A Guide to All Creative Directors

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Sempre più persone truffano i marketplace di lusso

Lo scam dei “falsi resi” sta iniziando a diventare un problema

Sempre più persone truffano i marketplace di lusso Lo scam dei “falsi resi” sta iniziando a diventare un problema

Il fenomeno della contraffazione nel lusso online sta assumendo nuove forme sempre più sofisticate. Se un tempo il rischio principale era limitato agli acquisti su piattaforme di rivendita tra privati, oggi sta emergendo una minaccia meno visibile ma molto insidiosa: la frode dei resi. Secondo quanto riportato da Business of Fashion, una quota crescente delle perdite nell’e-commerce di lusso deriva da clienti che acquistano articoli autentici e restituiscono repliche false, indistinguibili dagli originali anche agli occhi di un operatore esperto. Questo schema può spiegare casi come quello dell’influencer Tiffany Kimm, che a gennaio ha denunciato su TikTok di aver ricevuto da Ssense una presunta versione contraffatta di una borsa di The Row dal valore di oltre mille dollari. In un secondo video, Kimm ha affermato di aver ottenuto un rimborso e uno sconto, ma senza alcuna conferma definitiva sulla natura dell’articolo ricevuto. Poche settimane dopo, un'altra utente, Jennielyn, ha condiviso un’esperienza simile con una borsa Gimaguas acquistata sempre su Ssense. Un’altra ragazza, sempre su TikTok, ha parlato di una curiosa vicenda legata a un paio di occhiali da sole di Prada arrivati con confezione danneggiata e nel modello sbagliato che, secondo il Servizio Clienti di Ssense, non erano nemmeno presenti in inventario. E anche se non ci sono prove conclusive, episodi analoghi, seppur isolati, sono stati citati su TikTok anche a proposito di Farfetch (da una creator di nome @littlemissdhg citata da molti ma il cui canale originale risulta introvabile) e molti su Saks Fifth Avenue che riguardano borse, giacche e l’anno scorso anche il presunto caso di una donna che ha ricevuto l’ordine nella scatola corretta salvo trovarci dentro una lattina di tonno. In questi casi, è verosimile che non siano stati i retailer a vendere articoli falsi, ma che si tratti di vittime indirette di un fenomeno crescente: la restituzione di prodotti contraffatti al posto di quelli originali.

@tiffkimmm @SSENSE let’s figure this out please! putting it out there so no one ever has to experience this!!!! Do your research before making big purchases! #raiseawareness #fyp #fake #therow #ssense #luxury #storytime original sound - Tiff

Come racconta BoF, approfittando di politiche di reso più permissive introdotte durante la pandemia per incentivare gli acquisti online che molti retailer hanno provato con alterno esito a limitare, alcuni consumatori senza scrupoli restituiscono falsi, spesso di altissima qualità, riuscendo a inserirli di nuovo nel ciclo di vendita. E anche se la storia non è del tutto nuova (ricordiamo il caso del 2022 in cui una boutique di Louis Vuitton in Cina ricevette merce falsa) le conseguenze economiche sono enormi. Secondo Riskified, provider di software antifrode, sempre citato da BoF, nel solo 2024 le perdite causate da frodi legate ai resi hanno superato i 104 miliardi di dollari negli Stati Uniti, una cifra quattro volte superiore rispetto al 2020. E anche se solo una piccola percentuale di utenti mette in atto questo tipo di truffa, l’impatto è sproporzionato: un singolo cliente può causare danni per milioni di dollari nel corso dell’anno. A peggiorare il quadro è la crescente sofisticazione delle repliche. L’articolo cita i dati della piattaforma Entrupy, che si occupa di autenticazione di articoli di lusso, i quali indicano che la percentuale di falsi individuati su miliardi di dollari in beni analizzati è salita dall’8,3% nel 2021 all’8,7% nel 2023. E mentre i marketplace dell’usato come Vestiaire Collective investono in autenticatori professionisti e hub specializzati, i retailer tradizionali non dispongono dello stesso tipo di infrastruttura, né sono attrezzati per esaminare ogni singolo reso con attenzione maniacale. Anche Vinted si è dotato da qualche tempo di un sistema di autenticazione che si avvale, data la sofisticazione dei fake, di esami umani su ogni singolo prodotto che viene sottoposto al loro esame durante una vendita.  

Non di meno, esistono soluzioni tecnologiche emergenti. Una delle più promettenti è l’adozione di sigilli con QR code incorporati, difficili da rimuovere senza danneggiare il prodotto. Se il sigillo risulta rotto o mancante al momento del reso, il sistema può automaticamente bloccare la restituzione o attivare controlli più approfonditi. Altre soluzioni includono l’utilizzo di software antifrode in grado di identificare profili sospetti e limitarne l’accesso a rimborsi immediati o politiche di reso flessibili mentre di recente sono apparse anche delle app anti-fake la cui efficacia inecquivocabile però non è mai certa al 100%.  Da qualche anno, poi, i brand hanno iniziato a utilizzare chip NFC per autenticare i propri prodotti anche se l'utente medio tende a non sapere come funzionano e a non avere le capacità o possibilità di verificare da sè - in ogni caso durante la nostra intervista con l'autenticatore di Vinted di qualche mese fa, ci venne detto che i falsari ormai creano anche falsi QR Code e landing page brandizzate per rassicurare i truffati. Per gli e-commerce però il problema è più concreto: già da tempo si discute delle policy sui resi, diventate sregolate e costose, oltre che responsabili di perdite cumulative per miliardi di dollari – ma se oggi parliamo del rischio che prodotti falsi rientrino nei magazzini dei retailer e vengano rivenduti a nuovi clienti ignari l’ordine dei problemi è del tutto diverso dato che servirebbe autenticare sia i prodotti in uscita che quelli restituiti ponendo seri problemi logistici per servizi che al cliente paiono automatici ma che in realtà impiegano un numero enorme di persone.

@lyuuniverse NOT the dried body lotion!!

Il problema è che il numero di resi è così alto (secondo Eurithech la percentuale dei resi di moda nel 2025 è del 25%) che le acque si confondono necessariamente, spalancando la porta a truffatori di ogni genere che, come si sospetta, potrebbero aver iniziato a rimandare indietro prodotti falsi senza farsi scoprire. Truffe come questa, più nuova, insieme ad altre forme di “abuso dei resi” fanno parte delle ragioni per cui i brand di moda stanno cercando da anni un corretto equilibrio tra vendita sui canali diretti e nei multimarca – la questione non è solo il controllo dell’immagine ma anche il timore che i propri prodotti finiscano in un mare magnum di spedizioni e vendite online in cui è facile che un pacco scompaia o ricompaia falsificato. Forse è per questo che Prada ha annunciato ieri la propria partnership globale con MyTheresa, segnalando ai propri clienti presenti e futuri che il canale e-commerce multibrand privilegiato per acquistare i prodotti è da considerare quello. Tanto più che MyTheresa sta finalizzando in queste ore l’acquisizione di Yoox Net-a-Porter che lo farà diventare uno dei giganti dell’e-commerce di lusso mondiali. Che quello dei servizi di autenticazione sia il prossimo settore in espansione per la moda e gli e-commerce di lusso?