
Anche le pop star hanno un direttore creativo
Del resto, il packaging oggi è (quasi) tutto
05 Febbraio 2025
Il 2024 è stato un anno record per le pop star donna, con Taylor Swift, Billie Eilish e Sabrina Carpenter che hanno dominato le classifiche degli stream americani seguite a ruota da Ariana Grande, Olivia Rodrigo e Chappell Roan secondo il report di Luminate. Anche quest’anno sembra non essere da meno: a gennaio è avvenuto l’attesissimo ritorno di FKA Twigs, autrice di Eusexua, mentre a marzo e a maggio assisteremo all’uscita dei nuovi album di Lady Gaga e di Lana del Rey. Ai Grammy tenutisi la scorsa domenica, a brillare sotto i riflettori insieme a Kendrick Lamar sono state proprio le pop star, con le performance più seguite della serata appartenenti a Chappell Roan, Sabrina Carpenter e la stella nascente Doechii, che ha fatto la storia diventando la terza donna a vincere il premio Best Rap Album dopo Lauryn Hill e Cardi B. Insomma è un periodo d’oro per il pop femminile, ma forse non tutti sanno che dietro a ogni progetto ben riuscito, sia questo Brat o The Rise and Fall of a Midwest Princess, ci sono dei direttori creativi. O, meglio ancora, delle direttrici creative.
Il segreto del successo delle pop star del nuovo decennio sembra essere la completa dedizione che ciascuna di loro dedica alla propria visione artistica. Oltre a eseguire produzioni impeccabili sul fronte musicale, artiste come Charli XCX e Sabrina Carpenter esercitano una perfetta padronanza della propria immagine, dalle parole che pronunciano ai tweet che condividono, dalle persone che frequentano (e con cui vengono paparazzate) a ciò che indossano sul palco e non solo. A conclusione del 2024, dopo aver scalato le classifiche internazionali con il pop elettronico di Brat, Charli XCX ha condiviso sui social il manifesto dell’album. Le definizioni dalla lista scritta nell’estate del 2023 che spiccano di più si riferiscono alla direzione creativa del disco: «The artwork will be obnoxious, arrogant and bold, some people will hate it […] the whole album campaign is high art but it is also crucial to understand the benefit of low art and celebrity», a conferma di quanto la visione verde Brat sia stata architettata con ingegno e largo anticipo. Se ormai tutti noi associamo il colore verde acido a Charli XCX il merito non è solo della cantante: ad affiancarla c'è stata Imogene Strauss, direttrice creativa, collaboratrice di lunga data dell’artista britannica nonché spalla creativa di altri artisti rinomati come Clairo e Caroline Polachek. Il ruolo di Strauss nella riuscita del progetto di Charli XCX è stato decisivo, avendo contribuito a rendere Brat una visione completa, riconoscibile e immediata. Come Strauss spiega in un’intervista a The Cut, il direttore creativo non ha il compito di cambiare gli artisti «o di dare loro un'identità, ma piuttosto aiutarli a sviluppare la propria identità e a mantenerla in modo preciso e coeso».
Charli XCX took to her private IG to share the 'Brat' manifesto she wrote in 2023. pic.twitter.com/JHwaxOzAI1
— Pigeons & Planes (@PigsAndPlans) January 1, 2025
Dalle collaborazioni al packaging del vinile, dalle grafiche e gli elementi scelti per un video musicale allo styling di scena, i direttori creativi delle pop star aiutano i loro clienti a incanalare al meglio il messaggio che vogliono condividere con il pubblico. Un’altra star che nell’ultimo anno ha sconvolto le classifiche internazionali è stata Chappell Roan, che con il suo album di debutto The Rise and Fall of a Midwest Princess ha conquistato riconoscimenti da parte di tutta la industry (inclusa Lady Gaga, da cui l’artista ha spesso ammesso di trarre ispirazione) arrivando a vincere il Grammy per Best New Artist. Mentre Roan portava sui palcoscenici di tutto il mondo pop anni ’80, grinta da vendere e una buona dose di look surreali, dietro le quinte collaborava con lei un trio di creative altrettanto incredibili: la direttrice creativa Ramisha Sattar, la stylist Genesis Webb e la set designer Maris Jones. Se quest’estate abbiamo assistito a bocca aperta a Chappell Roan uscire da un bong a forma di mela nelle vesti della Statua della Libertà, dopotutto, il merito è anche loro.
Chappell Roan as the Statue of Liberty for Governors Ball! pic.twitter.com/9UnITfA3p5
— (@concertleaks) June 9, 2024
Dopo il successo di Charli XCX e di Chappell Roan nel 2024, l'anno nuovo si è aperto in bellezza con l’uscita di Eusexua, il progetto più ambizioso di sempre dell’artista FKA Twigs. Come conferma lei stessa in un’intervista a Spotify con Imogene Heap, prima ancora di essere musica Eusexua nasce come concetto. Così come per i suoi progetti passati, l’artista ha realizzato una narrazione visiva coesa a corredo di ogni brano, ma questa volta l’asticella è stata spostata un po’ più in su con set design, costumi e coreografie eccezionali in videoclip che, oltretutto, contano la partecipazione di artisti affermati come Mowalola, Stefano Pilati, Mona Tougaard, Yves Tumor e Phoebe Waller-Bridge. Eusexua è la prova di quanto, nel 2025, il successo di un album pop (anche se il sound di FKA Twigs si può al massimo definire alt-pop) dipenda dall'immagine ancora più che dalla musica: come racconta nell’intervista con Heap, se in passato ha potuto sviluppare le proprie idee in maniera indipendente questa volta FKA Twigs si è sentita in dovere di abbandonare la propria libertà artistica per il bene del progetto. Per riuscire a «fare qualcosa di veramente strano», ha spiegato l'artista, «ho dovuto cercare il supporto di una major».
L’assoluta dedizione e ricerca che le pop star di oggi rivolgono a ogni aspetto della loro musica è lodevole e meritano di continuare a venire celebrate. Un aspetto interessante del genere, però, è che nonostante il direttore artistico, il cantante, la palette dell’album e le ispirazioni alla base del progetto cambino, l’equazione alla base di ogni uscita pop è sempre la stessa, specialmente per quanto riguarda gli artisti appartenenti alla stessa etichetta discografica. Come sottolinea Nylon Magazine, lo stesso fenomeno del blanding che negli ultimi anni ha preso di mira i loghi dei brand ha invaso anche la musica pop. L’estetica è pulita, non descrittiva, priva di accenti intellettuali che potrebbero fare apparire la star «come più intelligente o più brava dei loro ascoltatori» per paura di non essere abbastanza «relatable». Nonostante i font di Brat e Eusexua seguissero esattamente questa tecnica, le due artiste hanno comunque dimostrato che si può trovare un giusto compromesso tra il desiderio di trasgressione, anticonformismo e innovazione e la volontà delle etichette discografiche di “semplificare” il tuo lavoro per renderlo più commerciale. L’importante è avere una visione chiara e una direttrice creativa in gamba: la giusta folla seguirà.