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Perché Alessandro Michele sarebbe il direttore creativo ideale di Bulgari

E perché i gioielli diventerebbero irrilevanti, o quasi

Perché Alessandro Michele sarebbe il direttore creativo ideale di Bulgari  E perché i gioielli diventerebbero irrilevanti, o quasi

«Che possiate sempre vivere delle vostre passioni, sospinti dal vento della libertà» aveva scritto Alessandro Michele a fine novembre, nell’esatto momento in cui annunciava la sua separazione da Gucci. Da quel giorno, le voci sul futuro dell’ex direttore creativo del brand italiano si sono moltiplicate all’infinito: c’è chi l’ha visto a Parigi, sommerso dal tweed di Chanel, chi da Balenciaga, chi addirittura da Louis Vuitton. Una voce, fuori dal coro francese, sembrerebbe aver smentito tutte le congetture diffuse online per alimentarne un’altra, sicuramente più avvincente: Alessandro Michele alla guida di Bulgari.

Non che, a scorrere il suo feed Instagram e a riavvolgere il nastro del suo lavoro da Gucci, i gioielli manchino. In passato si è parlato ampiamente della passione sconfinata del designer romano per i gioielli, ereditata dalla nonna e poi tramutata in vero e proprio collezionismo. «Le voci delle mie creature» aveva scritto parlando dei suoi gioielli in un post Instagram o «C’è qualcosa di profondamente pagano in me, qualcosa che non riesco a scrollarmi di dosso» in un altro, sempre a proposito dei suoi monili al confine tra il pagano e il pop. Lasciando per un attimo il territorio del suo feed e spostandosi un po’ più in là, nel campo del gossip, si trovano articoli - l’indiscrezione sembra essere partita da Dagospia -  che hanno generato un chiacchiericcio intorno a un Alessandro Michele avvistato davanti agli uffici di Bulgari, nei pressi della sede romana del brand a Trastevere. Gucci, sotto la sua direzione creativa, aveva già lanciato una linea di Alta Gioielleria nel 2019 per estendere ulteriormente la narrativa del brand. Partendo dall’esperienza storicizzata del Grand Tour dell’Ottocento, Michele aveva costruito un racconto mitologico fatto di souvenir preziosi e pezzi unici, riflesso del virtuosismo e dell’attenzione alla manifattura della Maison fiorentina.

Scenario non poi così lontano dell'heritage di Bulgari, brand di alta gioielleria fondato a Roma nel 1884 che ha fatto delle pietre preziose e delle gemme colorate il suo inconfondibile testamento poetico tramandato di generazione in generazione. Ma al di là di quello che potrebbe essere un expertise meramente tecnico - Michele aveva già lavorato nel dipartimento accessori di Fendi negli anni ’90 e lanciato la linea Hortus Deliciarum con Gucci nel 2019 - il contributo di Alessandro Michele da Bulgari avrebbe una presa diretta a livello di branding: se durante i gloriosi anni della Dolce Vita il negozio di via Condotti era diventato una delle mete preferite dalle celebrità internazionali, contribuendo a consolidare la fama della Maison, Michele potrebbe essere la figura creativa ideale per coinvolgere in maniera più aspirazionale e viscerale un pubblico già consolidato di celebrities e gettare le basi per una community che guarda alla moda come a un sistema di infinite possibilità espressive. Discorso in parte sovrapponibile con un rebranding della città di Roma che, già a luglio, si era impegnata in un rilancio della moda nella Capitale attraverso una strategia di espansione e di valorizzazione ad opera di Alessandro Onorato, il primo assessore della giunta di Roma Capitale ad avere fra le sue deleghe anche quella alla Moda. 

Se è lecito fare congetture, non è da escludere l'idea di vedere Alessandro Michele all'interno del team creativo di Bulgari, magari al fianco di Lucia Silvestri. Considerando inoltre aspetti come i limiti contrattuali solitamente presenti al termine di un mandato, tra cui le clausole di non concorrenza, è plausibile pensare che un arrivo di Michele da Bulgari possa essere oggetto a delle limitazioni temporali e commerciali relativamente brevi. Da qui a una seconda e (im)probabile Hollywood sul Tevere, il passo potrebbe essere davvero breve.