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C'è un problema con le nomine degli Oscar 2024

Barbie è stata snobbata dalla critica, ma Ken si ribella

C'è un problema con le nomine degli Oscar 2024  Barbie è stata snobbata dalla critica, ma Ken si ribella

Ieri mattina sono state annunciate le nomine agli Oscar 2024, la kermesse che quest’anno compie 96 anni, e che si terrà il 10 marzo al Dolby Theatre di Hollywood. Come previsto, è stato Oppenheimer il film che ha raccolto maggiori candidature, seguito da Poor Things! e Killers of the Flower Moon. Per uno strano capovolgimento degli eventi, né la regista, né la protagonista di Barbie, il progetto che ha performato meglio di tutto l’anno diventando il quattordicesimo film con maggiori incassi nella storia del cinema, sono state incluse nelle nomine agli Oscar. Pur avendo raccolto ben otto candidature, tra cui Best Picture e Adapted Screenplay, Greta Gerwig e Margot Robbie non sono riuscite a lasciare il segno tra la giuria dell'Academy. In molti hanno notato una certa ironia nella nomina di Ryan Gosling come Best Supporting Role; il film lancia una critica diretta al patriarcato, alla misoginia e all’oppressione sistemica delle donne nella nostra società, ma sta venendo riconosciuto solo il lavoro di Ken

In seguito all’annuncio delle candidature agli Oscar, Gosling ha rilasciato una dichiarazione in merito alla propria nomina. «Non c'è Ken senza Barbie, e non c'è film di Barbie senza Greta Gerwig e Margot Robbie [...] Nessun riconoscimento sarebbe possibile per tutti i protagonisti del film senza il loro talento, la loro grinta e il loro genio. Dire che sono delusa che non siano state nominate nelle loro rispettive categorie sarebbe un eufemismo». Effettivamente, è assurdo come l’Academy non si sia sentita in dovere di riconoscere le creatrici di un film che ha raccolto incassi record, diventando un fenomeno mediatico dalla portata colossale. Senza la regia di Gerwig, la produzione e la recitazione di Robbie, il mondo intero non si sarebbe mai potuto innamorare del mondo di Barbie, per cui non leggere il loro nome, ma solo quello di Gosling tra le nomine, conferma la posizione di svantaggio a cui devono far fronte le donne, anche in un contesto creativo e “libero” come Hollywood. Come indicano le nomine a Best Director, la concorrenza quest’anno era fortissima: Martin Scorsese per Killers of the Flower Moon, Christopher Nolan per Oppenheimer, Yorgos Lanthimos per Poor Things!, Justine Triet per Anatomy of a Fall e Jonathan Glazer per The Zone of Interest. Siamo certi che non sarà la mancata nomina ad un Oscar a mandare in rovina le due artiste, ma è come se la vicenda avesse aggiunto un capitolo in più allo screenplay in pieno dark humour firmato Gerwig. 

Lasciando per un attimo da parte la questione Barbie, questi Oscar marcano un avvenimento monumentale nella storia di Hollywood. Lily Gladstone, protagonista dell’ultimo progetto di Scorsese, è la prima attrice Nativo Americana ad essere candidata ad una statuetta dorata. Al fianco delle colleghe Emma Stone, Carey Mulligan, Sandra Hüller e Annette Bening, la sua nomina è forse l’unico vero segno del tempo di questi Oscar, un evento ormai vicino al suo centesimo anniversario che però in tutti questi anni ha premiato solo tre registe: Zhao per Nomadland, Kathryn Bigelow per The Hurt Locker, e Jane Campion per The Power of the Dog. Ai promotori di un cinema equo non resta che sperare che questi Oscar portino standing ovation per tutte le donne che sono riuscite a finire in lizza per un riconoscimento, da Lily Gladstone a Justine Triet.