
La Gucci Cruise 2026 è un manifesto per il futuro del brand
Prima dell'arrivo del nuovo direttore creativo Demna, la maison porta a Firenze uno show esplosivo
16 Maggio 2025
Per la Gucci Cruise 2026, la maison è tornata nella città dove tutto è iniziato. In un periodo in cui cambiamenti alla direzione creativa (dopo i saluti di Sabato de Sarno a febbraio è stato annunciato l’arrivo di Demna) e cali delle vendite mettono a repentaglio la reputazione della moda di lusso, Gucci riparte da Firenze. Oltre ad essere una delle prime muse del brand, la città riveste un ruolo fondamentale nella storia del Made in Italy, il che rende lo show di ieri sera ancora più simbolico. Negli ultimi anni, il lusso italiano ha subito gravi colpi bassi che hanno portato alla chiusura di diverse fabbriche e a un calo generale della produzione, perciò scegliere di portare il brand, di proprietà del colosso francese Kering, in uno dei punti nevralgici dell’artigianato italiano, indica una forte presa di posizione da parte di Gucci, nata a Firenze nel 1921. È stata proprio la città toscana a ispirare la collezione: il nome Firenze deriva dal latino «fiorire». All’interno di Palazzo Settimanni, che ospita l’Archivio Gucci, la maison ha così dischiuso i suoi petali, dando inizio a una nuova stagione.
Nonostante un marcato riferimento agli anni d’oro della maison, tra i ’60 e i ’70, le ispirazioni cronologiche della Gucci Cruise 2026 erano tantissime. Ciascun look, avvolto da una potente aura colorata e vintage, si trovava a cavallo tra tempi e estetiche diverse, mischiando la libertà hippie con la sregolatezza anni ’80, l’eleganza passata con l’audacia contemporanea. Il mix and match è la star della collezione, un’esercizio stilistico che Gucci aveva promosso per anni e che quest’anno ha deciso di riportare in passerella. Calze a rete con l’iconica doppia G sono abbinate ad abiti fantasia e kitten heel in coccodrillo viola, camice romantiche in raso broccato a gonne a sigaretta tartan. Si tratta di una collezione che abbraccia tutte le generazioni, grazie a look più modesti che abbracciano il corpo in forme voluminose e modeste, tra maniche a palloncino e gonne sotto il ginocchio, e altri più lanciati attraverso trasparenze, scolli vertiginosi e strass. Il massimalismo viene così declinato in tanti modi diversi, tra silhouette esplosive ricche in texture, come le rotonde pellicce colorate o l’abito monospalla a pois con scollo a volant, e opulenza moderna, fatta di nudità e di full look scintillanti.
In ambito tessile, Gucci non si è posta limiti. Velluto, seta, jacquard, raso e pizzo dai colori brillanti sono stati lavorati attentamente per esprimere al meglio il talento tessile fiorentino. Il monogramma della maison, sebbene esposto in maniera minore, diventa parte integrante dei tessuti, riuscendo a ritagliarsi uno spazio per sé anche nella pelletteria, altro codice chiave dell’universo Gucci. Gli accessori, le borse e le calzature sono tutti ispirati all’Archivio della maison, anche se debutta in passerella una novità. La Gucci Giglio è un omaggio alla città natale del brand e al fiore simbolo della sua storia, il giglio. I gioielli sono stati realizzati in collaborazione con Pomellato e trovano ispirazione nei design d’archivio del brand nel 1984. Ogni dettaglio della Gucci Cruise 2026, dal set agli accessori, è una chiara dimostrazione di intenti da parte della maison, un manifesto di quello che verrà: il ritorno all’opulenza, alla suntuosità e alla drammaticità italiana che ha sempre caratterizzato Gucci e che, si spera, con le collezioni di Demna ripartirà in quarta.