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Fotografia analogica vs digitale

Intervista con Piotr Niepsuj

Fotografia analogica vs digitale Intervista con Piotr Niepsuj
A by Piotr Niepsuj
A by Piotr Niepsuj
Olivier Zahm photo by Daniele Testa
Piotr Niepsuij (via Facebook)

In un recente articolo apparso su Business of Fashion si parla del ritorno alla fotografia su pellicola di molti fotografi, soprattutto nella moda.

Volevo parlarvene ed esporvi la mia opinione a riguardo, ma poi ho trovato su Facebook un commento del fotografo polacco Piotr Niepsuj all'articolo in questione. E allora ho pensato di contattarlo e chiedergli il perché della sua affermazione – e molto altro.

Lui ha gentilmente risposto e questa è l'intervista che ne è uscita fuori, che forse vi interesserà più della mia opinione.  

Piotr Niepsuij (via Facebook)

#1 Ho visto il post sulla tua pagina Facebook e volevo sapere con cosa non sei d'accordo dell'articolo di Business of Fashion e perché.

Non si tratta di essere d’accordo o meno, piuttosto mi sembra assurdo che nel 2016 si parli ancora di dicotomia fra fotografia analogica e digitale. Pensavo che questa discussione fosse finita da anni. Non l’ho visto come un articolo che racconta il fenomeno del ritorno della pellicola nella moda, ma più come una chiara presa di posizione contro la fotografia digitale, che la esclude e la etichetta come “non giusta”.

Non ho niente contro chi scatta fotografie col rullino – che mi piacciono e considero “importanti” nella fotografia – ma se non fossero controbilanciate da quelle digitali, sarebbe tutto un po' ridicolo, perché non viviamo più negli anni Novanta. È il 2016 e ci sono più mezzi per scattare fotografie che allora, quindi perché non usarli? Quando nel 2065 si racconterà la fotografia di oggi, cosa ne sarà rimasto? Se tutti usassero esclusivamente rullino rimarrebbe solo la povera imitazione degli anni precedenti. Perché non si vuole andare avanti? Guarda Juergen Teller che da quando è passato alla fotografia digitale ha fatto, artisticamente parlando, un gigante passo avanti. La nuova macchina ha rinfrescato il suo stile, ma senza danneggiare la sua identità. È un esempio perfetto.

Olivier Zahm photo by Daniele Testa

Quello che invece mi ha rattristato, addirittura quasi fatto arrabbiare, dell'articolo di BoF è l'opinione di Olivier Zahm su quanto la fotografia analogica sia anticapitalista. Ma veramente? Se fosse davvero così anticapitalista, allora perché tutti cercano di imitare i suoi toni caldi, i suoi contrasti morbidi e la sua grana con i filtri di photoshop? Nel 2016 è proprio questo che fa vendere maggiormente i prodotti di moda. Dovrebbe essere considerata più anticapitalista la decisione di scattare oppure no una foto, e nel caso decidere di pubblicarla o meno, che il fatto che sia su pellicola o in digitale. Mi dispiace ancora di più sentire certe affermazioni da una persona come Olivier Zahm che stimo e rispetto molto, e che in passato ha spianato la strada a molti grandi fotografi di oggi. 

Ma poi, ha ancora senso parlare di anticapitalismo oggi? Ho come l'impressione che abbiano aggiornato i modi con cui combattere il sistema, e che non siano più così “anti”. 

 

#2 Il ritorno alla pellicola fotografica di cui parla BOF – che, secondo me, è già avvenuto da molto tempo – potrebbe essere già storia vecchia nei confronti dell'emergere della fotografia con smartphone? 

Il ritorno alla pellicola fotografica di cui parla BOF è in realtà l’adozione di un fenomeno che esiste da anni, ma solo adesso è stato accettato dal sistema moda. E sì, la stessa cosa potrebbe succedere con gli smartphone, ma penso ci vorrà un po' di tempo.

A by Piotr Niepsuj

#3 Pochi mesi fa è uscito il tuo primo libro  “A” – che racconta il viaggio di un'estate dalla tua città natale a Berlino in compagnia di una ragazza attraverso immagini che hai scattato col tuo iPhone 5c. Com'è nata l'idea di questo progetto e perché la scelta di questa camera?

Io scatto fotografie praticamente in ogni occasione e adesso lo faccio con un iPhone – un mezzo che ho sempre con me, che è sempre pronto per fare una foto e che non mi fa perdere tempo. Prima mi portavo dietro una piccola compatta analogica, ma poi ho capito che mi trovavo meglio con un cellulare e ho lasciato la macchinetta a casa.

L’idea del libro invece è nata quando sono tornato a Milano e ho riguardato tutte le foto del viaggio. Era stata una vacanza troppo importante per me e sentivo che dedicarle un album di Facebook non sarebbe stato sufficiente. Volevo lasciare un segno più tangibile. 

 

#4 Mi vengono in mente altri progetti fotografici a riguardo – vedi “Land of Sunshine” (2012) di Giorgia Malatrasi, che raccoglie alcuni suoi scatti realizzati con un Nokia 2630 – che mi fanno pensare che la fotografia con smartphone possa vivere una sorta di “riqualificazione” ed essere considerata una forma artistica. Tu cosa ne pensi? 

Penso che sia stato un fatto importante per quei tempi. Pensa che nel 2016 potrebbe essere addirittura difficile trovare il modo di scaricare le foto dalla Nokia 2630 al computer, perciò fare un libro così non sarebbe più possibile. Potremmo però sviluppare un filtro per simulare questa resa con Photoshop, non sarebbe male.

A by Piotr Niepsuj

#5 Il rovescio della medaglia: gli smartphone hanno sdoganato la fotografia e possono trasformare chiunque in potenziali fotografi. Tu da che parte ti schieri? Ben venga la liberalizzazione della fotografia o meglio mantenere una certa esclusività professionale? 

Tutti quelli che hanno Traktor sono dei potenziali DJ? O tutti coloro che hanno un coltello in mano sono dei potenziali killer? Ecco, no. La stessa logica si applica agli smartphone e all'essere fotografo. Il problema è la diffusa mancanza di senso critico – dovuta alla mancanza di cultura generale – che fa credere alla gente che chi ha una macchina fotografica è automaticamente un fotografo.