Il completo da uomo sta cambiando Da giacche a clessidra a completi cartoon, una nuova silhouette

L’abbigliamento dell’uomo occidentale per secoli ha obbedito a regole granitiche e canoni inflessibili, limitato alla divisa del soldato o del businessman. Oggi, grazie al passaggio dal modello di uomo nazionalista, radicato nelle tradizioni e costumi della sua comunità, a quello cosmopolita, e grazie ai nuovi interrogativi nel dibattito sull’identità e sul genere, l’immagine del completo da uomo è stata attraversata da estetiche, contaminazioni ed influenze stilistiche nuove. Sulle passerelle delle recenti fashion week, non sono mancate visioni sorprendenti e nuove sperimentazioni.

I blazer sono diventati pigiami? 

Molti creativi ragionano sull’idea di comfort ammorbidendo il tailoring, sfoderando le giacche e rendendo più fluida la vestibilità dei pantaloni. Questa non è di certo un’operazione innovativa, se pensiamo ad esempio alla filosofia decostruzionista di Armani; tuttavia, la vera novità emersa nelle ultime collezioni sta nel rappresentare la comodità mettendo in dialogo i codici del tailoring con quelli dell’abbigliamento da notte. Dolce&Gabbana, nella sua sfilata più recente, ha portato fuori dalle lenzuola il classico pigiama a righe con camicia, indossato sotto giacche a doppiopetto o trench. Senza allontanarci dai codici del bedcore, Valentino e Amiri hanno preferito al solito blazer vestaglie ricamate con sciarpe annodate in vita. Questa fascinazione per l’homewear è stata presente anche nella sfilata estiva di Mordecai, dove troviamo un completo–pigiama gessato senza bavero con panta-lacci.

C’è a chi piace sportivo 

Non mancano le contaminazioni tra tailoring e sportswear. L’uomo gentile immaginato da Miuccia Prada e Raf Simons indossa classiche tute con zip alla Kill Bill, portate sotto seriosi completi grigi e trench con maniche arrotolate. L’intera collezione Resort 2026 di Moschino è un continuo e irriverente mix tra gymwear e sartoria: Adrian Appiolaza propone blazer con culottes da ginnastica e completi con in vita una weightlifting belts. Magliano, che da sempre gioca con l’abbigliamento sportivo connettendolo alla tradizione sartoriale, nel film-sfilata presentato durante la Milano Fashion Week ha vestito alcuni personaggi del corto con pantaloni di tuta consumati portati con giacche over.

Quest'estate non si stira

In questa fashion week, l’abito maschile è stato così comodo che i designer si sono dimenticati di stirarlo. Da Zegna, blazer e camicie custodiscono tracce stropicciate di un viaggio quotidiano, quasi come se i materiali impiegati per la realizzazione dei capi fossero stati lasciati essiccare al sole. I completi over di cotone e di lino dal look vintage messicano di Willy Chavarria nascono sgualciti mentre Simon Porte da Jacquemus lascia pieghe su giacche e bermuda, a simboleggiare impronte dei suoi ricordi d’infanzia nelle campagne francesi.

Il blazer è andato in palestra 

Nel tailoring, come in qualsiasi processo di costruzione di un capo, lo studio del corpo è imprescindibile. Diversi brand hanno riletto la silhouette maschile alterando le proporzioni al fine di ridisegnarne l’anatomia. A tal proposito Martine Rose racconta i corpi invisibili dei freak londinesi, creando giacche imbottite con il profilo della vita assottigliato. Da Saint Laurent, Anthony Vaccarello ha fatto sfilare sofisticati completi dai colori sgargianti e dalle silhouette eighties con maxi spalline, mentre Hed Mayner ha proposto una giacca clessidra con una spilla da balia come chiusura. Nella collezione estiva di Sacai, invece, l’interesse si è sposato dal fit del blazer a quello dei pantaloni, presentati in una versione balloon.

Un ritorno al passato

Alcuni designer hanno adottato un approccio che potrebbe essere definito nostalgico, per certi versi archeologico, ma proiettato nel presente. Creativi come Wales Bonner, Jonathan Anderson e Nigo condividono una rilettura del tailoring arricchita da suggestioni storiche.  L’uomo di Anderson da Dior Homme sembra uscito da un romanzo di Oscar Wilde: indossa redingote ottocentesche di velluto, camicie con pettorina, cravattini infiocchettati e panciotti ricamati. Nigo, da Kenzo, si è interessato del periodo della Rivoluzione Francese e ha proposto una versione streetwear di giacche napoleoniche. Wales Bonner, invece, racconta il dandismo nero: alza la vita ai pantaloni e li abbina a frac con bavero in seta.

Un viaggio in Oriente

Tanti stilisti hanno guardato oltre i confini del tailoring occidentale, lasciandosi ispirare e in parte anche appropriandosi da alcuni capi della tradizione orientale. Caftani, kimono e camicie indiane kurta hanno sfilato da Emporio Armani mentre Etro, brand pioniere dell’etno-chic, ha proposto nell’ultima collezione estiva maschile doppiopetto sartoriali in tessuto broccato e una sorta di chapan, un mantello tradizionale persiano, con la classica stampa paisley. Julian Klausner, invece, nella sua prima sfilata uomo per Dries Van Noten ha abbinato a giacche da smoking e camicie con cravatte tipici sarong malesi con stampe floreali, annodati un po' come faceva David Beckham sopra pantaloni sartoriali morbidi.

Prima o poi si ritorna bambini

Influenze dell'infanzia hanno ispirato le collezioni maschili di alcuni designer, che hanno re-immaginato la classica suit attraverso gli occhi del loro bambino interiore.  Da KidSuper, Colm Dillane ha scritto il libro per bambini The Boy Who Jumped the Moon che per trama e per estetica è simile al Piccolo Principe: ha fatto sfilare completi con illustrazioni cartoon tratte dal testo e dei pantaloni sartoriali con scritte scarabocchiate. Thom Browne non perde mai occasione per mostrare la sua idea di completo maschile giocoso, preferendo sotto al blazer shorts e calzettoni piuttosto che classici pantaloni lunghi, proponendo suit a righe con fantasie canine. Questo lato ironico e infantile del tailoring ha contagiato anche Andreas Kronthaler, che per l’ultima collezione di Vivienne Westwood ha presentato dei completi gessati con maxi baveri, portati con doppie bretelle e abbinati a pantaloni vita alta a righe o a rombi, simili a quelli indossati dai clown.