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Che cos'è una silhouette "maschile"?

Oversize o slim fit, il corpo è la nuova ossessione dei designer

Che cos'è una silhouette maschile?  Oversize o slim fit, il corpo è la nuova ossessione dei designer
Raf Simons FW2001
Dior Homme SS02
Dior Homme SS02
Dolce&Gabbana SS23
Dolce&Gabbana SS23
Dolce&Gabbana FW23
Dolce&Gabbana FW23
Saint Laurent FW23
Saint Laurent FW23
Loewe SS24
Loewe SS24
Rick Owens FW24
Rick Owens FW24

Sembra che, alla base della parola silhouette, ci sia un intruglio etimologico a base di storia e classismo reso commestibile grazie alle tasse imposte da Etienne de Silhouette, il Controllore Generale delle Finanze sotto il regno di Luigi XV. I suoi tagli a sfavore del popolo e dei patrimoni di nobili e clero finirono con l’andare a modellare uno stile à la Silhouette, un ritratto in voga nel XVIII secolo che riduceva il profilo delle persone a ombre nere appena accennate. A Silhouette venivano chiamati anche i pantaloni senza tasche, finiti dritti nell’enciclopedia mentale di noi moderni per designare una figura o una struttura delineata all’osso. Nel corso della storia le donne sono state i soggetti maggiormente manipolati a livello di silhouette: Coco Chanel le aveva dotate di una dose di sprezzante pragmatismo costruendo tailleur a vita alta e spostando le catene sulle borse, mentre Monsieur Dior, qualche anno dopo, le aveva incastrate in vitini da vespa su cui adagiare bar jacket e gonne a ruota con stampe a fiori. Sui corpi degli uomini, invece, non ci sono mai stati grandi interventi: è stato sufficiente, nella modernità in particolare, concentrarsi sull’uniforme da lavoro e le sue unità componenti per compiere grandi rivoluzioni. Le cose, eppure, sembrano cambiate proprio adesso, in un momento storico in cui alla crisi economica e al timore di esporsi a livello narrativo si è aggiunta la netta differenziazione fra moda e lusso. Si ricercano forme tangibili e riconoscibili, si scoprono zone del corpo tipicamente associate alla sensualità della sfera femminile, si insegue l’ideale dell’eleganza o, scavalcando il mainstream, si deforma il tutto superando qualsiasi tassonomia anatomica.

 

Slim vs over

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Raf Simons FW2001
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Dior Homme SS02
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Dior Homme SS02

Il lavoro di Raf Simons nei primi anni 2000 si muove in un campo visuale di radicale rifiuto della silhouette slim: la collezione FW 2001 si serviva di bomber militari oversize, tee a righe e sciarpe aggrovigliate fino al volto per costruire volumi arresi di fronte alla forza di gravità. Negli stessi anni e con un immaginario estetico non poi così lontano da Simons prendeva vita l’ossessione per i corpi emaciati e i ciuffi punk di Hedi Slimane in casa Dior Homme: Boys Don’t Cry, il nome della collezione SS02 di Dior, riproduceva ferite da arma stampate all’altezza della gabbia toracica su camicie corredate da giacche a due bottoni, pantaloni e cravatte slim. Messa in pausa l’epoca della vita bassa, dei perizoma in bella vista e della sessualizzazione dei corpi esposta su passerelle e magazine, stava avvenendo qualcosa di più complesso a livello estetico e sociale: lo streetwear fuoriusciva dai binari circoscritti alle subculture della strada per approdare sulle passerelle delle capitali della moda. Nel corso degli anni 10 del 2000 saranno proprio i brand di lusso a declinare i codici linguistici dello streetwear: Alessandro Michele da Gucci costruisce l’universo possibilista del genderless, Demna Gvasalia decostruisce le regole di un sistema ancorato alle regole di un buon gusto difficilmente opinabile. Lo stesso designer georgiano, nel 2022, ha raccontato a System Magazine di essere stato rimbalzato in un noto ristorante francese per via della sua silhouette: nera, over e con stivaletti con tacco - il guardaroba dell’adolescente scontroso che passa liberamente da giacche sartoriali costruite in modo impeccabile alle hoodie XXL cinicamente iperrealistiche. Cosa è cambiato poi?

 

Le silhouette maschili contemporanee

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Saint Laurent FW23
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Saint Laurent FW23
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Dolce&Gabbana SS23
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Dolce&Gabbana SS23
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Dolce&Gabbana FW23
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Dolce&Gabbana FW23


Quando più di un anno fa Anthony Vaccarello aveva annunciato di voler raccontare l’uomo di Saint Laurent a Berlino, al Berlin’s Neue Nationalgalerie, il legame con Monsieur Yves sembrava essersi spezzato. La collezione FW23 è stata eppure interpretata come la reazione più coerentemente strutturata rispetto agli stilemi a cui ci avevano abituato il recupero del y2k e l’insorgere del quiet luxury - «Non volevo però una storia che citasse i ragazzi cool della città, ma una prosecuzione di elementi che sto usando. Le silhouette viste nella donna. Maschile e femminile. Con un tocco cinematografico ispirato a Fassbinder» ha dichiarato a MFF il direttore creativo del brand francese. Cappotti neri raso terra, camicie con fiocchi perfettamente aderenti alla spalla e pantaloni dal taglio asciutto hanno inaugurato un “nuovo” capitolo della moda maschile - creare e ricercare una silhouette, in altri termini,  è diventata la vera ossessione sul fronte del menswear. Gli stessi codici estetici, seppur ricondotti alla matrice dell’archivio, sono stati riproposti da Dolce&Gabbana a partire dalla collezioni SS23 e FW23: il duo creativo, con l’obiettivo di tornare alle origini, ha recuperato giacche monopetto avvitate, cappe portate come mantelli, camicie in pizzo, bluse effetto nude look, cappotti lunghi e ampi sublimando il tutto con la FW24, Sleek. elegante, lucido, liscio, slanciato - la traduzione di sleek ne comporta l'applicabilità sul versante estetico  - sono le parole che, con molta probabilità, risuonano nel brainstorming degli uffici stile di molti brand di lusso rilevanti. Se fino a poco tempo fa abbiamo assistito ad un abuso del termine lusso, la voglia di accantonare silhouette over così come gli elementi più marcati dello sportswear ha messo fine alla mitologia dello streetwear. Coco Chanel o Yves Saint Laurent, tanto per fare dei nomi, hanno creato forme e reinventato tasche condizionando il modo di camminare di uomini e donne.

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Loewe SS24
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Loewe SS24
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Rick Owens FW24
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Rick Owens FW24

«Era una silhouette» ha spiegato Jonathan Anderson in un’intervista sul The Washington Post. «E per me la fantasia di essere un designer quando ero più giovane consisteva proprio nell’idea di creare una silhouette». Secondo la giornalista Rachel Tashjian, l’autrice dell’intervista, Anderson ci è andato molto vicino con la collezione SS24 di Loewe proponendoci «qualcosa che non avevamo ancora visto: una forma ambivalente, rigida e baggy allo stesso tempo, che ha reso disarmante, a tratti minaccioso, il gesto spontaneo e disinvolto di infilarsi le mani in tasca». Pantaloni a vita altissima, in denim e con decorazioni di strass all-over, che hanno attirato persino l’attenzione del Financial Times, sorpreso di averli avvistati sul palco di Sanremo 2024. Gli incriminati sono il cantante Ghali (in full look Loewe) e la sua stylist Ramona Tabita, secondo cui si tratterebbe di «un’evoluzione ,con uomo che si è scrollato di dosso la mascolinità tossica e ne propone un altro modello, non necessariamente gender fluid, ma virile in un’accezione contemporanea». Liberazione che, nel caso di Rick Owens, diventa deformazione allo stato puro - una silhouette maschile sorretta da stivali in gomma gonfiabile, coperte annodate tra di loro a formare top per l’inverno e cappotti “bombasticamente sculturali” nella collezione FW24. Una riflessione, forse, su quanto sia primitivo il gesto di creare continuamente forme da abitare. Una silhouette insomma. Una vecchia storia che alla moda piace raccontare come sempre nuova.