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In che senso un’opera di Jeff Koons è sulla luna?

Avanguardia o inquinamento?

In che senso un’opera di Jeff Koons è sulla luna? Avanguardia o inquinamento?

Di recente una scultura dell’artista Jeff Koons è arrivata sulla Luna. Chiamata “Moon Phases”, si trova all’interno del lander americano Odysseus, atterrato sul suolo lunare il 23 febbraio dopo un viaggio di una settimana a bordo di un razzo Falcon 9 di SpaceX. Il lander, che è della società privata Intuitive Machines, è diventato il primo veicolo spaziale degli Stati Uniti a compiere un allunaggio controllato dai tempi della missione Apollo 17, del 1972. Su Odysseus non sono presenti persone, ma solo una serie di strumentazioni (oltre all’opera di Koons). L’attuale missione, denominata IM-1, è per lo più dimostrativa e serve per verificare le capacità di allunaggio automatico. IM-1 fa parte del programma Commercial Lunar Payload Services (CLPS), avviato dalla NASA per mandare sulla Luna piccoli robot automatici – i lander – con l’obiettivo di esplorarne il suolo, raccogliere dati sulle sue caratteristiche e prepararsi alle missioni future che ospiteranno un equipaggio. Nei prossimi anni, progetti come Odysseus potrebbero diventare più frequenti, anche perché la NASA sta cercando di ridurre i costi dei viaggi verso la Luna. A partire dal 2018 l’agenzia spaziale statunitense ha iniziato a collaborare maggiormente con le società private, a differenza del passato. In questo modo ritiene di poter risparmiare grandi quantità di denaro, affidando a loro lo sviluppo delle missioni spaziali considerate “minori”. Aziende come SpaceX di Elon Musk hanno quindi la responsabilità diretta sull’organizzazione dei singoli progetti, e li finanziano anche attraverso accordi con altre realtà e organizzazioni, interessate a trasportare nello Spazio determinate strumentazioni – per effettuare ad esempio esperimenti particolari –, così come oggetti di vario tipo.

In cosa consiste il progetto di Jeff Koons? 

L’iniziativa di Koons è stata realizzata in collaborazione con Pace Gallery, la nuova galleria che rappresenta l’artista americano. La scultura mandata sulla Luna si compone di 125 sfere di acciaio inossidabile di circa 2,5 centimetri, e ciascuna rappresenta una fase lunare vista dalla Terra o dallo spazio. A ogni modello, tra le altre cose, è associato il nome di un personaggio storico – da Platone a David Bowie, da Leonardo da Vinci a Gandhi. All’opera mandata in orbita corrisponde anche una serie di NFT (Non-Fungible Token), ovvero particolari certificati di autenticità digitale tracciati, che è possibile acquistare su una piattaforma dedicata di proprietà della stessa Pace Gallery. Ciascun NFT include un'immagine di una delle 125 sfere di acciaio. Il progetto, descritto dall’artista su un apposito sito, fin dall’inizio strizzava l’occhio al Web3, cioè quella che molti considerano la prossima e imminente evoluzione di Internet. Gioca con la formula «to the moon», utilizzata da chi si occupa di criptovalute per descrivere un picco di valore di un titolo – insieme agli NFT, le criptovalute sono considerate uno dei tratti distintivi del Web3. Jeff Koons non è la prima persona a inviare arte sulla luna, ma era da più di 50 anni che non accadeva una cosa del genere. Nel 1971 era arrivata sul corpo celeste un’opera dell’artista belga Paul Van Hoeydonck, grazie alla collaborazione dei membri dell’equipaggio dell’Apollo 15. Due anni prima, gli artisti Andy Warhol, Robert Rauschenberg, John Chamberlain, Claes Oldenburg, Forrest Myers e David Novros avevano collaborato insieme per spedire sulla Luna un loro progetto congiunto, a bordo dell’Apollo 12.

Stiamo inviando nello Spazio un po’ di tutto

In che senso un’opera di Jeff Koons è sulla luna? Avanguardia o inquinamento? | Image 489806

Il maggiore coinvolgimento dei privati nelle attività spaziali ha fatto sì che aumentasse l’interesse nel mandare, oltre l’atmosfera terrestre, oggetti particolari – più che altro come azione simbolica. È il caso delle opere d’arte, ma non solo. Il business delle sepolture sulla Luna, ad esempio, tutto sommato funziona. Celestis è una realtà che per circa 13mila dollari prova a portare sul suolo lunare una porzione contenuta di ceneri di persone cremate, prenotando sui singoli razzi un piccolo spazio come “carico secondario”. Ma le tariffe dipendono molto dal tipo di esperienza richiesta: un “semplice” passaggio nello Spazio, che poi prevede il ritorno sulla Terra, costa circa 3mila dollari. Nonostante le critiche e le perplessità, per le aziende che organizzano questi progetti tutto ciò rappresenta un’importante opportunità di business. Questo, inoltre, è un contesto dove quasi non ci sono regole, e la tendenza per il momento è quella di non disincentivare le iniziative del genere. Si teme, poi, che norme più stringenti potrebbero compromettere la crescita complessiva del settore delle esplorazioni spaziali private – che alla NASA stanno convenendo molto. Eppure, i critici sostengono che quando ci saranno più opportunità di raggiungere la Luna a costi minori, aumenteranno anche i materiali e gli oggetti trasportati sul suolo lunare, molti dei quali a un certo punto diventeranno inevitabilmente rifiuti.