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In Russia hanno aperto un finto ristorante di Gucci

Si chiama “Gucci Cafè” e non ha niente a che vedere col brand

In Russia hanno aperto un finto ristorante di Gucci Si chiama “Gucci Cafè” e non ha niente a che vedere col brand

Dopo l’addio di Gucci al mercato russo, la fame di moda rimane viva per le strade di Mosca. E questo è il motivo per cui i rapper Egor Creed e Timati, insieme al ristoratore Anton Pinsky hanno aperto un Gucci Cafè nella capitale russa che, ovviamente, non è collegato in nessuna maniera al vero Gucci. Forse è per evitare una copia troppo smaccata che il trio ha ben pensato di scrivere il nome del bar all’incontrario, anche se i divani all’interno sono ricoperti del monogramma GG – inutile dire che l’effetto ricorda spiacevolmente quelle borse false ricoperte da ambigui monogrammi che ricordano il brand. Secondo The Fashion Law, i tre founder «hanno anche risposto in modo proattivo a qualsiasi richiesta di risarcimento da parte di Gucci, sostenendo che non stanno violando alcun diritto del marchio perché stanno gestendo un ristorante e stanno cercando di ottenere la registrazione per EFAC ICCUG, non per GUCCI CAFE. [...] In termini di ulteriori difese, Pinsky potrebbe sostenere che Gucci non ha una registrazione per il suo nome in relazione ai servizi di ristorazione».

Il caso è un precedente pericoloso dato che potrebbe rappresentare il punto di non ritorno dopo cui i diritti d’autore e le leggi del copyright non saranno più riconosciuti in Russia, aprendo di fatto la porta a ogni imprenditore per lanciare business sotto nomi fuorvianti, o sfruttando espedienti legali per farla franca anche di fronte all’evidenza. Qualcosa di simile è successo quando una compagnia vietnamita che ha creato una Peppa Pig “apocrifa” di nome Wolfoo ha vinto la causa intentata da One Entertainement in Russia (quella in UK è ancora aperta) per infrazione di copyright. Nel mese successivo, aprile 2022, il governo russo ha anche emanato un decreto che in sostanza consente a chiunque di violare i copyright delle aziende appartenenti alle nazioni nemiche – ossia 49 stati inclusi USA ed Unione Europea.