sul piano neurologico, oggi la ricerca scientifica invita a una riflessione più attenta. L’idea che la tecnologia possa interagire con il cervello in modo “neutro”, cioè senza influenzarne il funzionamento o la struttura, è sempre più messa in discussione. Uno degli aspetti più dibattuti riguarda la possibile relazione tra un uso eccessivo dello smartphone e mutamenti a livello cerebrale – in particolare nelle aree coinvolte nei meccanismi della dipendenza. Due recenti ricerche tedesche, riprese dal evidenziano che in caso di abuso lo smartphone può agire in modo simile a sostanze come il fumo o l’alcol, producendo cambiamenti osservabili non solo nel comportamento ma anche nella struttura fisica del cervello. In particolare, nei soggetti dipendenti da smartphone i ricercatori hanno osservato una riduzione del volume della materia grigia, che è coinvolta in funzioni essenziali come la memoria, il controllo delle emozioni, l’attenzione e la capacità di prendere decisioni. I risultati degli studi mostrano anche che basterebbero solo tre giorni lontani dallo smartphone per osservare significativi cambiamenti nell’attività cerebrale di una persona.
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Per arrivare a queste evidenze, i ricercatori hanno fatto due esperimenti. Il primo ha coinvolto venticinque volontari di età compresa tra i 18 e i 30 anni a cui è stato chiesto di utilizzare lo smartphone esclusivamente per comunicazioni essenziali per un periodo di 72 ore. Successivamente, i partecipanti sono stati sottoposti a risonanze magnetiche, che hanno permesso di registrare cambiamenti rilevanti nella trasmissione dei segnali tra neuroni, con ricadute positive sull’attività cerebrale. Durante il secondo test, invece, ai soggetti coinvolti sono state mostrate immagini raffiguranti oggetti comuni accanto a fotografie di smartphone accesi e spenti. I ricercatori hanno osservato che, in presenza di immagini di smartphone, si attivavano specifiche aree del cervello collegate alla gratificazione e al desiderio, con un’intensità paragonabile a quella riscontrata nelle dipendenze da sostanze.
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Questi risultati suggeriscono che la reazione del cervello alla visione di uno smartphone può evocare, almeno parzialmente, una sensazione di desiderio impulsivo simile a quello che si osserva in molti individui che soffrono di tossicodipendenza. Un effetto, questo, che risulta amplificato dal modo in cui molte app e social media sono progettati, grazie a meccanismi di notifica, ricompense immediate e aggiornamenti continui. L’Istituto Superiore di Sanità ha già riconosciuto ufficialmente l’abuso da smartphone come una delle sfide prioritarie per il benessere mentale, tanto che la sua prima raccomandazione per il 2025 ha riguardato proprio questa problematica. Per affrontarla, uno dei consigli è cercare per quanto possibile di creare all’interno della propria abitazione alcune “zone smartphone free”, come la camera da letto o il tavolo da pranzo per imparare gradualmente a disconnettersi. L’obiettivo finale, naturalmente, non è l’eliminazione completa del dispositivo – che resta uno strumento utile e in molti casi necessario – ma piuttosto un uso più consapevole e bilanciato. L’uso dello smartphone è normalizzato, pervasivo e, nella maggior parte dei casi, non percepito come problematico – fino a quando non iniziano a manifestarsi conseguenze evidenti.