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La grande rivincita dell’animalier

Sulle orme dell’indie sleaze, un'estetica neolitica

La grande rivincita dell’animalier Sulle orme dell’indie sleaze, un'estetica neolitica

«Leopard print is a neutral colour» sembra essere diventata la nuova catchphrase preferita nel mondo della moda, un’affermazione che si è fatta strada su tutte le piattaforme social prima di defluire finalmente in passerella. Anticipata di qualche mese dal ritorno dell’indie sleaze, la stampa animalier ha ufficialmente ripreso in mano il titolo di trend incrollabile, una grafica che trascende i decenni più di qualunque altra moda. Cosa racconta il ritorno del leopardato alla Fashion Week? Lo stesso messaggio lasciato detto dal rosso nelle stagioni precedenti: in un’epoca di incertezze, costellata da crisi e ripensamenti, ai brand di lusso conviene virare verso rotte sicure, già salpate. Così come le tonalità porpora, bordeaux e rosso fuoco sono state recuperate dal passato sotto forma di pizzo e di seta, in abiti slip dress e accessori privi di loghi, il leopardato si inserisce perfettamente nella narrativa ambivalente della moda contemporanea: accattivante, sì, ma con lo sguardo rivolto al passato. Gli animalier che hanno presentato i brand queste settimane incarnano i rimasugli delle dive anni ’50 che si trovavano nei look iconici, ma gloriosamente sfatti, delle pop star dei 2000, riprendono in mano un trend che è stato portato allo sfinimento e gli restituiscono la giusta fama. Siamo di fronte ad una vera e propria resa dei conti maculata. 

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Non è dato sapere se sia stata l’ascesa dell’estetica mob wife ad influenzare la presenza della fantasia leopardata nelle nuove collezioni, anche se i dati Google dimostrano che le ricerche per animal print hanno raggiunto un picco di ricerche del +263% proprio a fine gennaio 2024, in concomitanza con il momento in cui le pellicce in stile The Sopranos hanno raggiunto la massima popolarità su TikTok. Da Alaïa, il direttore artistico Pieter Mulier ha optato per i classici, tra cappotti morbidi in maculato grigio e abiti body-con in leopardato arancione, mentre da Blumarine è apparsa tutta la nostalgia di un paio di collant stampate in pieno stile indie sleaze. Il nuovo designer a capo del brand, Walter Chiapponi, ha inoltre rivisitato la stampa in versione rosso fuoco come Versace, dove abbiamo trovato la fantasia mischiata alla celebre stampa Barocco.

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Tra chi ha preso il termine “reinterpretazione del trend” alla lettera spicca sicuramente Glenn Martens, che per Diesel ha brandellizzato la stampa animalier per aggiungerla su cappotti e camicie in seta a fiori. Dolce&Gabbana, che per la FW24 “Tuxedo” ha esplorato gli archetipi del guardaroba maschile e femminile rivestendoli di sensualità, ha portato all’Interpol una femme fatale in una mise leopardata dalla testa ai piedi e il volto coperto da una maglia a rete, mentre Francesco Risso, di Marni, ha presentato look neolitici all’interno di una grotta bianca. Finora, il fashion month corrente si sta distinguendo per la forza instancabile con cui ruggisce di fronte alle difficoltà, chissà se anche Parigi avrà la stessa voglia di mostrare i canini.