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J.W. Anderson tra celebrazione e autocelebrazione

Dall'omaggio a Michael Clark ai capi d'archivio

J.W. Anderson tra celebrazione e autocelebrazione Dall'omaggio a Michael Clark ai capi d'archivio

Che per J.W. Anderson fosse la stagione del minimalismo era già chiaro nella FW23 di Loewe, dove silhouette asciutte e capi sartoriali hanno invaso uno spazio bianco e asettico in quel di Parigi. Per la linea personale, lo stilista irlandese non ha rinunciato agli elementi ironici - dall’outfit stampato interamente con logo Tesco alle grafiche ammiccanti (peni e scritte dadaiste) - ma il tutto virava verso il riduzionismo, verso una goliardia più sottile e meno spettacolare che non distoglieva mai lo sguardo dai capi e dalla loro sapiente costruzione. Nella FW23 femminile del marchio, l’intento celebrativo era più che evidente, dall’omaggio a Michael Clark al breve viaggio nell’archivio, perché, come ha commentato lo stesso J.W. in un’intervista a Vogue Runway, «è divertente guardarsi indietro prima di andare avanti».

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«Michael Clark è l’incipit. L’inizio, una pagina bianca, l'agitatore che ha sfidato il sistema, che ha lanciato un paio di dita scintillanti in faccia alla cultura populista, dandone vita ad un’altra» si legge nelle show note. A presentare la collezione, un gigantesco cartellone pubblicitario raffigurante un pene (elemento costante nell’immaginario del brand, dai portachiavi alle t-shirt) è stato allestito alla Roundhouse, locale londinese che, prima di un graduale declino, ha ospitato concerti e rave tumultuosi per decenni a partire dagli anni Settanta. La collaborazione con Michael Clark, il leggendario coreografo e ballerino scozzese le cui famose performance sovversive confondevano in modo rude e gioioso i confini tra balletto, vita notturna gay e performance, celebra l'appartenenza alla controcultura britannica alla luce della morte di Vivienne Westwood, esaltando il lato più sovversivo di quel collettore di influenze contrastanti che è il Regno Unito.

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Il risultato è una collezione indossabile ma soprattutto desiderabile, in cui forme voluminose e sperimentali, piume e orli bruciati si alternano a capi più classici, tra cappotti strutturati e pantaloni bootcut. Tra i capi d’archivio apparsi in passerella trionfava lo smanicato in finta ciniglia con le tasche a canguro, originariamente appartenente alla collezione maschile dell'autunno 2013, e la "classica" t-shirt JWA a righe da marinaio con logo dell'ancora, rivisitata tramite la sovrastampata del nome Michael Clark in lettere verdi fluo. In un periodo storico in cui la moda si perde in momenti instagrammabili, l'abilità di creare grandi capi e allo stesso tempo catturare l’attenzione del pubblico mainstream senza cedere a compromesso sul contenuto, è la chiave del talento di Anderson, ciò che lo ha consacrato come uno degli stilisti più importanti del nostro tempo.